CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Dibattito Fnsi 17 Nov 2010

Convegno 'Libertà d’informazione. Quanto costa e a chi', promosso dalla Fnsi e da Libera Informazione, Milena Gabanelli: “Le cause pesano sul nostro lavoro al 70%” Franco Siddi: “Una battaglia civile per la libertà&rd

''Il vero problema della libertà di stampa è un problema che riguarda il diritto, non il politico di turno. Serve trovare uno strumento giuridico che limiti le cause di risarcimento. Per quel che mi riguarda pesano al 70% sul nostro lavoro''. Questa la testimonianza di Milena Gabanelli al convegno organizzato dalla Federazione nazionale della stampa insieme alla Fondazione Libera Informazione a Roma, dal titolo 'Libertà d'informazione quanto costa e a chi'. Un dibattito al quale, oltre alla conduttrice di Report, programma simbolo del giornalismo 'più esposto', hanno dato il loro contributo i presidenti della Federazione degli editori e dell'Associazione nazionale magistrati, Carlo Malinconico e Luca Palamara, ma anche Guido Columba, presidente dell'Unione nazionale cronisti e l'avvocato Oreste Flammini Minutolo. A fare gli onori di casa Franco Siddi e Roberto Natale, segretario e presidente Fnsi.

''Il vero problema della libertà di stampa è un problema che riguarda il diritto, non il politico di turno. Serve trovare uno strumento giuridico che limiti le cause di risarcimento. Per quel che mi riguarda pesano al 70% sul nostro lavoro''. Questa la testimonianza di Milena Gabanelli al convegno organizzato dalla Federazione nazionale della stampa insieme alla Fondazione Libera Informazione a Roma, dal titolo 'Libertà d'informazione quanto costa e a chi'. Un dibattito al quale, oltre alla conduttrice di Report, programma simbolo del giornalismo 'più esposto', hanno dato il loro contributo i presidenti della Federazione degli editori e dell'Associazione nazionale magistrati, Carlo Malinconico e Luca Palamara, ma anche Guido Columba, presidente dell'Unione nazionale cronisti e l'avvocato Oreste Flammini Minutolo. A fare gli onori di casa Franco Siddi e Roberto Natale, segretario e presidente Fnsi.

''Oramai quando ci arriva una querela io stappo una bottiglia, perché oramai non ci querela più nessuno - ha detto ironicamente la Gabanelli -. Ci sono solo cause civili di risarcimento: si sta a bagnomaria per anni sottraendo tempo al lavoro, al diritto dei cittadini a essere informati e soldi all'azienda. Se sei un piccolo editore non ce la fai. In 13 anni di vita di Report - ha aggiunto - abbiamo accumulato cause civili insostenibili da un punto di vista fisico. E posso dire con certezza cha la maggior parte di queste sono intimidatorie,

non hanno fondamento''. La giornalista ha poi spiegato che non chiede ''nessuna immunità ma che, prima di infilarsi in una causa lunga, ci sia un filtro, un magistrato che valuti'', e ha citato il diritto anglosassone dove ''le cause pretestuose sono condannate con sanzioni esemplari''. La Gabanelli ha poi portato l'esempio della prossima puntata di Report, che si occuperà di Finmeccanica: ''Tutti i soggetti coinvolti nell'inchiesta sono

stati contattati - ha detto - ma ci hanno risposto attraverso i legali che vedranno la trasmissione e poi eventualmente si rivarranno''.

''Ogni volta che i centri di potere sono toccati da notizie vere reagiscono con azioni che intimidiscono e puniscono chi si sta occupando di questi fatti e non c'è sempre la forza o la base economica per resistere - ha osservato Siddi -. In questi anni abbiamo subito molti attacchi e proposte di legge portate a estreme conseguenze, fino all'introduzione di bavagli. Occorre pensare a nuove norme, anche rivedere la legge sulla stampa, bisogna riflettere sulla funzione del giornalismo in un paese civile. Dobbiamo essere forti noi, i nostri direttori e i nostri editori''.

''Io credo nell'autoregolamentazione dei giornalisti - dice, chiamato in causa, Malinconico della Fieg - perché se non c'è disciplina di autoregolamentazione c'è il rischio che venga posta dall'esterno. La nostra percezione è che la libertà di stampa ci sia ma c'è anche il timore dell'affermarsi di interventi come la legge sulle intercettazioni: bisogna evitare che l'editore sia chiamato a fare opera di censura preventiva.

