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La polemica 16 Lug 2012

Flores d’Arcais: sui bavagli dov’è finito il Sindacato? Natale: “Informati bene, ecco le cose che abbiamo fatto”

Sul 'Fatto Quotidiano' di ieri Paolo Flores d’Arcais denuncia il silenzio della Federazione della Stampa di fronte al tentativo del governo Monti di far approvare quella legge-bavaglio che con Berlusconi a Palazzo Chigi in tanti, e con successo, contrastammo. Si deve essere proprio distratto, Flores. A suo beneficio, una sintesi dei nostri più recenti interventi pubblici:“Non c’è mai nessun tempo buono per leggi-bavaglio, neanche quello dei governi tecnici” (13 marzo 2012). “Se la scelta fosse quella di imporre agli italiani meno informazione, non saremmo d’accordo oggi come non lo siamo stati ieri” (16 marzo).

Sul 'Fatto Quotidiano' di ieri Paolo Flores d’Arcais denuncia il silenzio della Federazione della Stampa di fronte al tentativo del governo Monti di far approvare quella legge-bavaglio che con Berlusconi a Palazzo Chigi in tanti, e con successo, contrastammo. Si deve essere proprio distratto, Flores. A suo beneficio, una sintesi dei nostri più recenti interventi pubblici:
“Non c’è mai nessun tempo buono per leggi-bavaglio, neanche quello dei governi tecnici” (13 marzo 2012). “Se la scelta fosse quella di imporre agli italiani meno informazione, non saremmo d’accordo oggi come non lo siamo stati ieri” (16 marzo).

“Il sindacato dei giornalisti chiede alle forze politiche una elementare valutazione di opportunità: accantonino il provvedimento. Altrimenti non ci vorrà molto a riempire di nuovo le piazze. Il bavaglio alla cronaca giudiziaria non è accettabile, neanche se dovesse presentarsi come bavaglio tecnico” (9 aprile). “In tempi come questi, saggezza imporrebbe a tutti di non pensare neanche la più piccola forma di restrizione della libertà di informazione” (14 aprile 2012). “La Fnsi pensa che la questione intercettazioni debba essere espunta da un possibile testo di riforma “ (19 aprile). “Il diritto-dovere di cronaca non può essere merce di scambio politico. La Fnsi lo ricorda ancora una volta al ministro di Giustizia, Paola Severino, e alle forze che sostengono il governo Monti. E’ semplicemente inaccettabile che il diritto dei cittadini a conoscere fatti di rilevanza pubblica sia piegato a calcoli parlamentari. Insistere su questa strada avrà l’effetto di produrre una nuova mobilitazione anti-bavaglio, nella quale ancora una volta i giornalisti italiani saranno al fianco di tantissimi cittadini” (1 giugno). “Poiché a una parte della maggioranza non piacciono le norme anti-corruzione, per indorare la pillola gli si dà in cambio il bavaglio. Si sbagliano: non passerà” (6 giugno). E il 21 giugno, subito dopo che il Presidente Napolitano ha dichiarato che una legge sulle intercettazioni è “questione che meritava già da tempo di essere affrontata e risolta sulla base di una intesa la più larga possibile”, la Fnsi interviene per l’ennesima volta: “Non si capisce come si possa immaginare un intervento d’emergenza in quest’ultimo scorcio di legislatura. Le notizie da pubblicare non  possono essere scelte né dai politici né dai giudici”.
Come è evidente, sull’articolo 21 il sindacato dei giornalisti non cambia atteggiamento al mutare delle stagioni politiche. Se e quando il disegno di legge Severino prenderà consistenza nelle aule parlamentari, troverà le stesse risposte  - inclusi scioperi e manifestazioni - che hanno avuto Mastella e Alfano. Se solo ha la cortesia di informarsi, Flores può stare tranquillo: il bavaglio non ce lo faremo mettere neanche stavolta.
Roberto Natale
Presidente Fnsi DA IL FATTO QUOTIDIANO, 14 LUGLIO 2012

BAVAGLI E ALTRE IGNOMINIE

di Paolo Flores d'Arcais

Una volta di più, Berlusconi ha dettato legge. Subito la legge bavaglio (e sul binario morto la legge anticorruzione), questo il diktat mentre annuncia che si ricandida a (s)governare l’Italia. Monti, sull’attenti, obbedisce. “La riforma è difficile ma va fatta”, scandisce il suo ministro della Giustizia, Paola Severino. La “riforma” è in realtà un’aggressione bella e buona ai valori della Costituzione repubblicana (“si tratta di una questione che meritava già da tempo di essere affrontata”, è il pepe che Napolitano mette al Parlamento perché l’approvi a tambur battente).
La legge-bavaglio era una delle ossessioni del regime di Berlusconi. Le cose nel frattempo sono abissalmente mutate. Contro la pretesa liberticida si era sollevata la Federazione della stampa, il quotidiano La Repubblica aveva dato vita a una efficacissima campagna “senza se e senza ma”, con i post gialli a evidenziare tutte le informazioni che sarebbero state negate ai cittadini, i quali non a caso erano scesi più volte in piazza, a centinaia di migliaia, per fermare un’infamia travestita da legge.
Oggi, praticamente il silenzio. Il Pd, che un anno fa garantiva il suo “no pasaran” (almeno a chiacchiere), è ormai diuturnamente impegnato negli esercizi spirituali di obbedienza “perinde ac cadaver” ai voleri del Colle Più Alto, la Federazione della stampa si deve nel frattempo esser sciolta, i post gialli di Repubblica contro il bavaglio sono sostituiti dalle norme immaginarie di Eugenio Scalfari che obbligherebbero già i magistrati a interrompere ogni intercettazione non appena aleggi nell’etere qualche augusta voce.
La mazzata alla democrazia che non era riuscita a Berlusconi rischia di essere inferta oggi, nella plumbea estate di un “pensiero” massmediatico più che mai unico, disinformante, cloroformizzante, lobotomizzante, nell’isolamento delle poche voci critiche ancora renitenti al bacio della pantofola verso il Quirinale e Palazzo Chigi, nell’intimidazione – divenuta ormai routine – contro i magistrati che prendono sul serio “la legge eguale per tutti”. Appena un anno fa erano tante, tantissime, le voci che contro la legge bavaglio declinavano in tutte le varianti il concetto di vulnus alla democrazia e financo di “golpe”. Dove sono finite? Vorremmo ascoltarle di nuovo, limpide e forti, più necessarie che mai, perché la legge bavaglio era e resta un’ignominia in sé, non si trasmuta da piombo in oro solo perché alla firma di Berlusconi si accompagnano firme dalle sembianze meno indecenti.

@fnsisocial

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