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Minacce 07 Lug 2014

’Ndrangheta, inchini e schiaffi non ci fanno paura Parisi: “Basta con le parole. Solidarietà a Musolino”

“Vi invito a prendere a schiaffi il giornalista che è in fondo alla chiesa”. A rivolgere lo sconcertante appello ai fedeli che assistevano alla messa celebrata nella Chiesa della Madonna delle Grazie, ad Oppido Mamertina, è stato don Benedetto Rustico, che nel corso dell’omelia ha indicato un obiettivo preciso: il giornalista Lucio Musolino.

“Vi invito a prendere a schiaffi il giornalista che è in fondo alla chiesa”. A rivolgere lo sconcertante appello ai fedeli che assistevano alla messa celebrata nella Chiesa della Madonna delle Grazie, ad Oppido Mamertina, è stato don Benedetto Rustico, che nel corso dell’omelia ha indicato un obiettivo preciso: il giornalista Lucio Musolino.

Inviato sul posto dal Fatto Quotidiano, dopo la scandalosa vicenda dell’inchino della statua della Madonna delle Grazie davanti alla casa del boss Giuseppe Mazzagatti, il giornalista era stato, infatti, incaricato di approfondire la vicenda resa nota dal giornalista Michele Albanese de “Il Quotidiano del Sud” e immortalata in un video di “Tauria Mia”, il giornale della Piana di Gioia Tauro diretto da Toni Condello, ovvero l’omaggio che, in occasione della processione del 2 luglio scorso, i portatori della Vara avevano fatto al boss, condannato all’ergastolo per omicidio ed associazione mafiosa, agli arresti domiciliari per motivi di salute e per gli 82 anni di età, sostando davanti alla sua abitazione.
Un gesto che aveva spinto il maresciallo dei carabinieri Andrea Marino ad abbandonare immediatamente la processione per identificare, con l’ausilio di una telecamera, gli autori del fatto, giudicato “gravissimo” dall’arcivescovo di Oppido Mamertina, mons. Francesco Milito, che in merito ha annunciato “adeguati provvedimenti”.
“Ho preso le distanze in modo immediato – ha dichiarato a Radio Vaticana mons. Milito – e quindi c’è la più grave riprovazione per quanto successo. Mi sono riproposto di approfondire la cosa e, quindi, prendere provvedimenti molto energici una volta che la valutazione di tutti gli elementi sarà completa”.
Mons. Nunzio Galantino, segretario della Cei e vescovo di Cassano Ionio, nel commentare l’episodio, ha giustamente sottolineato che “ai malavitosi si sono inchinati coloro che portavano la statua e non certo la Madonna”.
Carlo Parisi, vicesegretario nazionale della Fnsi e segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, nell’esprimere “piena e convinta solidarietà al collega Lucio Musolino, messo all’indice da un sacerdote che, per quanto ha detto, nulla ha a che spartire con i principi cristiani”, sottolinea che “la gravità del gesto impone immediati provvedimenti esemplari, che testimonino in maniera inequivocabile che la lotta alla ’ndrangheta non è un’espressione d’intenti, ma la condanna univoca di una cultura criminale nei confronti della quale non sono ammesse declinazioni di sorta”.
Una condanna, quella alla ’ndrangheta, che Papa Francesco, in occasione della visita pastorale a Cassano allo Ionio, aveva rimarcato scomunicando i mafiosi e lanciando un appello che non lascia spazio ad interpretazioni di sorta: “La ’ndrangheta è questo: adorazione del male e disprezzo del bene comune. Questo male va combattuto, va allontanato, bisogna dirgli di no. La Chiesa, che so tanto impegnata nell’educare le coscienze, deve sempre più spendersi perché il bene possa prevalere. Ce lo chiedono i nostri ragazzi. Quelli che non sono in questa strada di bene, come i mafiosi, questi non sono in comunione con Dio, sono scomunicati”.
E una netta posizione contro la ’ndrangheta da parte della Chiesa calabrese era giunta anche la settimana scorsa in occasione della consegna del Pallio all’arcivescovo-giornalista di Reggio Calabria-Bova, mons. Giuseppe Fiorini Morosini. Nel riceverlo in Vaticano, Papa Francesco si è, infatti, detto molto colpito dalla realtà calabrese e lo ha incoraggiato “ad andare avanti, con forza e fiducia, nel ministero episcopale a Reggio Calabria”.
Il Papa, ricordando la lettera con la quale Morosini evidenziava che “per ostacolare l’uso strumentale della Chiesa e dei sacramenti da parte della ’ndrangheta, è necessario abolire per 10 anni i padrini per i sacramenti del Battesimo e della Cresima”, ha rivolto l’invito ai vescovi della Calabria, guidati dal presidente della Conferenza Episcopale Calabra, mons. Salvatore Nunnari, ad incontrarsi per discutere del problema e inviargli una relazione scritta.
“In Calabria c’è bisogno di segnali forti – ricorda, infatti, l’arcivescovo-giornalista di Cosenza-Bisignano, mons. Salvatore Nunnari, – meno conferenze sulla legalità e più comportamenti coerenti. Occorre un’autentica rivoluzione culturale, la politica va rinnovata: dalla Regione, dalle Province, dai Comuni, devono arrivare messaggi forti. Segni credibili. Anche e soprattutto dalla Chiesa che non può che stare da una parte sola: dalla parte dei poveri, degli umili e degli oppressi”.
“Quando i carabinieri sono usciti dalla processione, i preti – sottolinea mons. Nunnari, che per dodici anni è stato consigliere nazionale Fnsi e vicesegretario del Sindacato Giornalisti della Calabria – più che andare via, avrebbero dovuto avere il coraggio di scappare dando il segnale di cui abbiamo bisogno”.
“Essendo chiaro – fa notare l’arcivescovo giornalista – che sotto la Vara può capitare il mafioso di turno, che magari fa il capo, bisogna avere il coraggio di fermare le processioni. Fossi il vescovo di Oppido Mamertina fermerei per un po’ di anni la processione facendo certamente cosa gradita alla Madonna”. Da www.giornalistitalia.it - OPPIDO MAMERTINA (Reggio Calabria), 7 LUGLIO 2014

