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Botta e risposta tra il Cdr di Rcs Periodici e l'azienda
Cdr 13 Dic 2017

Rcs Periodici, la protesta del Cdr: «I conti migliorano, ma i giornalisti restano in cassa integrazione»

Nonostante i buoni risultati economici, gli ammortizzatori sociali rimangono. Il botta e risposta tra Cdr e azienda. «Chiediamo progetti che diano nuova linfa e rinnovato slancio ai nostri giornali. Noi siamo pronti, ma non all'ennesima e miope politica dei tagli sul costo del lavoro», scrivono i redattori.

Botta e risposta tra il Cdr della Rcs Periodici e l’azienda. «Il Comitato di redazione – spiegano i giornalisti – ha espresso soddisfazione per gli obiettivi raggiunti dal Gruppo (Ebitda a 84,4 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto al 2016, efficienze per 47,8 milioni di euro, utile netto positivo a 19,8 milioni di euro, indebitamento finanziario, significativamente ridotto, a 335,1 milioni di euro) sottolineando che trova assolutamente anacronistico il regime di cassa integrazione al 19,5% considerato il favorevole cambio di passo economico dell'azienda».

A queste osservazioni l’azienda risponde: «La marginalità conseguita in questi trimestri serve prioritariamente a riequilibrare i conti del Gruppo appesantiti da oltre 330 milioni di debiti, imputabili alle precedenti gestioni. Per l’area dei Periodici tutte le previsioni per il prossimo anno vedono un mercato in flessione sia per i ricavi editoriali sia quelli pubblicitari. Ovviamente non accetteremo passivamente questa tendenza e punteremo a sviluppare i nostri fatturati e migliorare la redditività delle nostre testate anche con nuove iniziative. Ciò nonostante è fondamentale tenere sotto controllo tutte le voci di spesa ad iniziare dal costo del lavoro che ha raggiunto valori rilevanti, anche raffrontato a quello di altre case editrici di periodici con produttività e redditività maggiori».

Ma è chiaro a tutti, è la controreplica del Cdr all’azienda che «la marginalità conseguita in questi trimestri serva a riequilibrare i conti del Gruppo, dell’intero Gruppo, appunto, e non della sola Periodici. Sappiamo bene che il mercato è in flessione da tempo per i periodici e, in questo momento, ancora di più per i quotidiani. Sappiamo anche che sta nella responsabilità e nella capacità editoriale e imprenditoriale ritrovare la strada del successo. E che per ottenere questo risultato occorra far leva sulla qualità delle testate e sul lavoro dei giornalisti e non ripiegare sulla scontata strategia del taglio del costo del lavoro».

Il passaggio successivo è la domanda del Comitato di redazione: Come è possibile che il costo del lavoro giornalistico in Rcs Periodici "abbia raggiunto valori rilevanti"? «Ricordiamo – incalza il Cdr – che: in questi ultimi anni sono usciti da Rcs Periodici, a vario titolo, almeno una trentina di colleghi; i premi di produzione per i giornalisti sono bloccati dal 2014 (ma non per i manager), così come qualsivoglia politica retributiva e contratti integrativi. A questo si aggiungono stati di crisi ininterrotti dal 2009, due anni di contratto di solidarietà difensiva (2014-2016) al 30 per cento e due anni di cassa integrazione (2016-2018) dal 25 al 19,5 per cento. Ci aspettiamo di più, una visione editoriale e imprenditoriale che dia finalmente nuova linfa e rinnovato slancio ai nostri giornali. Crediamo anche nella capacità del Gruppo di recuperare redditività e produttività, nel solco della grande tradizione di Rcs di cui siamo orgogliosi. Chiediamo nuovi progetti dal luglio 2016 ma ancora non abbiamo visto niente, a parte qualche allegato. Noi siamo pronti, ma non all'ennesima e miope politica dei tagli sul costo del lavoro».

@fnsisocial

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