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Un momento dell'incontro al Museo della Shoah
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Iniziative 25 Gen 2019

Giorno della Memoria, la Fnsi al museo della Shoah: «Contrastare violenza e parole d'odio»

All'incontro con i rappresentanti della Comunità  ebraica di Roma e i cronisti finiti nel mirino di neofascisti e neonazisti, il presidente Giulietti ha anche lanciato l'appello a essere «"scorta mediatica" di luoghi e culture oscurate». Lorusso: «Lo Stato faccia di più per tutelare i giornalisti minacciati dalle mafie e dai gruppi di estrema destra». Di Trapani: «Non dare per acquisiti i valori racchiusi nella Costituzione, ma difenderli ogni giorno». D'Ubaldo: «Ripartire dalle scuole per far sì che ciò che è accaduto non accada di nuovo».

«L'incontro di oggi con i rappresentanti dei giornalisti è molto importante perché fare memoria significa ricordare non soltanto ciò che è stata la Shoah nella sua esplosione finale dello sterminio, ma anche tutto ciò che l'ha preceduta. Il clima complicato che si viveva in quei momenti per certi versi è simile a quello di questi giorni, in cui stiamo assistendo a continue minacce verso la stampa e il giornalismo, colpito perché racconta delle verità». La presidente della Comunità ebraica di Roma, Ruth Dureghello, ha accolto così gli ospiti della mattinata promossa alla Fondazione Museo della Shoah da Federazione nazionale della Stampa italiana, Usigrai, Articolo 21 e Ordine dei giornalisti in vista delle celebrazioni per il Giorno della Memoria.

«Stiamo vivendo un momento complicato e difficile in cui sembra che ci  vogliano zittire, censurare con quei meccanismi che pensavamo di aver cancellato. Lo si fa anche con aggressioni fisiche, con riproposizioni di slogan, ovazioni nei cimiteri dove si osannano persone che hanno avuto la colpa di professare l'odio. Bisogna essere svegli, alzare la barriera dell'attenzione. Fare memoria significa anche ricondurre ad oggi quei segnali importanti che dobbiamo ricordare dal passato», ha concluso Dureghello, esprimendo solidarietà ai cronisti che ogni giorno raccontano il mondo, le debolezze e i problemi della società, e per questo subiscono minacce e intimidazioni.

«Questa iniziativa trae spunto dal clima che lentamente si sta diffondendo nel nostro Paese. Clima che nasce dalla convinzione sbagliata di alcuni che pensano che ogni opinione abbia diritto di cittadinanza. Ma la Costituzione, che garantisce a tutti il diritto di esprimersi, nasce antirazzista e antifascista. Molti colleghi solo per aver fatto il loro dovere sono stati colpiti da gruppi neofascisti e neonazisti. Questi non sono fenomeni di folklore e non vanno trattati come tali. Vanno invece condannati perché si tratta di tentativi di alcuni di riportare in auge quello che dal presidente Mattarella è stato definito 'il male assoluto'», ha ribadito il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso.

«In Italia 19 colleghi sono sotto scorta perché minacciati della mafie. Purtroppo non cogliamo da parte dello Stato la stessa attenzione verso i colleghi minacciati da gruppi di ispirazione neonazista e neofascista. Chiediamo al Viminale più attenzione nei confronti di tutti i giornalisti minacciati. Oggi sono a rischio non solo l'articolo 21, ma tutti i valori della prima parte della Costituzione. Per questo il nostro Congresso di metà febbraio sarà ispirato ai valori della Carta», ha osservato Lorusso.

«Abbiamo il dovere di fare da 'scorta mediatica' non solo ai colleghi minacciati, ma anche a luoghi e culture oscurati. Come giornalisti abbiamo il compito di difendere le diversità e di contrastare il linguaggio dell'odio, la violenza, le minacce, ma anche l'indifferenza. Mi sono vergognato quando il Consiglio d'Europa ha detto che alcuni dei nostri politici usano parole che istigano all'odio», ha evidenziato il presidente della Fnsi, Giuseppe Giulietti.

