CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Dibattito Fnsi 14 Mag 2005

Convegno alla Fnsi sul referendum del 12 giugno Serventi:

''Sono fortemente preoccupato per come i media hanno finora affrontato la questione della procreazione medicalmente assistita''. Lo ha rilevato il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi, intervenendo al convegno sul referendum sulla legge 40 ospitato nella sede dello stesso sindacato unitario dei giornalisti.

''Sono fortemente preoccupato per come i media hanno finora affrontato la questione della procreazione medicalmente assistita''. Lo ha rilevato il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi, intervenendo al convegno sul referendum sulla legge 40 ospitato nella sede dello stesso sindacato unitario dei giornalisti.

''Sono fortemente preoccupato per come i media hanno finora affrontato la questione della procreazione medicalmente assistita''. Lo ha rilevato il segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi, intervenendo al convegno sul referendum sulla legge 40 ospitato nella sede dello stesso sindacato unitario dei giornalisti. I media infatti, ha rilevato, prima non ne hanno parlato quasi, poi l'hanno fatto in modo superficiale, ora infine lo stanno facendo in modo molto politico'', legando cioe' la questione agli altri temi del dibattito politico in corso. Negativo il giudizio anche sull'informazione data finora dal servizio pubblico della Rai, ''che ha ospitato finora, ha detto Serventi Longhi, interventi orientati e di parte''. ''E' opportuno e doveroso che i cittadini sappiano su cosa sono chiamati a votare'', ha sottolineato il segretario della Fnsi, che ha infine lamentato anche una ''totale assenza di rispetto e di tolleranza reciproca nell'espressione delle diverse posizioni referendarie''. ''Dobbiamo evitare - ha concluso - lo scadere nella polemica''. Al convegno è stato, inoltre, presentato un sondaggio sul chi è che accede alla fecondazione assistita. Ecco i risultati. Sette coppie su dieci che accedono alla procreazione assistita sono di fede cattolica. E' la fotografia scattata da 5 centri di procreazione assistita e tre Associazioni che hanno realizzato un sondaggio esplorando l'orientamento religioso dei pazienti. Sono per la maggior parte credenti, di religione cattolica e gran parte di loro sono anche praticanti. E' questo il ritratto delle coppie che accede alle tecniche di procreazione assistita disegnato grazie alle schede di 500 coppie pervenute in 5 centri di procreazione assistita e presso tre Associazioni di pazienti, "Amica Cicogna", "Cerco un bimbo" e www.unbambino.it, 100 dal Centro Andros, 100 dal Centro Mediterraneo per la Medicina della Riproduzione, altre 100 dal CRM di Roma e ancora 100 dal Sismer di Bologna. "Che la maggior parte delle coppie fosse di religione cattolica per noi associazioni non è una sorpresa - afferma Filomena Gallo, avvocato e presidente dell'Associazione Amica Cicogna - è proprio, infatti, in coloro che hanno una visione tradizionale della famiglia e che pensano al momento procreativo come momento centrale della vita matrimoniale che la filiazione biologica assume un'importanza fondamentale e da senso alla vita di coppia". Tra tutte le 500 coppie intervistate, alla domanda se sono credenti, 25 non hanno saputo rispondere, 48 hanno dichiarato di non esserlo, mentre ben 428 si sono professate credenti. Tra quest'ultime, 336 sono di religione cattolica, mentre 34 appartengono a una religione diversa. Nella maggior parte dei casi sono anche praticanti, sebbene poi la frequenza alle pratiche religiose sia spesso saltuaria. Sono 291 le coppie, infatti, che hanno affermato di essere anche praticanti contro le 182 coppie che non lo sono. Ma se per 139 coppie la frequenza alle pratiche religiose è saltuaria e per altre 46 è del tutto occasionale, mentre 47 dichiarano una partecipazione regolare e 93 abbastanza regolare. "Abbiamo voluto fotografare l'orientamento etico e religioso di chi utilizza le tecniche di procreazione medicalmente assistita perché è forte la pressione della Chiesa Cattolica nel motivare la scelta dell'astensionismo - afferma Federica Casadei, Presidente dell'Associazione Cerco un bimbo - e questo dimostra lo scollamento delle gerarchie ecclesiastiche dalla vita quotidiana dei fedeli". Ma qual è lo stato d'animo di una coppia al momento di decidere se affrontare o meno una PMA? "In questo delicato