Valori come la libertà di stampa sono un rating della democrazia''.  ''Anch'io credo nell'autoregolamentazione - sottolinea Palamara - e credo anche nella necessità che ciascuno nei suoi ambiti, giornalista, magistratura, Parlamento, debba assumersi le sue responsabilità. Sulla diffamazione l'Anm può svolgere un ruolo di sensibilizzazione culturale come ha fatto per la legge sulle intercettazioni''. (ANSA)

INFORMAZIONE: SIDDI,CHI VUOLE RISARCIMENTO DANNI DIA CAUZIONE 20%

Chi avanza una richiesta di risarcimento danni nei confronti di una testata e di un

giornalista dovrebbe versare una sorta di cauzione, nella misura anche del 20 per cento della somma richiesta. È quanto suggerisce Franco Siddi, segretario generale della Fnsi, a proposito del problema rappresentato dalle sempre più richieste di risarcimento nel mondo della stampa scritta e radiotelevisiva. Una proposta formulata da Siddi in apertura oggi dei lavori del convegno Fnsi sul tema 'Libertà d'informazione. Quanto costa e a chi? Diffamazione, risarcimento del danno, liti temerarie: un'altra forma di bavaglio'. Anzi, a giudizio di Siddi "le azioni temerarie devono essere fermate, occorrono nuove norme, leggi che prevedano un danno riflesso per chi promuove queste azioni". Il segretario della Fnsi ha sottolineato inoltre che laddove ci sono direttori, ed anche editori, che in qualche modo tutelano i giornalisti in cause per risarcimento danni che appaiono 'temerarie', allora non succede nulla al giornalista stesso, mentre ben diverso e più complicato nel caso di direttori, ed editori, 'deboli', il rischio che si corre "è il silenzio, e questo è grave, rappresenta una ferita". Secondo Siddi, "le querele vengono fatte dai potenti che usano questo strumento per intimidire" e l'Italia è indietro rispetto ad altri Paesi "perché non è riuscita a tutelare le fonti delle notizie" e "intimidire anche in modo pesante attraverso la richiesta di risarcimento, tanto più in una situazione di crisi del settore, finisce con il condizionare la qualità dell'informazione". E il convegno di oggi aveva l'obiettivo di "concorrere - ha concluso Siddi - a liberare l'informazione". (AGI)

INFRMAZIONE: LA DIFFAMAZIONE COSTA, FIEG E FNSI CHIEDONO UN NUOVO CORSO

Andare incontro a una causa per diffamazione costa, agli editori e ai giornalisti. L'occasione per fare il punto su un tema sempre caldo, connesso con la questione del risarcimento danno e delle 'liti temerarie', è stato il convegno promosso dalla Fnsi insieme alla Fondazione Libera Informazione. A partire dal caso 'Report', il programma di Milena Gabanelli, che ha rischiato più volte di perdere la copertura legale della Rai.

Per ora la copertura c'è ''ma in futuro - dice la Gabanelli - non lo so''. "L'anno scorso - ricorda - c'è stato qualche momento di difficoltà perché il direttore generale aveva sollevato il problema dell'eccezione della tutela legale garantita a noi che siamo esterni all'azienda. Alla fine comunque tutto si è risolto. Si ventila la possibilità che ce la tolgano la tutela ma per ora c'è".

La normativa relativa alla diffamazione a mezzo stampa, come è stato evidenziato nel corso della giornata su ''Libertà d'informazione. Quanto costa e a chi?', aperta dal segretario generale della Fnsi Franco Siddi, risale a quanto previsto dalle 'disposizioni sulla stampa' contenute nella legge 47 che data al febbraio 1948. Con la riforma del codice del 1988 i reati di diffamazione a mezzo stampa vengono inoltre giudicati da un giudice unico a cui viene demandata, ha spiegato l'avvocato Oreste Flammini Minuto, ''la certezza del diritto''.

La minaccia di risarcimenti molto salati come mezzo per influenzare indebitamente l'informazione non piace agli editori. ''La libertà di stampa - riflette il presidente della Fieg, Carlo Malinconico - è un valore essenziale che qualifica la democrazia''. Quindi per evitare ''gli eccessi che ci sono e ci saranno sempre'' si deve guardare a strumenti nuovi, allo studio, ''ma comunque dobbiamo evitare che contro gli eccessi si arrivi all'estensione dei divieti e all'aggravamento delle sanzioni che riguardano anche gli editori'', osserva Malinconico.

