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Il direttore di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo
Vertenze 15 Dic 2017

Famiglia Cristiana, i giornalisti: «Ecco tutte le fake news dell'editore per offendere e umiliare i lavoratori»

Il documento approvato all'unanimità  dall'assemblea di redazione con il quale i dipendenti della Periodici San Paolo, che ieri hanno osservato una giornata di sciopero e di digiuno, smentiscono le dichiarazioni del direttore dell'Apostolato della Società , don Rosario Uccellatore e del direttore responsabile, don Antonio Rizzolo.

L’assemblea dei giornalisti della Periodici San Paolo ha approvato all’unanimità un documento nel quale, si legge, «rispondiamo punto per punto alla catena di fake news proferite su Radio Radicale il 13 dicembre scorso dal direttore dell’Apostolato della Società San Paolo, don Rosario Uccellatore, e dal direttore responsabile di Famiglia Cristiana, don Antonio Rizzolo, nell’intervista al Corriere della Sera del 15 dicembre». Lo riproponiamo di seguito in versione integrale, con le affermazioni dei vertici e le smentite dei giornalisti.

Il documento approvato all’unanimità dall’Assemblea dei giornalisti della Periodici San Paolo:

Don Rosario Uccellatore: «Con il Comitato di Redazione fin da settembre, abbiamo condiviso la strategia di creare nuovi prodotti». FALSO! Nei primi due incontri della trattativa l'Editore avvisava il Comitato di Redazione (CdR) che non poteva approntare nessun piano industriale per due motivi: il primo era quello che di lì a sei mesi l’azienda, Periodici San Paolo, avrebbe potuto dichiarare fallimento e il secondo è che nessun piano industriale si poteva fare senza sapere prima a quanto, del proprio stipendio, erano disposti a rinunciare i giornalisti. Sui nuovi prodotti l’Editore non ha idea di cosa fare e ha tirato fuori questa vicenda come un coniglio dal cilindro incalzato dal CdR che chiedeva all’azienda, di fronte all’ennesima richiesta di tagli lineari, un piano industriale serio, credibile, con un’idea di futuro per i prossimi anni. Al tavolo della trattativa il CdR ha chiesto all’Editore: che tipo di prodotti pensate di realizzare? Con quale budget? Qual è il target dei potenziali lettori a cui volete rivolgervi? Avete fatto analisi di mercato ad hoc? Tutte domande puntuali, incalzanti, precise. L’Editore ha risposto in maniera vaga e imprecisa salvo dichiarare, a Radio Radicale, che «essere editori cattolici vuol dire parlare di valori umani e di tutto cristianamente». Non solo, al tavolo aziendale l’Editore ha dichiarato di voler fare cinque nuovi prodotti, di cui uno mariano e uno sui “viaggi del cuore” salvo dichiarare, sempre a Radio Radicale, che i nuovi prodotti saranno invece due: uno dedicato al cibo e uno al creato e all’ambiente.

Don Rosario Uccellatore: «Su circa venti mensilità che oggi, complessivamente come valore, eroghiamo noi, ne chiediamo ai giornalisti due in meno». FALSO! Don Antonio Rizzolo: «Intervenire sulla ventesima o diciannovesima mensilità non significa che siamo sull’orlo del baratro. È una normale trattativa». FALSO! Le mensilità sono 13 per tutti i giornalisti della Periodici San Paolo, più l’indennità redazionale prevista dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico. Una parte dei giornalisti, quelli in azienda da almeno 10 anni, hanno – fin dall’assunzione, perché inserito nel loro contratto individuale – una voce aggiuntiva che fino a tre anni fa veniva pagata nel mese di marzo e che ora viene distribuita nelle 13 mensilità, una voce che è parte integrante e non decurtabile (se non in violazione dello Statuto dei lavoratori) della retribuzione. Lo stesso dicasi delle ore di straordinario forfetizzato ‒ peraltro inferiore alle ore di straordinario realmente svolte dai giornalisti – anch’esso parte integrante della retribuzione, come chiaramente specificato fin dal contratto d’assunzione. Gli ultimi cinque nuovi assunti non hanno né lo straordinario forfetizzato, né la voce aggiuntiva.

Don Rosario Uccellatore: «I nostri giornalisti sono 34 e fanno un settimanale, non un quotidiano». FALSO! I giornalisti attualmente in organico alla Periodici San Paolo sono attualmente 33, di cui quattro sacerdoti paolini, dal 1° febbraio prossimo scenderanno a 29, di cui laici 25. Questo sparuto gruppo, lavorando solo 4 giorni alla settimana a causa del regime di cassa integrazione, realizza:

  1. il settimanale Famiglia Cristiana;
  2. il settimanale Credere;
  3. il mensile Jesus;
  4. il portale Famigliacristiana.it, che di fatto è più di un quotidiano, perché viene aggiornato in tempo reale 7 giorni su 7 (che peraltro ha portato un milione di nuovi lettori).
  5. A questo lavoro regolare si aggiungono anche numeri speciali in occasione di eventi particolari.

«Il Comitato di Redazione non si è presentato all’incontro del 13 dicembre». FALSO! È stata l’azienda, attraverso il direttore del Personale, a dire no all’incontro del 13 dicembre ritenendo lo sciopero dei giornalisti, proclamato all’unanimità dall’assemblea per il giorno successivo, un “ricatto”. Per il nostro Editore il diritto di sciopero, costituzionalmente garantito, diventa un ricatto e una bieca strumentalizzazione. La trattativa con l’azienda, con incontri a cadenza settimanale, va avanti da metà settembre e MAI, senza tema di smentita, il Comitato di Redazione ha abbandonato il tavolo delle trattative.

