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Mafia 06 Dic 2013

La Mehari al Parlamento europeo accolta da Martin SchultzL’auto di Siani simbolo europeo contro la criminalità

Partita da Napoli, passata da Roma, l’auto di Giancarlo Siani – il giornalista ucciso dalla camorra nel 1985 – è arrivata ieri al Parlamento europeo dove è stata accolta dal presidente Martin Schultz. L’auto e il suo corredo espositivo restano a Bruxelles per due giorni. Giovedì 5 dicembre 2013 alle 19 la missione europea si conclude con un convegno all’istituto italiano di cultura. “Grazie di aver portato la Mehari da Napoli a qui”, ha detto Schultz nel suo intervento all’inaugurazione dell’esposizione (a cui sono stati presenti, tra gli altri, la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi e uno dei tre candidati alla segreteria del Partito democratico Giuseppe Civati).

Partita da Napoli, passata da Roma, l’auto di Giancarlo Siani – il giornalista ucciso dalla camorra nel 1985 – è arrivata ieri al Parlamento europeo dove è stata accolta dal presidente Martin Schultz. L’auto e il suo corredo espositivo restano a Bruxelles per due giorni. Giovedì 5 dicembre 2013 alle 19 la missione europea si conclude con un convegno all’istituto italiano di cultura. “Grazie di aver portato la Mehari da Napoli a qui”, ha detto Schultz nel suo intervento all’inaugurazione dell’esposizione (a cui sono stati presenti, tra gli altri, la presidente della commissione antimafia Rosy Bindi e uno dei tre candidati alla segreteria del Partito democratico Giuseppe Civati).

“Questa macchina”, ha continuato Schultz, “è il simbolo della lotta alla criminalità, che è un ostacolo alla coesione sociale, e dunque la lotta alla criminalità coinvolge tutta l’Europa. L’eredità spirituale e intellettuale che ci ha lasciato Giancarlo Siani è quella di opporsi ai soprusi e di difendere la dignità umana. La battaglia contro le organizzazioni criminali, come mafia, camorra, Sacra corona unita, è sostenuta al cento per cento dalle istituzioni europee. Contate su di noi, come noi contiamo su di voi. Non siete soli”. Schultz si è seduto al volante della Mehari e si è fatto fotografare con una maglietta con la scritta “Facciamo un pacco alla camorra”. Ha parlato di Siani con commozione, ricordando che aveva appena compiuto 26 anni il giorno in cui fu ucciso. “Ho un figlio della stessa età – ha detto – e capisco, ammiro e onoro il coraggio che ha avuto questo giovane uomo. Allo stesso tempo sento una forte tristezza per la sua morte, comprendendo che era an cora un ragazzo. La sua eredità spirituale e intellettuale ci insegna a combattere contro i soprusi e a difendere i valori delle forze vive della nostra società”.
