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Anniversario 20 Mar 2015

Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, nulla dopo 21 anni. Si attende la verità, Fnsi: “E' il torto più grande”

Sono trascorsi 21 anni dalla tragica morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e ancora non si conosce la verità sul loro assassinio. “E’ triste – commenta il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, dover ricordare l’anniversario della morte di una collega barbaramente uccisa mentre faceva il proprio dovere senza che, a distanza di tanto tempo, sia stata fatta piena luce sul suo omicidio”.

Sono trascorsi 21 anni dalla tragica morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e ancora non si conosce la verità sul loro assassinio. “E’ triste – commenta il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, dover ricordare l’anniversario della morte di una collega barbaramente uccisa mentre faceva il proprio dovere senza che, a distanza di tanto tempo, sia stata fatta piena luce sul suo omicidio”.

“Chi doveva portare avanti le indagini – prosegue Lorusso – per cercare la verità evidentemente non lo ha fatto fino in fondo. Questo è il più grande torto alla memoria e all’esempio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, oltre che alle loro famiglie e ai loro colleghi”.
Del caso si è di recente occupata la trasmissione “Chi l’ha Visto” mentre ieri la mamma di Ilaria, Luciana Alpi, è stata ricevuta dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, che ha annunciato l’imminente creazione di un archivio digitale che radunerà sul sito della Camera, tutto il materiale di documentazione su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

DA 21 ANNI SENZA VERITÀ E GIUSTIZIA PER ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN
Ventuno anni di attesa, ventuno anni senza verità e giustizia per Ilaria Api e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadisco il 20 marzo del 1994. Eppure la storia dei due nostri colleghi del Tg3 – ha detto il presidente della Fnsi, Santo Della Volpe - è stata raccontata in inchieste giornalistiche, ricostruita in libri, persino sceneggiata, a Teatro ed al Cinema. Sono stati scritti e disegnati anche fumetti, trasmesse decine di inchieste televisive e confronti in radio e tv. Eppure la verità giudiziaria, quella che conta, si è arenata più volte e la parola Giustizia, chiesta a voce alta da due genitori, Luciana e Giorgio Alpi, non è stata ancora scritta.
In oltre due decenni per ricordare Ilaria e fare luce sull’omicidio è stata istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta, si è svolto un lungo processo inquinato da incredibili errori ed omissioni, mentre ad Ilaria Alpi sono state dedicato piazze, vie, canzoni. Segno di una frattura tra sensibilità diffusa e desiderio che la memoria resti cosa viva., da un lato e l'incapacità colpevole delle Istituzioni di trovare la verità su quanto successo quel giorno di marzo a Mogadisco, a pochi passi dall'Ambasciata Italiana.
Oggi non c’è un colpevole vero (solo una persona credibilmente innocente finito in prigione per effetto di un processo poco attendibile...);  né un mandante, né il nome dei depistatori che hanno fatto passare quell’esecuzione per una rapina finita male, contro ogni evidenza.
A ristabilire alcuni principi di verità storica – ha sostenuto il Presidente Fnsi - sul caso Alpi-Hrovatin ci ha pensato, non il Parlamento né un processo ma, ancora una volta, una inchiesta giornalistica della trasmissione “Chi l’ha visto”, Rai3, condotta da Federica Sciarelli. La giornalista Chiara Cazzaniga  è riuscita a intervistare in tv il supertestimone  Ahmed Ali Rage, detto Jelle, che praticamente nessun investigatore italiano in questi anni si era preso il disturbo  di rintracciare. Un testimone chiave mai comparso in tribunale che ha ribadito ai microfoni del programma la non colpevolezza di Omar Hashi Hassan, il ragazzo somalo ingiustamente accusato, ripetendo l'accusa, che si deve verificare per aprire scenari di verità, di essere stato indotto a dire il falso da non identificati personaggi degli apparati di sicurezza, sicuramente italiani.
Ora l’inchiesta si riapre con la speranza che questi nuovi elementi possano ricomporre lo scenario del duplice omicidio, ripristinando la verità  sinora taciuta.
Lo dobbiamo a Ilaria che è stata assassinata perché indagava con coraggio sulla mala cooperazione e sul traffico illecito di armi e di rifiuti tossici. E lo dobbiamo ai genitori di Ilaria che non si sono mai arresi di fronte all’omertà, ai depistaggi, all’occultamento delle prove.
Verità e giustizia – ha concluso Santo Della Volpe - sono l’unica richiesta credibile che oggi possiamo riaffermare, a ventuno anni da quell'agguato di Mogadisco. Ed oggi più che mai, non ci sono alibi per non rispondere a questa domanda che arriva dai giornalisti italiani e dall'intera comunità nazionale. Roma, 20 marzo 2015

