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Minacce 30 Giu 2017

Vibo Valentia, intimidazione alla giornalista Gabriella Passariello. Parisi: «Superato ogni limite»

Tre donne si sono presentate nella redazione di Zoom24.it chiedendo di parlare con la cronista per far rimuovere l'articolo 'non gradito' dalla pagina del quotidiano online. Il direttore Famularo: «Denunciato tutto ai carabinieri». La solidarietà  della Fnsi ai colleghi.

Ennesimo episodio che mette nel mirino i giornalisti che svolgono il proprio dovere. A riportarlo è il sito giornalistalia.it. «La redazione di Zoom24.it – spiega Francesco Cangemi – ha ricevuto una serie di telefonate da parte di due persone che si sono qualificate come la mamma di Saverio Giampà, raggiunto da un provvedimento di fermo emesso dalla Dda di Catanzaro, e Manuela Fiumara. Entrambe chiedevano con insistenza la cancellazione dell'articolo "Filo Rosso, le relazioni extraconiugali e le ritorsioni all'interno della cosca", a firma della giornalista Gabriella Passariello, che in quel momento svolgeva la sua attività di cronista di giudiziaria al Tribunale di Catanzaro».

Al telefono ha risposto il tecnico di redazione, che non ha fornito alle due signore ulteriori dettagli sul contenuto dell'articolo invitandole a contattare i cronisti tramite il loro legale. Poche ore dopo, però, «fuori dalla redazione – prosegue Cangemi – si sono presentate tre donne, dicendo di essere: la mamma di Saverio Giampà e Manuela Fiumara, mentre la terza, una giovane, non ha rivelato il proprio nome. Prima hanno citofonato insistentemente, ma nessuno ha aperto loro; poi, approfittando dell'arrivo di una giornalista, sono riuscite ad entrare in redazione chiedendo di parlare con la cronista Gabriella Passariello affinché rimuovesse l’articolo "non gradito" dalla pagina del quotidiano online».

Non riuscendo a ottenere ciò che chiedevano, le donne sono passate alle minacce: «Se non togliete l'articolo – ha intimato la donna presentatasi come mamma di Saverio Giampà – vi facciamo chiudere il giornale». Mentre Fiumara apostrofava Gabriella Passariello con pesanti insulti. A quel punto i giornalisti, preoccupati per la degenerazione del diverbio, si sono rivolti ai carabinieri della stazione di Vibo Valentia che, in brevissimo tempo, sono arrivati sul posto. Nel frattempo, però, le tre donne avevano lasciato la redazione di Zoom24.it.

«Teniamo la barra dritta e proviamo a lanciare un messaggio chiaro a chi tenta, anche velatamente, di intimidirci e di limitare la nostra libertà», affermano il direttore Mimmo Famularo e la redazione del giornale online vibonese. «Zoom24.it – sottolineano – non rimuove nulla di ciò che scrive perché i cronisti che vi fanno parte, prima di scrivere, si documentano. E ciò a costo di finire nel mirino dei diretti interessati. Nella spiacevole circostanza odierna, la solidarietà del direttore e di tutta la redazione va alla collega Gabriella Passariello, professionista instancabile e sempre sul pezzo. Una di quelle che non si tirano mai indietro, neanche quando il rischio di incappare in situazioni spiacevoli è dietro l’angolo».

«Chi oggi ha provato a colpire lei, inevitabilmente ha colpito l'intera redazione di Zoom24. Ecco perché, onde evitare che tali episodi si ripetano, ho provveduto – conclude il direttore Famularo – a rappresentare l'accaduto e conseguentemente a sporgere denuncia all'Arma dei Carabinieri di Vibo Valentia».

Il segretario generale aggiunto della Fnsi, Carlo Parisi, nell'esprimere a Gabriella Passariello, alla sua famiglia ed alla redazione di Zoom24.it «la piena solidarietà della Fnsi e del Sindacato Giornalisti della Calabria», sottolinea – come avvenuto solo pochi giorni fa con l'intimidazione alla giornalista Alessia Truzzolillo – che il prezzo del giornalismo d'inchiesta, «ovvero quello fatto con serietà, passione e coraggio, non può essere certamente messo in discussione o censurato semplicemente perché qualcuno si sente toccato da scomode verità. In ogni caso a nessuno è consentito ricorrere impunemente a minacce o violenze ed è compito della magistratura e delle forze dell’ordine perseguire quanti ne facciano ricorso nel tentativo, vano, di imbavagliare i giornalisti, quotidianamente impegnati a garantire un'informazione senza censure di sorta».

@fnsisocial

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