Francesca Ratti, segretario generale aggiunto del Parlamento europeo, in linea con le parole di Schultz, ha sottolineato la forte valenza politica che incarna la vettura e l’accresciuta sensibilità europea, negli ultimi anni, a combattere la criminalità. A suo parere, l’esercizio del giornalismo investigativo è essenziale per sostenere i principi di legalità e libertà contribuendo così a dar vita a una società più giusta.
Geppino Fiorenza, della Fondazione Polis, ha ripercorso la storia del recupero dell’auto di Siani, dal suo ritrovamento in un agriturismo di Filicudi, in Sicilia, passando per l’utilizzo nel film Fortapàsc di Marco Risi, fino all’essere diventata simbolo di un giornalismo in prima linea nella lotta alla criminalità e per un’informazione corretta e trasparente. Sulla Mehari, in questo viaggio sono salite simbolicamente tutte le vittime della criminalità, organizzata e comune, oltre ai giornalisti italiani uccisi dai poteri occulti e dalle guerre, i cui ventisei nomi sono stati letti nel corso della cerimonia.
Andrea Cozzolino, collega e amico di Siani, ha ricordato gli anni ottanta insanguinati dalle decine di uccisioni in Campania e come l’omicidio di Giancarlo sia stato il catalizzatore per la nascita dell’organizzazione degli “studenti anticamorra” a Torre Annunziata, la prima risposta di un’intera generazione alla violenza delle mafie.
“La Mehari, da simbolo di tragedia a momento di riscossa di quello che si può e si deve ancora fare”: è quanto ha sottolineato l’ambasciatore italiano a Bruxelles, Alfredo Bastianelli. “È una lotta di cui l’Italia è promotrice ma che deve condividere con l’Europa e con il mondo intero”, ha aggiunto.
Alfredo Avella, presidente del comitato campano delle vittime della criminalità, ha lanciato un appello alle istituzioni europee, chiedendo che ci si prenda cura e non si dimentichino i familiari delle vittime, spesso costretti a convivere da soli con il dolore. “Se vogliamo una vera giustizia dobbiamo preoccuparci di chi resta. Se ciò non viene fatto, questo viaggio non ha molto senso”, ha ammonito.
Paolo Siani, fratello di Giancarlo, ha affermato che “questa macchina porta con sé dolori, sofferenze e sconfitte, ma dopo questo viaggio vuole tornare a Napoli carica dell’impegno per la legalità, un impegno che abbiamo richiesto, in Italia e in Europa, a chi ci governa. Se questo accadrà la morte di mio fratello sarà stata meno inutile”.
Siani ha poi ricordato che “la Mehari porta anche le buone pratiche fatte in questi anni in Campania: in questi anni stiamo facendo una buona, seria, moderna antimafia sociale, stiamo costruendo un tessuto connettivo dove la legalità la fa da padrone”, ha aggiunto, consegnando una t-shirt con la scritta “La camorra non vale niente” ai parlamentari europei presenti.
A chiusura della cerimonia sono stati distribuiti alcuni “pacchi alla camorra”, contenenti prodotti alimentari biologici coltivati sui terreni confiscati alle mafie.  di Matteo Finco