ILARIA ALPI: GRASSO, NON POSSIAMO SMETTERE CERCARE VERITÀ
"Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, 21 anni fa; le indagini giornalistiche che stavano compiendo in Somalia costarono loro la vita. Sono trascorsi molti anni da allora eppure le ragioni del loro assassinio sono ancora, purtroppo, oscure. Non possiamo dimenticare, né tantomeno smettere di cercare la verità: lo dobbiamo a questi 2 coraggiosi giornalisti e alle loro tenaci famiglie, che non hanno smesso di lottare per avere giustizia". Così il presidente del Senato, Grasso su Fb. (ROMA, 20 MARZO - ANSA)

CASO ALPI: GRASSO, DOPO 21 ANNI NON SMETTERE DI CERCARE VERITÀ
Non si deve smettere di cercare la verità sugli omicidi di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, 21 anni fa. E' quanto afferma il presidente del Senato, Pietro Grasso, su Facebook. "Le indagini giornalistiche che stavano compiendo in Somalia - sottolinea - costarono loro la vita. Sono trascorsi molti anni da allora eppure le ragioni del loro assassinio sono ancora, purtroppo, oscure. Non possiamo dimenticare, ne' tantomeno smettere di cercare la verità: lo dobbiamo - conclude - a questi due coraggiosi giornalisti e alle loro tenaci famiglie, che non hanno smesso di lottare per avere giustizia". (ROMA, 20 MARZO - AGI)

ILARIA ALPI:LUCIANA ALPI,DOPO SCOOP DEPISTAGGIO PROCURA TACE
Non c'è ancora nessuna risposta da parte della magistratura sullo 'scoop' di 'Chi l'ha Visto' che ha raccolto le confessioni del 'supertestimone' Jelle che ha scagionato Omar Hashi Hassan come responsabile dell'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
E' quanto lamenta la mamma della giornalista uccisa, Luciana Alpi, ricevuta oggi dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini, in occasione del 21° anniversario dell'assassinio dei due giornalisti."Il mio avvocato D'Amati ha mandato una memoria documentata il 19 febbraio alla procura di Roma ma a tutt'oggi non abbiamo avuto nessun riscontro. Nessuno ci ha detto se stanno cercando Jelle, il testimone che ha mandato in carcere Omar Hashi Hassan, il quale sono 14 anni che sta pagando una pena che non gli spetta proprio perché è innocente" dice Luciana Alpi.
"Ora abbiamo il testimone di uno dei depistaggi: ce ne sono stati tanti ma uno è finalmente provato. Noi l'abbiamo sempre sostenuto e ora è venuta fuori la prova: chiediamo quindi al magistrato che ha in mano l'inchiesta di Ilaria di far sapere qualcosa a nostro avvocato: abbiamo il diritto di sapere", protesta ancora Luciana Alpi sottolineando che "tutte le forze di sicurezza, dai Carabinieri alla Polizia di Stato, fino alla Digos, non sono stati all'altezza di farci conoscere la verità su Jelle il testimone".
"Abbiamo il diritto di sapere qualcosa: dopo 21 anni è la prima vera prova che c'e' stato un depistaggio e che Ilaria è morta perché c'è stato un omicidio concordato. Ringraziamo il procuratore Pignatone se ci fa sapere qualcosa" dice ancora la mamma di Ilaria che, alla domanda se finalmente possa dirsi speranzosa che sia arrivata una parola decisiva sulle ipotesi di depistaggio, ammette: "segni ce ne sono stati sempre tanti: io mi sono spesso entusiasmata salvo poi ricadere nella disperazione perché non si faceva niente. Questa volta spero si faccia di più". (ANSA - ROMA, 19 marzo 2015)