«Dobbiamo rinnovare il giuramento alla Costituzione e alla difesa dei valori che racchiude. Siamo onorati di essere qua, insieme con i rappresentanti di tutti gli organismi della categoria e con i cronisti minacciati. Tutti ci dicono: 'La notizia non siamo noi; riprendete le nostre inchieste'. Allora l'appello è a firmare tutti insieme le loro inchieste», ha concluso Giulietti.

All'iniziativa erano presenti anche il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti, Guido D'Ubaldo; la presidente dell'Odg Lazio, Paola Spadari; Vittorio Di Trapani, segretario dell'Usigrai.

«In Rai, come Servizio Pubblico, abbiamo qualche responsabilità in più nel contrastare violenza e linguaggi d'odio. Ma oggi, anche in azienda, si respira un clima che ci preoccupa. Se le istituzioni sono violente nei confronti degli ultimi, in mare o nei Cara, e sono tolleranti coi nazisti e i fascisti, vuol dire che il 'virus' si sta insinuando nelle coscienze. I valori racchiusi nella Costituzione non si possono considerare acquisiti, ma vanno difesi ogni giorno. Non ci possiamo girare dall'altra parte. Ai vertici della Rai siede gente che ha più volte attaccato il presidente Mattarella, ma nel Servizio Pubblico esiste anche una forte comunità che difende i valori della Costituzione».

Per D'Ubaldo, è importante soprattutto in questo momento storico concentrarsi sui giovani e sugli studenti. «Bisogna riportare nelle scuole la storia e far capire loro che ciò che è accaduto non deve ripetersi», ha detto il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti. Mentre la presidente Spadari ha ricordato che il Lazio è la regione che «detiene un triste primato: il 40 per cento dei giornalisti sotto attacco appartengono al nostro Ordine. Siamo vicini ai nostri colleghi e allo stesso tempo siamo impegnati per arginare i linguaggi dei titoli di alcuni giornali che possono avere un impatto negativo su chi legge. Per questo chiedo ai colleghi un supplemento di responsabilità».

Introdotti dalla portavoce di Articolo21, Elisa Marincola, che ha ricordato come «l'antisemitismo sia la prima e più grave forma di discriminazione» e ribadito «la preoccupazione per la recrudescenza degli atti neofascisti e neonazisti contro i giornalisti», gli studenti del liceo Dante Alighieri di Roma hanno impreziosito l'incontro leggendo dei brani tratti dalle opere di Piero Gobetti e Antonio Gramsci.

A conclusione dell'iniziativa l'intervento di Furio Colombo, al cui impegno si deve l'adozione della legge che istituisce il Giorno della Memoria. «La legge è stata approvata nel luglio 2000 – ha ricordato –. Da allora questa è la prima volta che celebriamo un Giorno del ricordo in una situazione che somiglia molto al clima che c'era in Italia quando vennero promulgate le leggi razziali e razziste. Siamo ben consapevoli che se non stiamo in guardia quel che è accaduto può tornare. Eppure ci accorgiamo oggi che non siamo stati per niente in guardia. L'accanimento contro il diverso, contro i migranti; le aggressioni ai giornalisti, violente come non si vedeva dai tempi del fascismo; la teoria di governo che vuole che sia in atto un complotto internazionale di sostituzione di un popolo, con una mano oscura che mira a sradicare i neri dall'Africa per costringerli a salire sui barconi e divenire preda di Ong e scafisti. Tutti segnali molto preoccupanti, tutte similitudini con quello che accadde allora. Non avrei mai pensato di parlare di cose del genere nel Giorno della memoria. Ci siamo mobilitati in passato perché quello che è successo non accadesse più. Oggi c'è troppo silenzio. Per questo serve ricordare: non possiamo permetterci il silenzio».

@fnsisocial

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