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Osservatorio sui media 12 Feb 2015

Rapporto 2015 Rsf: Italia più giù per la libertà di stampa Fnsi, ora la classe politica rifletta e decida in fretta

Il peggioramento dello stato della libertà di stampa in Italia, così come evidenziato dal rapporto annuale di ‘Reporter senza frontiere’, dimostra – ha affermato Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi -  che l'allarme lanciato nei mesi scorsi dal sindacato dei giornalisti, da Articolo 21 e dai principali organi di stampa del Paese non era infondato. L'Italia ha perso numerose posizioni, passando dal 49 al 73esimo posto.

Il peggioramento dello stato della libertà di stampa in Italia, così come evidenziato dal rapporto annuale di ‘Reporter senza frontiere’, dimostra – ha affermato Raffaele Lorusso, segretario generale della Fnsi -  che l'allarme lanciato nei mesi scorsi dal sindacato dei giornalisti, da Articolo 21 e dai principali organi di stampa del Paese non era infondato. L'Italia ha perso numerose posizioni, passando dal 49 al 73esimo posto.

Pesa l'incapacità di fornire risposte efficaci alle criticità evidenziate dal Rapporto Onu sulla libertà di stampa in Italia, pubblicato ad aprile 2014, ma anche l'aumento esponenziale delle querele e delle azioni temerarie di risarcimento promosse contro giornalisti e giornali con evidenti finalità intimidatorie. Si tratta di questioni che la proposta di legge con la quale si vorrebbe cancellare il carcere per i giornalisti non affronta, anzi rischia di aggravare. Dietro la facciata della cancellazione del carcere – ha osservato Lorusso -  si punta infatti a introdurre nuove forme di bavaglio, a cominciare da un impraticabile diritto di rettifica, con il chiaro obiettivo di rendere sempre più difficile l'esercizio del diritto di cronaca. Nulla si dice, inoltre, sulle querele temerarie, che andrebbero disincentivate con apposite sanzioni, come peraltro evidenziato dalla giurisprudenza costante della Corte europea dei diritti dell'Uomo. Il rapporto di ‘Reporter senza frontiere’ dovrebbe far riflettere il Parlamento italiano, spingendolo a mettere da parte qualsiasi voglia di rivalsa nei confronti dei giornalisti e a lavorare per l'approvazione di norme a tutela della libertà, dell'autonomia e del pluralismo dell'informazione, valori assoluti e irrinunciabili di ogni democrazia compiuta, come sottolineato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel suo discorso di insediamento. Di fronte al tentativo – ha concluso il Segretario generale della Fnsi -  di introdurre norme volte a peggiorare lo stato della libertà di stampa i giornalisti italiani non resteranno in silenzio, ma sapranno far sentire la loro voce.

DELLA VOLPE: MODIFICARE QUANTO PRIMA LA LEGGE SULLA DIFFAMAZIONE
Desta allarme l’annuale rapporto di ‘Reporter senza frontiere’ che per il 2014 fa arretrare l’Italia al 73° post tra i Paesi del mondo, nella classifica sulla libertà di stampa.
L’Italia perde altre ventiquattro posizioni in un anno, superata anche dall’Ungheria e dal Burkina Fasu a causa, scrive ‘Reporter senza frontiere’, dell’esplosione di minacce ai giornalisti, in particolare ‘della mafia e di procedimenti per diffamazione ingiustificati’, questi ultimi aumentati dagli 84 nel 2013 a 129 nel 2014.
La Fnsi, dichiara il Presidente Santo Della Volpe, esprime tutta la sua preoccupazione per questa regressione, chiedendo alle istituzioni ed in particolare al Parlamento, di impegnarsi affiche sia garantita ai giornalisti italiani la possibilità di svolgere il proprio lavoro, a garanzia dei cittadini e della democrazia, in assoluta libertà ed autonomia, senza minacce fisiche ed intimidazioni economiche. In particolare la Federazione Nazionale della Stampa Italiana – conclude Della Volpe - richiama il Parlamento a modificare quanto prima la legge sulla diffamazione a mezzo stampa ora in discussione alla Camera, nella direzione di garantire i giornalisti italiani dalle Querele Temerarie e da ogni forma di condizionamento o pressioni che possono colpire e limitare la libertà di informare i cittadini con inchieste e cronache puntuali e indipendenti.

WORLD PRESS FREEDOM 2015

MEDIA: CROLLA LIBERTÀ STAMPA NEL MONDO,ITALIA PERDE 24 POSIZIONI
Nel mondo la libertà di stampa ha subito un calo "brutale" nel 2014, con i due terzi dei 180 Paesi monitorati che hanno subito un arretramento negli standard rispetto all'anno precedente. Male anche l'Italia che perde 24 posizioni, scivolando al 73esimo posto, dietro la Moldavia e davanti al Nicaragua. È quanto emerge dal rapporto annuale di Reporter senza frontiere. Il "deterioramento complessivo" della libertà di stampa, afferma Christophe Deloire, segretario generale di Rsf, è causato da fattori congiunti, tra cui l'azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko Haram, che "si comportano come despoti dell'informazione".
Nel caso italiano a pesare è l'intimidazione della mafia nei confronti dei giornalisti, vittime anche di processi per diffamazione abusivi. "Da Boko Haram all'Isis, attraverso i narcotrafficanti o la mafia, il modus operandi- scrive Rsf - per bloccare la stampa è lo stesso: paura o ritorsioni".
I Paesi più pericolosi al mondo per i giornalisti sono la Siria (177esimo posto), dietro la Cina (176), e davanti ai fanalini di coda: Turkmenistan (178), Corea del Nord (179) ed Eritrea (180). Iraq compare alla 156esima posizione e la Nigeria alla 111esima. Questi ultimi due Paesi hanno visto quest'anno la comparsa di 'buchi neri dell'informazion', si legge nel rapporto. 
A occupare le prime posizioni continuano a essere i Paesi scandinavi: per il quinto anno consecutivo è la Finlandia a mantenere il primo posto, seguita da Norvegia e Danimarca.
Nella classifica anche piccoli Stati come Lussemburgo (dal quarto posto al 19esimo), Liechtenstein (dal sesto al 27esimo) e Andorra (dal quinto al 32esimo). "Qui - osserva l'Ong – la vicinanza tra poteri politici, economici e media genera conflitti di interesse estremamente frequenti". Tra i Paesi dell'Unione Europea, ultimo posto per la Bulgaria (106). Male anche la Grecia alla 91esima posizione, dietro il Kuwait. La Francia conquista un posto in più rispetto all'anno scorso anche se la classifica non tiene conto dell'attacco alla redazione di Charlie Hebdo.
Rsf inoltre denuncia una "intensificazione della violenza contro giornalisti e cittadini che coprono le proteste" citando il caso di Ucraina, Hong Kong, Brasile e Venezuela. Per quanto riguarda gli Stati africani, nonostante la Costa d'Avorio sia salita nelle posizioni di 15 posti, Congo e Libia sono indietreggiati di 25 e 17 posti rispetto all'anno precedente.
La classifica annuale di Rsf si basa su sette indicatori: livello di abusi, pluralismo, indipendenza dei media, autocensura, quadro giuridico, trasparenza e infrastrutture. (PARIGI, 12 FEBBRAIO- AGI/AFP/EFE)

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