ILARIA ALPI: BOLDRINI, PRESTO ARCHIVIO DIGITALE CAMERA
E' in arrivo un archivio digitale che radunerà sul sito della Camera, tutto il materiale di documentazione su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
Lo ha annunciato la presidente della Camera, Laura Boldrini, alla madre della giornalista Luciana Alpi, incontrata in occasione del 21/o anniversario della sua uccisione e di quella di Hrovatin.
L'archivio, ha spiegato la presidente della Camera, conterrà immagini girate, sevizi chiusi ma anche documenti della commissione d'inchiesta sul caso Alpi-Hrovatin, così come i documenti desecretati da questa legislatura. "L'ipotesi di questo grande archivio è stata già elaborata: è stato fatto gran parte del lavoro e ora spetta all'Ufficio di Presidenza dare l'autorizzazione all'ultimazione del progetto" ha detto Boldrini.
I documenti delle Commissioni parlamentari di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, recentemente declassificati dal Governo e da altri soggetti su richiesta della Presidenza della Camera, sono già accessibili tramite l'indice dei documenti declassificati sull'archivio storico della Camera: con l'arrivo dell'archivio digitale su Alpi-Hrovatin l'accesso sarà facilitato e consentirà un'immediata consultazione. (ANSA - ROMA, 19 Marzo 2015)

OMICIDIO DI ILARIA ALPI E MIRAN HROVATIN, 21 ANNI ALLA RICERCA DELLA VERITÀ
di Stefano Corradino*
“Oggi è un giorno tragico, un giorno di lutto per l’informazione italiana, per la Rai e soprattutto per noi giornalisti e tutti quelli che collaborano al Tg3: la nostra collega, la nostra amica Ilaria Alpi è stata uccisa poche ore fa a Mogadiscio. Stava lavorando per noi, stava lavorando per la Rai. Insieme a lei è stato ucciso il suo operatore Miran Hrovatin…” Sono le ore 15.05 del 20 marzo 1994. La programmazione della terza rete si interrompe per un’edizione straordinaria del Tg3. Sullo schermo compare il volto raggelato del giornalista Flavio Fusi che dà la triste notizia con la voce rotta dalla commozione.
Da quel giorno sono trascorsi ventuno anni. In oltre due decenni per ricordare Ilaria e fare luce sull’omicidio è stata istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta, sono stati scritti libri, anche a fumetti, realizzati film, speciali in tv, le hanno dedicato piazze, vie, canzoni. Segno di una sensibilità diffusa e del desiderio che la memoria resti cosa viva.
Ma l’istanza più importante, quell’insopprimibile e sacrosanta ricerca della verità non è stata esaudita. Non c’è un colpevole, né un mandante, né il nome dei depistatori che hanno fatto passare quell’esecuzione per una rapina finita male incolpando un innocente che da sedici anni sconta la galera senza aver commesso il fatto.
A ristabilire alcuni principi di verità storica sul caso Alpi-Hrovatin ci ha pensato, non il Parlamento né la Procura di Roma ma la trasmissione “Chi l’ha visto” condotta da Federica Sciarelli. La giornalista Chiara Cazzaniga in un anno di ricerche è riuscita a intervistare a tu per tu il supertestimone Jelle – che praticamente nessuno in questi venti anni si era preso il disturbo  di rintracciare – che ha ribadito ai microfoni del programma la non colpevolezza di Hashi, il ragazzo somalo ingiustamente accusato.
Ora l’inchiesta si riapre con la speranza che questo puzzle così incompleto possa ricomporsi.
Lo dobbiamo a Ilaria che è stata assassinata perché indagava con coraggio sulla mala cooperazione e sul traffico illecito di armi e di rifiuti tossici. E lo dobbiamo ai genitori di Ilaria che non si sono mai arresi di fronte all’omertà, ai depistaggi, all’occultamento delle prove.
Lo scorso anno alla Rai, sotto il cavallo di viale Mazzini è stata piantata una rosa bianca in ricordo di Ilaria. Verità e giustizia sono l’unico fertilizzante in grado di non farla sfiorire.
* direttore di Articolo21.org

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