Manifestanti ricordano Jan Kuciak e Martina Kusnirova (Foto: @mark_dekan)

Il giornalista Jan Kuciak e Martina Kusnirova (Foto: aktuality.sk)

Omicidio Kuciak, si dimette il premier Robert Fico. Incarico al vice Peter Pellegrini

Le manifestazioni di protesta seguite all'omicidio del giornalista di inchiesta Jan Kuciak travolgono il governo della Slovacchia. Dopo le dimissioni di alcuni ministri – l'ultimo a lasciare è stato il responsabile dell'Interno, Robert Kalinak – anche il premier socialdemocratico Robert Fico ha rimesso ieri l'incarico nelle mani del presidente Andrej Kiska.

Le dimissioni del primo ministro sono state accettate oggi dal capo dello Stato slovacco, che ha annunciato l'incarico di governo al vicepremier Peter Pellegrini, uomo vicino al presidente dimissionario. «Affiderò al signor Pellegrini la formazione di un nuovo governo non appena avrò ricevuto le dimissioni dell'attuale governo di Fico», ha detto Kiska ai giornalisti dopo un incontro con il vicepresidente.

Pellegrini, 42enne di origini italiane, è stato presidente della Camera unica slovacca, più volte ministro e, nel 2015, Digital Champion della Slovacchia.

Intanto sono ancora in Italia due colleghi di Kuciak, Gabriel Kuchta e Ján Krempaský, del quotidiano Sme, che, accolti in Calabria dal responsabile per la legalità della Fnsi, Michele Albanese, stanno conducendo un approfondimento sulla 'ndrangheta.

Jan Kuciak è stato trovato morto con la compagna Martina Kusnirova nella loro abitazione di Velka Maca, a 65 chilometri da Bratislava, lo scorso 26 febbraio. Stava indagando sui presunti legami tra politica e 'ndrangheta. Le sue inchieste e la sua morte hanno profondamente scosso la società e la politica della Slovacchia.

Kuciak è il secondo giornalista ucciso in un Paese dell'Unione europea nel giro di pochi mesi per cause riconducibili al loro lavoro di inchiesta. Lo scorso ottobre Daphne Caruana Galizia, che indagava su possibili episodi di corruzione a Malta, saltò in aria nella sua automobile. Di entrambi i delitti si cercano ancora i colpevoli.