«Noi rispettiamo la dignità dei lavoratori e non mettiamo nessuno alla porta». FALSO! Due anni fa, alla vigilia del Natale 2015, l’Editore aveva dichiarato esuberi sette colleghi giornalisti minacciandoli di licenziamento e usandoli come ricatto, al tavolo della trattativa, per avere la più alta percentuale di cassa integrazione possibile. Quei sette colleghi sono stati “salvati” solo grazie ai sacrifici dei colleghi costretti ad accettare quella che allora era la percentuale di cassa integrazione più alta d’Italia nel settore editoriale.

Don Rosario Uccellatore: «Ho avviato il risanamento dell’azienda a partire dalla seconda metà del 2014». FALSO! L’azione di risanamento è stata avviata, con buoni risultati, dall’allora Amministratore unico don Giusto Truglia, e dal direttore generale Maurizio D’Adda, uscito dall’azienda nel 2015 dopo aver lanciato il settimanale Credere, effettuato il restyling di Famiglia Cristiana e del mensile Jesus, la completa trasformazione del sito FamigliaCristiana.it, pubblicato nuove riviste nell’area ragazzi, approntato il numero zero di un mensile di approfondimento e inchiesta, messo in cantiere la realizzazione di un altro mensile dedicato alla madre-bambino. Anche il milione di euro di risparmi ottenuto con l’uso di una nuova carta e lieve riduzione di formato è stato realizzato in primo luogo dal quel direttore generale, come pure il nuovo assetto produttivo e distributivo, la razionalizzazione del borderò, il passaggio a una nuova concessionaria di pubblicità, nonché il completo rinnovamento nella scelta dei cosiddetti collaterali, allegati ai settimanali.

Don Rosario Uccellatore: «Anziché avere i bancali della distribuzione dedicati a Famiglia Cristiana la inseriamo insieme ad altre riviste di altri gruppi editoriali per ottimizzare e creare sinergie». FALSO! Si creeranno pure delle sinergie (quali? con chi? a che scopo?) ma il risultato di questo taglio sulla distribuzione è che le copie di Famiglia Cristiana e Credere non si trovano né in edicola né in parrocchia, con numerosi parroci che si lamentano perché le copie non arrivano o arrivano in ritardo rispetto a quelle richieste.

Don Rosario Uccellatore: «La nostra proposta strategica è far diventare i nostri giornalisti e impiegati azionisti della nostra società dividendoci i ricavi dei nuovi prodotti». FALSO! L’unica proposta strategica dell’Editore è tagliare lo stipendio dei giornalisti e degli impiegati, ridurre la redazione a pochissime persone, quelle meno costose, smantellare, pezzo dopo pezzo, l’organigramma della redazione stessa come è già avvenuto con i vicedirettori costretti a dimettersi o posti in cassa integrazione a zero ore. E magari, come accade con Il Giornalino, affidare a un service esterno la realizzazione dei nuovi prodotti editoriali. Se è una proposta, quella di diventare azionisti, l’Editore l’ha fatta tramite Radio Radicale ma non ai giornalisti della Periodici San Paolo, né al Comitato di Redazione, né (quale migliore occasione vi sarebbe stata!) nell’incontro che lo stesso don Rosario Uccellatore ha avuto con l’intera assemblea dei giornalisti il 16 novembre scorso.

Don Rosario Uccellatore: «Nel 2015 abbiamo avuto una perdita di circa 50.000 euro e nel 2016 con una perdita di 167.000 euro, perdite del tutto contenute e sopportabili per un’azienda come la nostra. Famiglia Cristiana vende oggi 260mila copie». Allora – ci chiediamo – perché chiedere ai giornalisti un taglio complessivo, strutturale e definitivo dello stipendio del 40-45 per cento? Per fare cassa, chiamandola ipocritamente “risanamento”, sulla pelle dei lavoratori e delle loro famiglie? Insegna questo la Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica? Perché minacciare il Comitato di Redazione, al tavolo aziendale, come più volte è stato fatto dall’Editore nei mesi scorsi, di portare i libri in tribunale e dichiarare fallimento della Periodici San Paolo se, come afferma anche il direttore di Famiglia Cristiana al Corriere della Sera, non «siamo alla vigilia di licenziamenti o della chiusura e la rivista è viva e funziona»? Perché non dice l’Editore, una volta tanto, l’inoppugnabile verità: cioè, che il risanamento dei bilanci è stato fatto anche grazie e soprattutto ai pesanti sacrifici da parte dei giornalisti, reduci da quattro anni di ammortizzatori sociali (prima al 30% e poi al 22-23%), degli impiegati, molti dei quali hanno subito una cassa integrazione fino al 50, 70 e in alcuni casi del 100 per cento. Lo stesso trattamento che don Uccellatore ha usato per i dipendenti della San Paolo Libri, delle librerie San Paolo e per quelli della Saie. In tutti i casi con personale più che dimezzato.

Don Antonio Rizzolo: «Ho il timore che i nostri giornalisti siano un po' fuori dal mondo». Questa è l’affermazione che forse più ci offende, perché noi giornalisti laici della Periodici San Paolo, a differenza del direttore, ci misuriamo come tutti gli altri italiani con la realtà quotidiana fatta di spese familiari, rette scolastiche, figli da mantenere, spese per la salute.

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