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Alcuni momenti della presentazione in Fnsi
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Iniziative 20 Apr 2018

'Amministratori sotto tiro', nel 2017 record di minacce: un caso ogni 16 ore

Presentata nella sede della Fnsi la settima edizione del rapporto curato da Avviso Pubblico. Aumentano gli episodi di intimidazione ai danni di rappresentanti della pubblica amministrazione, che riguardano senza distinzione tutte e 20 le regioni italiane. E non è solo la mafia a colpire. Il link allo studio da scaricare.

Dal 2011 gli atti intimidatori ai danni di amministratori locali o rappresentanti della Pubblica Amministrazione sono aumentati del 153%. Nel 2017 ne sono stati censiti 537. Uno ogni 16 ore. Il 6% in più rispetto al 2016. Sono solo alcuni dei dati contenuti nel settimo rapporto 'Amministratori sotto tiro' curato da Avviso Pubblico e presentato a Roma nella sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana.

Per la prima volta, spiega il rapporto, lo scorso anno il fenomeno  ha interessato tutte le 20 regioni italiane, in 78 province e 314 comuni. Anche se il Mezzogiorno resta protagonista, con il 69% dei casi. La Campania è la regione più colpita, con 86 casi censiti, il 43% in più rispetto al  2016. Al secondo posto la Sicilia (79 casi), seguita da Puglia (70), Calabria (70) e Sardegna (48 casi). Sesta la Lombardia, che registra un sensibile aumento delle intimidazioni: 28 nel 2017.

Il tipo di minaccia più utilizzato si conferma l'incendio. Molto usate anche le lettere e i messaggi minatori, le aggressioni fisiche e i danneggiamenti di mezzi o strutture appartenenti al singolo o al comune. In forte ascesa le minacce via social network (salite dal 3% del 2016 al 9%), divenuti lo sfogatoio di frustrazioni personali, disagio e malcontento.

I soggetti maggiormente presi di si confermano gli amministratori locali (65% dei casi). Tra questi, in particolare i sindaci (61%), seguiti da consiglieri comunali (20%), assessori (10%) e vicesindaci (6%). Ma ci sono anche i casi di ex amministratori (6,5%), amministratori regionali (4%) e candidati alle elezioni amministrative (4%).

Non tutte le minacce sono riconducibili a manifestazioni di criminalità: nella maggior parte dei casi è il malcontento verso le decisioni amministrative a scatenare l'intimidazione (33,55% dei casi). In forte aumento, ad esempio, il dato riconducibile all'avversione per l'accoglienza dei migranti (il 21% degli atti perpetrati). E in un caso su quattro non sono le mafie o altre organizzazioni criminali a colpire, bensì singoli cittadini o gruppi che sfogano il proprio disagio verso il politico e il dipendente pubblico  fisicamente più raggiungibile.

L'11% delle minacce si riferisce a casi di violenza politica, 'in un periodo storico in cui in Italia alcuni estremismi dal sapore antico sono tornati a farsi sentire su alcuni territori del Paese', recita il rapporto.

All'iniziativa erano presenti, tra gli altri, il presidente e il coordinatore nazionale di  Avviso Pubblico, Roberto Montà e Pierpaolo Romani; il procuratore  della Repubblica di Roma, Giuseppe Pignatone; la presidente uscente  della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi; il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho; il sindaco di  Ventimiglia, Enrico Ioculano, che a causa delle sue decisioni rispetto all'arrivo di migranti è stato minacciato con corrispondenza di stampo nazi-fascista e con pesanti  intimidazioni sui social e dallo scorso marzo ha ricevuto la scorta.

«Vi è una esigenza di proteggere la nostra democrazia, bisogna intervenire con fermezza e rigore», ha detto il procuratore nazionale Federico Cafiero De Raho. «Il legislatore – ha ricordato – ha previsto pene severe verso chi esercita minaccia anche nei confronti dei corpi amministrativi. Quel che si nota è che nei luoghi controllati dalle organizzazioni di tipo mafioso si ha un maggior condizionamento, i danneggiamenti e gli incendi sono stati quasi 600. Lo Stato deve essere fermo, forte, deve essere presente sui territori dove ciò avviene».

Per l'ex presidente Rosy Bindi «molte minacce e intimidazioni sono legate alla condizione sociale, alla rabbia, alla sfiducia nei confronti della politica. Per combattere la mafia bisogna ricordare che non tutto è mafia, non tutto ciò che colpisce la politica e la pubblica amministrazione è necessariamente mafia. Molti amministratori colpiti fanno parte di amministrazioni che poi sono state sciolte per mafia, il che significa che spesso la violenza è legata alla incapacità e non volontà di tenere fede al patto che c'è stato tra la politica e la mafia. Quello presentato da Avviso Pubblico è un rapporto complesso che evidenzia come esiste la mafia ma ci sono anche altri motivi per cui gli amministratori vengono minacciati».

Il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone ha evidenziato che «quello di Avviso Pubblico è un rapporto interessante: ne esce uno spaccato del Paese significativo e preoccupante, con una serie di dati negativi, una presenza di mafie diffuse e una quota significativa di aggressioni e danneggiamenti non riconducibili alle mafie. Con tutto lo sforzo delle nostre forze di polizia, se non c'è la collaborazione dei cittadini e della parte offesa, non possiamo illuderci di trovare il responsabile dell'incendio, della minaccia o dello sparo notturno. Io credo che lo Stato siamo noi, noi dobbiamo convincerci di questo e combattere tutti insieme la stessa battaglia».

Alla presentazione anche il presidente di Articolo 21, Paolo Borrometi, sotto scorta da quattro anni per le minacce e le aggressioni mafiose subite. «Se io sono qui oggi è perché c'è uno Stato che funziona. Magistrati e carabinieri sono riusciti a sventare un attentato nei miei confronti. Ma per vincere la battaglia contro le mafie serve l'impegno quotidiano di ognuno di noi. Per troppo tempo – ha rilevato – abbiamo parlato di amministratori, cronisti, magistrati, sacerdoti minacciati. Dovremmo invece non ragionare più per categorie, ma considerando l'insieme dei cittadini. Spesso ad essere minacciati sono semplici cittadini che fanno solo il loro dovere».

PER APPROFONDIRE
A questo link il rapporto da scaricare.

@fnsisocial

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