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Dibattito Fnsi 18 Nov 2009

Usigrai-Fnsi 'Diritto di replica', parla il procuratore di Palermo Antonio Ingroia: “La mia opinione deformata e stravolta, non mi rassegno all’idea di tacere”

''La mia opinione è stata deformata e stravolta. Non è la prima volta che accade con un magistrato e che accade a me. Il rischio è che i magistrati finiscano per non parlare più. Io non mi rassegno all'idea di tacere, chiaramente nei limiti che ben conosco...'': così il procuratore di Palermo Antonio Ingroia ha iniziato il suo intervento oggi - nella sede della Fnsi - per la conferenza stampa dal titolo 'Diritto di replica', organizzata dalla Federazione e dall'Usigrai. Ingroia - il 9 novembre - è stato al centro di un caso politico-giornalistico. Un suo intervento pubblico è stato commentato dal direttore del Tg1 Augusto Minzolini il quale ne ha dato una valenza politica e comunque negativa.

''La mia opinione è stata deformata e stravolta. Non è la prima volta che accade con un magistrato e che accade a me. Il rischio è che i magistrati finiscano per non parlare più. Io non mi rassegno all'idea di tacere, chiaramente nei limiti che ben conosco...'': così il procuratore di Palermo Antonio Ingroia ha iniziato il suo intervento oggi - nella sede della Fnsi - per la conferenza stampa dal titolo 'Diritto di replica', organizzata dalla Federazione e dall'Usigrai. Ingroia - il 9 novembre - è stato al centro di un caso politico-giornalistico. Un suo intervento pubblico è stato commentato dal direttore del Tg1 Augusto Minzolini il quale ne ha dato una valenza politica e comunque negativa.

Ingroia ricorda la vicenda sin dall'inizio: ''In quei giorni avevo fatto due interventi, uno durante un convegno organizzato da Magistratura Democratica, un altro durante un convegno di studi organizzato da De Magistris, entrambi inerenti la mia professione, e in quella occasione avevo manifestato la mia preoccupazione come magistrato, ma anche come cittadino sulle condizioni dello Stato di diritto in questo Paese''. ''In quella sede - continua - mi ero espresso su alcune leggi, come per esempio quella sulle intercettazioni, che mette a rischio gravemente lo svolgimento delle indagini dei Pm e il diritto dei cittadini ad essere informati, depauperando di fatto magistratura e libertà di informazione. Avevo fatto una serie di considerazioni, facendo esempi concreti (un esempio recente dell'utilità delle intercettazioni è la cattura del boss Raccuglia), e mi ero soffermato sulla legge di riforma del codice di procedura penale che tende a togliere ai Pm ogni potere di iniziativa nelle indagini penali dandola invece alla polizia giudiziaria. Un modo questo per sottoporre al controllo dell'esecutivo l'avvio delle indagini, non potendo controllare i magistrati''. ''Se si dovesse invertire il rapporto - è il ragionamento di Ingroia - temo che non vedremo più indagini nei confronti dei potenti perché il tutto è sottoposto al controllo dell'esecutivo. Tanto che dissi in quella circostanza, che si stava andando verso 'la soluzione finale dello stato di diritto'...''. ''Questo io dissi e conclusi sottolineando che la storia giudiziaria del nostro Paese ci ha dimostrato come ogni strategia che deleghi solo a magistratura e forze dell'ordine la lotta al sistema mafioso, è un sistema perdente. Per sconfiggere la mafia occorre un movimento dal basso, un movimento per la legalità. Falcone e Borsellino lo sapevano bene... ci sono stati due momenti significativi, negli anni '80 e '90 e questi due momenti hanno fatto sperare, e in quel caso ho usato l'espressione, che ha tanto sconvolto il direttore Minzolini, 'modificare il corso degli eventi'; in quel caso non mi riferivo a un tentativo di colpire la politica, come invece lui ha inteso, bastava leggere l'intero intervento per capirlo... mi riferivo, invece alla necessità di un impegno quotidiano da parte di tutti i cittadini attivi e vigili, che, abbandonando la tentazione all'indifferenza, siano parte politica attiva soprattutto in un momento in cui un sistema di potere mafioso forte - conclude Ingroia - è ancora presente sul territorio, e il rischio della soluzione finale di uno Stato di diritto sta all'orizzonte''. (ANSA)

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