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Un momento della presentazione
Manifestazioni 24 Feb 2017

Il ”˜Caso Sudan', presentato in Fnsi il rapporto di Italians for Darfur

Il nuovo fronte di crisi in Sud Sudan, dove è tornata ad acuirsi la lotta armata. La persecuzione dei cristiani. E il piccolo miracolo rappresentato dall'ospedale Mother Marcy, dove lavora il medico italo-americano Tom Catena. Questi alcuni dei temi del rapporto annuale presentato oggi in Fnsi.

Le terribili immagini dei danni provocati dalle armi chimiche impiegate nel conflitto civile in Sud Sudan. Il nuovo fronte di crisi nella regione meridionale dello stato africano, dove è tornata ad acuirsi la lotta armata. La persecuzione perpetrata ai danni dei cristiani. E il piccolo miracolo rappresentato dall’ospedale Mother Marcy, punto di riferimento per oltre un milione di persone, nell’area dei monti Nuba, dove lavora un unico medico, l’italo-americano Tom Catena. Questi i temi principali toccati nella presentazione dell’annuale rapporto sulla situazione della crisi in Sudan e Darfur, curato dall’associazione Italians for Darfur e presentato oggi nella sede della Fnsi.

Antonella Napoli, presidente dell’associazione, ha illustrato il lavoro fatto dall’organizzazione in questi anni di attività e ripercorso le tappe salienti del rapporto. In collegamento via Skype il giornalista sudanese Jafar Alsabati, rifugiato politico minacciato di morte e sfuggito ai servizi segreti, ha parlato della situazione nel Paese e della repressione della libertà di stampa in atto.

Paolo Butturini, della segreteria della Fnsi, dopo aver letto il messaggio di saluto del presidente Giulietti e del segretario generale Lorusso, si è soffermato sullo stato di salute dell’informazione in Italia e nei Paesi occidentali, dove alcune notizie vengono lasciate nell’oscurità e si evita di dare luce e voce a vicende come quella sudanese. «O come sta avvenendo nel caso della Turchia. L’informazione main stream, anche in Italia, non ha spiegato quel che sta succedendo e questo alimenta i populismi», ha osservato Butturini.

«A fronte della grave situazione dei diritti umani in Sudan, confermata anche dal rapporto di Italians for Darfur – ha detto Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – stupisce che l’Italia nel 2016 abbia effettuato il rimpatrio collettivo e forzato di 40 cittadini sudanesi, in violazione delle norme internazionali in materia di rifugiati. L’accordo tra le polizie italiana e sudanese sottoscritto l’anno scorso è un esempio di quegli accordi in materia di immigrazione con Paesi che violano i diritti umani da cui l’Italia dovrebbe astenersi».

Della persecuzione in atto ai danni dei cristiani, infine, ha parlato Chiara Lamberti, portavoce dell'Alleanza evangelica italiana, che ha anche ricordato l’impegno dell’Alleanza, insieme con Italians for Darfur, nel segnalare alcuni casi di violenze e abusi all’ambasciata sudanese in Italia. E ha poi citato l’esempio di un operatore umanitario ceco già in prigione senza alcun regolare processo e che ora rischia fino a 24 anni di carcere.

Al termine della presentazione è stato proiettato il docufilm "The heart of Nuba", che testimonia il nuovo genocidio in atto in Sudan documentato attraverso il racconto del dottor Tom Catena dell'ospedale Mother Marcy.

PER APPROFONDIRE
Di seguito il Rapporto di Italians for Darfur

@fnsisocial

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