Da Ossigeno per l'Informazione: http://www.ossigenoinformazione.it/2013/12/mehari-al-parlamento-europeo-accolta-da-martin-schultz-e-rosi-bindi-35671/

MEHARI A BRUXELLES PARLA DI ANTIMAFIA E GIORNALISTI MINACCIATI

di Matteo Finco

Le istanze dei familiari delle vittime illustrate all’Istituto Italiano di Cultura. Il ruolo delle istituzioni comunitarie

BRUXELLES – Il potere dei simboli per accrescere la memoria collettiva. È il messaggio che la Mehari di Giancarlo Siani ha portato a Bruxelles al Parlamento europeo e poi all’Istituto Italiano di Cultura, dove il fratello del giornalista napoletano ucciso nel 1985, Paolo Siani, intervenendo al dibattito conclusivo del tour ha detto: “L’auto di Giancarlo era il segno di una sconfitta, è diventata un simbolo di riscatto e rivincita. Noi chiediamo che la legalità sia messa al primo posto nell’agenda di chi ci governa, sia in Italia che in Europa”.
Siani ha ricordato che Giancarlo era orgoglioso di qulla Mehari verde, scoperta, senza tetto, fragile, così semplice. Quell’auto era stata venduta dopo la sua morte. E’ stata ritrovata per puro caso, nel 2009, nell’isola siciliana di Filicudi e riportata a Napoli per le riprese del film Fortapàsc, dove la egnte la riconosceva durante gli spostamenti per strada. “La gente ci fermava e ci diceva di ricordare Giancarlo, la sua macchina e la sua storia”, ha raccontato ancora Siani.
La giornalista Maria Latella, moderatrice del dibattito, ha ammesso che nel 1985 la morte di quel giornalista fu sottovalutata da lei e da tanti altri colleghi che vivevano lontanoi da Napoli. “Mi sento in colpa per questo”, ha detto. “Non ci siamo resi conto in tempo della rovina sociale verso cui l’Italia e la Campania in particolare si stavano avviando”, ha aggiunto.
Geppino Fiorenza, referente di Libera Campania, ha lanciato un messaggio positivo, rielaborando il motto di Barak Obama “Yes we can”: “È vero, la mafia esiste ancora, ma c’è anche l’Italia che è il paese che ha creato l’antimafia. Molto si può e si deve fare, tutti insieme, istituzioni e cittadini, anche sul piano legislativo. Il compito dell’Europa”, ha concluso, “è quello di approvare al più presto una legge per il riconoscimento a livello comunitario del reato di associazione mafiosa e un’altra che consenta la confisca dei beni sequestrati alla criminalità organizzata”.
D’accordo con Fiorenza il parlamentare europeo Nicolò Rinaldi, il quale ha sottolineato gli ostacoli che tuttora si frappongono all’approvazione di queste e altre leggi. “L’Europa ha difficoltà a dotarsi di strumenti di salvaguardia della memoria collettiva: i modelli a cui riferirsi circolano con difficoltà e c’è una crisi della cittadinanza: l’opinione pubblica è distante da questi temi e negli altri Stati mancano le competenze specifiche antimafia che l’Italia ha elaborato negli anni”, ha detto. “La Mehari”, ha concluso, “è lo strumento ideale per una memoria non retorica e non conformista, è un modo di comunicazione efficace ed innovativo e mi auguro che quest’auto venga portata in altri istituti di cultura italiani all’estero”.
“C’è il timore che una legge sulla confisca dei beni di mafia finisca per limitare la libertà individuale in Europa”, ha detto Monica Frassoni, presidente del partito Verde europeo. “Quando si parla di criminalità organizzata si pensa sempre che sia solo un problema italiano, non viene percepita la necessità di cambiamenti legislativi nell’Unione. Credo invece che tali questioni vadano “europeizzate”, ha aggiunto.
La presidente dell’Istituto, Federiga Bindi, ha ricordato gli sforzi per promuovere la discussione di tematiche sociali. “Non è facile, c’è scarso interesse. Ma ogni volta che mi sento in difficoltà penso a Giancarlo Siani, che con il suo coraggio ed impegno rappresenta una fonte di ispirazione per ripartire”, ha detto. “In occasione del semestre di presidenza italiano dell’Unione europea, lanceremo un progetto per sensibilizzare i cittadini sui temi di mafia e sicurezza”.
Oliviero Aliotto, presidente dell’associazione culturale campana Terra del fuoco, ha parlato di un progetto che insieme con Libera punta ad organizzare una rete transnazionale fra gli organismi che lottano contro la mafia, per promuovere la dignità umana, i diritti e la legalità.
“Non fermiamo il motore della Mehari”, ha sollecitato Alfredo Avella, presidente del comitato campano delle vittime della criminalità. “Questa macchina sarà riportata a Napoli e collocata in una piazza come monumento a ricordo di tutte le vittime: i giornalisti, le forze dell’ordine, i cittadini onesti uccisi dalla criminalità organizzata ma anche da quella comune”, ha detto.
“La storia di Giancarlo ci insegna, fra le altre cose, che quando i giornalisti fanno il loro dovere, come Siani, svolgono una funzione pubblica a garanzia della libertà e della democrazia. Per questo i giornalisti non devono essere lasciati soli. In Italia solo quest’anno più di 300 giornalisti sono stati minacciati”, ha ricordato Matteo Finco di Ossigeno per l’Informazione.
Il convegno si è concluso con la degustazione di prodotti biologici coltivati nelle terre campane confiscate alla camorra, a testimonianza concreta che dalla “terra dei fuochi” scaturisce un’economia pulita, sana, onesta, virtuosa.

Da Ossigeno per l'Informazione

LEGGI ANCHE: Ultima tappa a Bruxelles per il progetto “In viaggio con la Mehari

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