 

'NDRANGHETA: ODG CALABRIA, RIMUOVERE PARROCO OPPIDO MAMERTINA

"Don Benedetto Rustico, parroco della Madonna delle Grazie ad Oppido Mamertina, non può più amministrare Messa e rivolgere omelie ai fedeli nella cittadina calabrese, e la Chiesa non può non assumere provvedimenti inequivocabili e decisivi". È quanto afferma in una nota il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, in riferimento alla vicenda del prete che ha invitato i propri fedeli, nell'omelia, "a prendere a schiaffi il giornalista che si trova in fondo alla chiesa".
"Un prete che lancia messaggi del genere -aggiunge Soluri- non ha nulla da insegnare a nessuno, sia credente o sia laico". La "caccia all'uomo" innescata da don Rustico non ha per fortuna avuto seguito "perché molto spesso -aggiunge il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Calabria- i parrocchiani sono più civili dei loro pastori. Additare al pubblico disprezzo ed indicare come bersaglio il collega Lucio Musolino, reo soltanto di essersi recato ad Oppido Mamertina, inviato da "Il Fatto", per approfondire e raccontare la torbida vicenda della Vara che durante la processione fa 'inchino' davanti alla casa del boss, resta un episodio gravissimo ed incivile, ancor più intollerabile -aggiunge Soluri- per il fatto che ad innescarlo sia stato un religioso che, in ogni circostanza, dovrebbe spendere solo parole di buon senso, di tolleranza, di civiltà e di pace. Don Rustico ha fatto esattamente il contrario diffondendo, ci auguriamo senza rendersi appieno conto di ciò che andava predicando, il seme dell'odio, della intolleranza e della violenza. Non entriamo -prosegue Soluri- nel merito della vicenda 'Vara che si inchina al boss'; le valutazioni sul ruolo di don Rustico nel raccapricciante episodio spettano alle gerarchie ecclesiastiche e, considerando l'apertura di un'inchiesta della DDA sull'accaduto, alla magistratura. Come Ordine dei Giornalisti della Calabria sottolineiamo però il dato intollerabile della 'caccia all'uomo' lanciata dal religioso nei confronti del collega Musolino. E su questo non possono esserci, da parte di nessuno e tantomeno da parte della Chiesa, interpretazioni di comodo". (REGGIO CALABRIA, 7 LUGLIO - AGI)

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