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Il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti
Editoria 17 Ott 2018

Fieg, Riffeser scrive al sottosegretario Crimi: «Sì al confronto, ma nel rispetto reciproco»

«Non possiamo accettare denigrazioni e minacce al lavoro di editori e giornalisti che ogni giorno si impegnano per stampare quotidiani a periodici che informano oltre 40 milioni di lettori», si legge, fra l'altro, nella lettera recapitata al dipartimento per l'Editoria.

«I governi sono assolutamente liberi di assumere le decisioni che ritengono necessarie ed opportune, ma non possiamo accettare denigrazioni e minacce al lavoro di editori e giornalisti che ogni giorno si impegnano per stampare quotidiani a periodici che informano oltre 40 milioni di lettori». Così il presidente della Fieg, Andrea Riffeser Monti, in una lettera inviata al sottosegretario Vito Crimi per avere risposte chiare «che permettano alle imprese di comprendere a pieno il contesto politico nel quale dovranno operare e definire obiettivi e piani industriali».

L'attuale governo, prosegue Riffeser, «sta intervenendo sull'informazione in maniera esattamente contraria a quanto stanno facendo gli altri Paesi europei, impegnati a sostenere le profonde trasformazioni di un settore strettamente connesso all'esercizio del diritto costituzionale di informare, di informarsi e di essere informati».

La Fieg, si legge ancora, «è stata ed è sempre disponibile al confronto, scontrandosi a volte con pregiudizievoli dinieghi, nella consapevolezza di operare non esclusivamente in favore degli interessi degli editori, ma di quelli dell'intera filiera, giornalisti, poligrafici e edicolanti, 60.000 lavoratori che con la loro quotidiana attività costituiscono un baluardo della libertà di stampa e della democrazia. La Federazione degli editori negli ultimi mesi ha anche avviato importanti interventi ed iniziative con la collaborazione di enti, istituzioni e autorità che hanno a cuore la ricerca di soluzioni per i problemi del settore».

«Gli editori italiani – conclude il presidente Riffeser – ribadiscono la disponibilità ad incontrare il governo, le Assemblee, le Commissioni e i Gruppi parlamentari per spiegare con pacatezza e senso di realtà la preoccupante situazione del settore e i rischi che sicuramente deriverebbero dall'assenza dei necessari interventi».

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