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Alberto Cicero e Raffaele Lorusso (Foto: @mrsannino)
Da sinistra: Andrea Tuttoilmondo, Giulio Francese, Leone Zingales, Raffaele Lorusso, Alberto Cicero e Paolo Licciardello.
Unci 16 Dic 2017

Palermo, il segretario Lorusso al convegno Unci: "Scorta mediatica ai cronisti minacciati. Non lasciamoli soli"

In Sicilia per l'incontro in Assostampa con i vertici regionali dell'Ordine dei giornalisti e quelli nazionali dell'Unione Cronisti, il rappresentante della Fnsi ha ribadito l'impegno del sindacato al fianco dei colleghi. E alle istituzioni è tornato a chiedere 'interventi risolutivi sulle querele temerarie'.

«Garantire sempre di più la 'scorta mediatica' ai giornalisti minacciati. Non sono soli. Non vanno lasciati soli e, anzi, vanno approfondite le inchieste che hanno scatenato la reazione della criminalità». Questo l'appello lanciato da Palermo dal segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, a conclusione dei lavori del convegno nazionale sul tema "Giornalisti minacciati e libertà di stampa". L'evento, moderato dal vicepresidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, è stato promosso dall'Unione Cronisti, in collaborazione con Associazione Stampa Siciliana e Odg di Sicilia.

«La Fnsi – ha ricordato Lorusso – segue con attenzione le vicende relative ai cronisti sottoposti a minaccia. Un fenomeno, purtroppo, non più riconducibile alle regioni meridionali della Penisola. Oggi vi sono situazioni delicate anche in Lombardia, in Lazio, in Emilia. E la Federazione della Stampa è vicina a tutti quanti e segue gli sviluppi delle vicende giudiziarie che ne conseguono. Occorre ribadire anche qui che è necessario l'intervento risolutivo sulle cosiddette 'querele temerarie'. Noi le proposte le abbiamo consegnate da tempo agli organi competenti ma all'orizzonte non si vede ancora l'intervento finale, quello risolutivo appunto».

All'evento avrebbe dovuto partecipare il presidente nazionale dell'Unci, Alessandro Galimberti, che è rimasto bloccato a Milano dopo che il volo per Palermo è stato cancellato a causa dello sciopero. Galimberti ha trasmesso, comunque un messaggio: «Da anni l'Unci oltre a far emergere dall'isolamento e dalla solitudine i colleghi minacciati anche nella più lontana periferia, denuncia il lassismo delle classi dirigenti sull'escalation di violenza e di sopraffazione del diritto  di cronaca, e sui colleghi che ne sono portatori. Nonostante i ripetuti interventi del legislatore sui codici e sulla legge penale, anche negli ultimi tempi, nulla è stato fatto per rendere davvero deterrente la reazione dello Stato di fronte alle minacce ai cronisti, tanto che per arginare gli episodi più gravi, e ormai anticamera di altre derive, le procure della Repubblica stanno proponendo interpretazioni estreme di un reato (le minacce, appunto) che in realtà è ancora troppo difficile perseguire».

Il presidente regionale dell'Unci, Andrea Tuttoilmondo, in apertura del convegno ha detto che «l'incontro di oggi, impreziosito dalla presenza dei vertici nazionali di Fnsi e Unci, offre un importante momento di riflessione sulle condizioni difficili in cui oggi tanti cronisti, soprattutto in Sicilia, si trovano ad operare. A loro, l'Unione Cronisti continuerà a manifestare sempre il proprio sostegno, onorando lo spirito fondante stesso l'Unci, nella consapevolezza che difendere ciascuno di essi significa tutelare il valore costituzionale del diritto di libertà di stampa».

Sono intervenuti anche Alberto Cicero, segretario regionale dell'Assostampa siciliana, e Giulio Francese, presidente dell'Ordine regionale dei giornalisti di Sicilia e figlio di Mario Francese, giornalista ucciso dalla mafia nel gennaio del 1979. Con loro anche i giornalisti minacciati: Salvo Palazzolo di Palermo, Massimo Ciccarello di Augusta (Sr) e Antonio Condorelli di Catania. Quest'ultimo ha ringraziato «l'Unci per il sostegno e la solidarietà» manifestate in occasione della divulgazione della notizia relativa alle minacce ricevute.

In un messaggio fatto pervenire agli organizzatori dell'evento, il giornalista Paolo Borrometi, più volte minacciato dalla criminalità organizzata, ha sottolineato che se i giornalisti minacciati rimarranno da soli saranno facili obiettivi mentre «tutti insieme, con la vicinanza di tutti i giornalisti, non potranno farci nulla».

Il presidente dell'Assostampa Siciliana, Giancarlo Macaluso, nell'indirizzo di saluto ha rilevato: «Facciamo i giornalisti nella terra che ha pagato il prezzo più alto e doloroso sul fronte dell'informazione libera, consapevole, attenta, fiera e coraggiosa. Non dimenticare è già una buona ragione per tenere un incontro sulla libertà di stampa e su come preservarla. Penso che dovrebbe essere argomento dibattuto più spesso a giudicare dalla quantità di giornalisti che si tenta di mettere a tacere a ogni latitudine».

Solidarietà ai giornalisti minacciati è stata manifestata anche dal prefetto di Palermo, Antonella De Miro, dal questore Renato Cortese, rappresentato dal funzionario Francesco Virga e dal capocentro della Dia di Palermo, colonnello Antonio Amoroso, anche loro presenti al convegno.

Dopo il convegno, il segretario Lorusso, accompagnato dal vicepresidente nazionale dell'Unci, Leone Zingales, dal presidente dell'Assostampa regionale, Alberto Cicero, e dal presidente del Gruppo siciliano dell'Unione cronisti, Andrea Tuttoilmondo, ha visitato il Giardino della Memoria di Palermo, il sito confiscato alla mafia e gestito da Unci e Anm.

Alla visita in forma privata, erano presenti altri colleghi tra cui il presidente regionale dell'Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Giulio Francese, ed il tesoriere dell'Unci Sicilia, Daniele Ditta. Lorusso si è soffermato per un momento di riflessione davanti agli alberi dedicati alle vittime della strage di Capaci del 1992 e al giornalista e scrittore Giuseppe Fava ucciso nel 1984 a Catania.

«Il Giardino della Memoria di Palermo - ha sottolineato il segretario generale Fnsi - non è soltanto un luogo per rendere omaggio alle vittime della mafia, ma è anche e soprattutto il simbolo della rinascita e della voglia di riscatto di una comunità e di tutti i cittadini che, a Palermo come nel resto del Paese, credono nella cultura della legalità e nei valori della convivenza civile. Questo fazzoletto di terra che l'Unione cronisti della Sicilia e l'Associazione nazionale magistrati hanno voluto dedicare a quanti, non soltanto giornalisti e magistrati, hanno pagato con la vita il loro impegno per estirpare la mala pianta della criminalità organizzata dalla Sicilia e non solo dalla Sicilia, è un luogo per riflettere e per richiamare all'impegno civile tutti i settori della società. La mafia si combatte illuminando le periferie del malaffare, facendo ciascuno il proprio dovere. Gli alberi dedicati alle vittime della mafia ci ricordano proprio questo: chi crede nella giustizia e si batte per una società libera non muore mai perché il suo esempio è il germoglio di un futuro migliore».

@fnsisocial

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