momento, le convinzioni religiose spingono le coppie a una profonda riflessione, che quasi mai però sfocia in un vero e proprio conflitto" - afferma Angelo Gabriele Aiello, presidente di www.unbambino.it e psicologo presso la Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione (Sismer). Sono ben 280 le coppie che hanno vissuto questo momento contro le 213 che non lo hanno fatto. Ma questo momento di crisi nella maggior parte dei casi non si è risolto con un conflitto tra le convinzioni religiose e il desiderio di avere un figlio. Ben 340 coppie hanno infatti affermato di non avere vissuto alcun conflitto. Per 95, invece, il conflitto c'è stato e per 20 di loro è stato anche molto forte. "Proprio per capire meglio quali sono le loro emozioni abbiamo condotto uno studio su 30 donne. Abbiamo così scoperto che la maggior parte di loro, quasi il 55%, prova soprattutto ansia e paura, più del 20% tristezza e dolore mentre solo il 25% affronta questa esperienza con gioia e felicità. Un altro dato interessante è che le donne maggiormente esperte, che hanno già effettuato altri cicli, maturano una sorta d'adattamento alle procedure mediche che consente loro di affrontare la situazione con forte consapevolezza e determinazione", continua Aiello . "Le resistenze non sono poche - aggiunge Filomena Gallo - e sicuramente i dubbi che attraversano le coppie non sono poche. Conflitti dovuti anche all'aggressione che le coppie subiscono dalle campagne antireferendarie che a volte diventano un vero e proprio linciaggio morale. Sono coppie che vedono passare ai raggi x le motivazioni del desiderio più naturale del mondo a differenza di quanto accade per chi può procreare naturalmente a cui nessuno chiede perché vuole diventare genitore". In più di un caso su due le convinzioni religiose della coppia hanno determinato un momento di profonda riflessione quando si è trattato di decidere se ricorrere o meno alle tecniche di procreazione assistita per avere un figlio. L'idea di voler forzare la natura o di avere un figlio a tutti i costi, ma anche quella che altre persone partecipino a una vicenda intima come il rapporto dei genitori con la generazione di in figlio sono stati gli elementi di maggiore preoccupazione per le coppie nel prendere la decisione di ricorrere alla procreazione assistita. Il primo argomento è stato spunto di maggiore riflessione, infatti, per 150 delle coppie intervistate, quello della limitazione della privacy dei genitori per 152 coppie. Per più di 100 coppie il timore maggiore, da un punto di vista etico-religioso, è stato invece quello di determinare l'eliminazione di un embrione equiparabile sin dal primo momento a una vita, per 48 coppie quello di fare qualcosa vietato dalla sua confessione religiosa, e infine per 36 l'idea che nessuno può sostituirsi alla divinità in questo tipo di decisioni. E' la fecondazione eterologa la tecnica a cui, se fosse consentita dalla legge, più coppie accederebbero nonostante le proprie convinzioni religiose. Ben 290 coppie hanno infatti dichiarato che, in regime di legalità, ricorrerebbero alla donazione di seme o ovocita estraneo alla coppia per riuscire ad avere un figlio, 61 alla fecondazione come single e infine 34 alla fecondazione post-mortem. Proprio su questo argomento l'Associazione Cerco un bimbo ha specificamente rivolto un sondaggio agli utenti registrati sul sito www.cercounbimbo.net , circa 5.000 persone, invitandole a esprimere la loro disponibilità a ricorrere personalmente a queste tecniche. "Abbiamo volutamente scelto, dunque, di rivolgere una domanda molto più impegnativa rispetto a una generica opinione sulla fecondazione eterologa e abbiamo così scoperto che le coppie hanno idee molto chiare riguardo al tipo di tecnica di PMA disposte a utilizzare nella ricerca della loro maternità o paternità. Anche qualora si tratti di ricorrere a una fecondazione eterologa", conclude Federica Casadei. Dal sondaggio è emerso, infine, che la maggior parte degli utenti, circa il 46%, ricorrerebbe sicuramente alla donazione. A questa percentuale può aggiungersi un 12% che vi ricorrerebbe, se non con certezza soluta, con una forte probabilità. Solo il 20% del campione ha invece dichiarato che non vi ricorrerebbe in nessun caso, mentre un altro 15% sarebbe tendenzialmente contrario. Infine solo il 7.6% degli utenti si dichiara indeciso riguardo al ricorrere o meno alla fecondazione eterologa.

@fnsisocial