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Freelance 24 Giu 2011

Approvata la legge che permette alle casse privatizzate di portare il contributo integrativo fino al 5 per cento

Approvata il 15 giugno definitivamente alla Camera la proposta di legge Lo Presti 1.524-B, che modifica l'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, che permette agli enti di previdenza privatizzati dei professionisti di innalzare fino alla quota del 5% il contributo integrativo, che è possibile fatturare caricandolo sulla parcella del cliente.

Approvata il 15 giugno definitivamente alla Camera la proposta di legge Lo Presti 1.524-B, che modifica l'articolo 8 del decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, che permette agli enti di previdenza privatizzati dei professionisti di innalzare fino alla quota del 5% il contributo integrativo, che è possibile fatturare caricandolo sulla parcella del cliente.

Per quanto riguarda i giornalisti, il contributo integrativo, che interessa i liberi professionisti (non i parasubordinati) trae origine dalla legge istitutiva della gestione separata dell'Inpgi. La legge 103 del 1996, tra le altre cose stabilisce all'articolo 8 comma 3, che il contributo minimo, che nel nostro caso è del 10 per cento a carico del giornalista è del 2, oggi elevabile al 5 per cento, a carico del cliente (editore), deve essere versato all'Inpgi direttamente dal giornalista. Se il cliente non versa il 2-5 per cento a suo carico il giornalista può rivalersi per la quota non versata ma solo attivando una causa civile. Non ha  altre possibilità, e nel mercato del lavoro giornalistico freelance, anomalo rispetto alle altre professioni dove il cliente "subisce" la parcella del professionista annessi contributi di legge, i "rapporti di forza" tra le parti sono rovesciati a tutto vantaggio del cliente. In sostanza è il cliente, ovvero l’editore che fa il prezzo. E va tenuto presente che questa “anomalia della professione giornalistica”  non è ben compresa dai legislatori, che vedono in modo unitario il mercato del lavoro dei liberi professionisti, mentre così non è.  Quindi, la possibilità  di portare il contributo a carico del cliente dal 2 per cento fino al tetto del 5 per cento, è senza dubbio un passo in avanti verso un possibile rafforzamento del montante contributivo (quello da cui trae origine la pensione).  Ma restano tutte in piedi molte perplessità  su chi veramente versa tale contributo. E' vero infatti che fino a che non si modifica la legge 103 del 1996, in modo che il versamento del contributo minimo (e integrativo) all'Inpgi venga posto direttamente in capo al cliente (l'editore) e non al giornalista,  la possibilità  che l'eventuale aumento esca, in ultima analisi, direttamente dalle tasche del giornalista è molto probabile. Quindi l'istituto di previdenza dei giornalisti potrà  elevare la percentuale fino al 5 per cento, ma non è in grado di garantire, in assenza di una modifica delle legge  n. 103, che a versare sia realmente l’editore. Questa partita come altre fa parte di un "pacchetto" di proposte di modifica legislativa che Inpgi e Fnsi assieme stanno da tempo portando all'attenzione del Governo e del Parlamento.

Enrico Ferri

Presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi

@fnsisocial

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