La necessità di avviare un ''nuovo corso'' è stata indicata dal presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, che ha invitato giornalisti e giudici a ''trovare nelle rispettive competenze un modo per non dare al paese l'immagine di magistrati che vogliono coartare la libertà di stampa da una parte e di giornalisti che svolgono la loro professione senza porsi limiti'' deontologici dall'altra. (ADNKRONOS)

MILENA GABANELLI: PER ORA LA TUTELA LEGALE C'È MA IN FUTURO NON SO

Per ora Milena Gabanelli e il suo gruppo di lavoro a 'Report' la tutela legale Rai ce l'hanno, "ma in futuro non so...". Lo ha detto la stessa Gabanelli nel corso dell'intervento al convegno 'Libertà d'informazione. Quanto costa e a chi" promosso dalla Fnsi insieme alla Fondazione Libera Informazione sullo specifico tema delle cause per diffamazione, del risarcimento danno e delle 'liti temerarie', convegno aperto dal segretario Franco Siddi e che vede la partecipazione tra gli altri del presidente dell'Associazione nazionale magistrati, Luca Palamara, e del presidente della Fieg, Carlo Malinconico.

 L'ideatrice e conduttrice di 'Report' ha spiegato che lei e il suo gruppo non sono dipendenti Rai e quindi in teoria non ci dovrebbe essere tutela legale dell'azienda, pero' dal 2007 questa è intervenuta. Fino ad allora l'azienda di viale Mazzini era invece esclusa da ogni eventuale coinvolgimento in cause civili e richieste di risarcimento grazie alla cosiddetta 'manleva', ovvero la dichiarazione scritta con la quale il firmatario si impegna a sollevare un terzo soggetto (la Rai, in questo caso) dagli effetti negativi causati da un particolare evento, qualora dovesse verificarsi. "Lo scorso anno - ha aggiunto la Gabanelli - c'è stato qualche momento di difficoltà perché il direttore generale aveva sollevato il problema di questa eccezione della tutela legale garantita a noi che siamo esterni. Alla fine comunque tutto si è risolto. Si ventila la possibilità che ce la tolgano la tutela ma per ora c'è". La giornalista ha anche spiegato che quando il rischio di perdere la tutela legale è apparso forte, "ho cercato un'assicurazione che potesse intervenire e coprire la trasmissione da questo punto di vista, e l'ho potuta cercare solo all'estero perché in Italia non ce ne sono. Ne ho trovate due: una sul mercato inglese e una su quello statunitense. Entrambe disposte ad assicurare il danno ma non le spese legali". E alla domanda sul perché di questa pratica, "mi hanno risposto che le assicurazioni assicurano un rischio e non una spesa certa, come possono essere le spese legali". (AGI)

 

LE PROPOSTE DI OSSIGENO PER LA TUTELA LEGALE DEI GIORNALISTI: “L’IDEA DI UN COMITATO GIURIDICO E DI CONSULENZA LEGALE”

Intervento di Alberto Spampinato al convegno "Libertà d'informazione. Quanto costa e a chi?”: “Negli ultimi anni il ricorso alla violenza,alle intimidazioni e agli abusi giudiziari per ostacolare il diritto di cronaca e di espressione critica dei giornalisti si è fatto sempre più ampio, al punto che l’Italia ormai rappresenta un caso europeo di informazione limitata, come hanno messo in luce gli osservatori internazionali più autorevoli declassando da un anno all’altro il nostro paese.

In Italia infatti questo grave problema si somma al non risolto conflitto d’interesse del premier ed alla concentrazione della proprietà editoriale in poche mani. Proprio per l’insieme e il sommarsi di queste cose, il tentativo del governo italiano di approvare la cosiddetta legge bavaglio ha fatto enorme impressione nelle grandi capitali occidentali.
Secondo le ultime frammentarie informazioni, sono almeno 12 i giornalisti italiani costretti a vivere sotto scorta.  Altre centinaia di cronisti vivono una condizione non meno allarmante: subiscono minacce, attentati, aggressioni, danneggiamenti. Il Rapporto Ossigeno per l’Informazione - ovviamente  - può contare solo i casi noti, quelli che diventano denunce all’autorità giudiziaria, che sono una piccola parte del totale, come confermano tutti gli esperti e studiosi del fenomeno e la stessa UNESCO che, nel Rapporto 2009-2010,  ha affermato testualmente: “i casi noti sono solo la punta dell’iceberg”. Ebbene,  nel 2009-2010 Ossigeno ha documentato 78 episodi che, poiché 23 di essi riguardano gruppi di giornalisti ed intere redazioni, coinvolgono direttamente e indirettamente almeno 400 giornalisti. E per stimare i casi che rimangono segreti perché i minacciati non hanno la forza di denunciarli, bisognerebbe moltiplicare questa cifra almeno per tre.
E ancora più grande è il numero dei giornalisti che si autocensura per sfuggire a reazioni violente reali o presunte.
Ecco, a nostro avviso, il problema delle richieste di risarcimento va inserito in questo contesto, poiché con il loro proliferare, con il carattere di abuso legale che spesso rappresentano, costituiscono esse stesse una diffusa forma di intimidazione e di censura nei confronti dei giornalisti e concorrono a causare l’ampio oscuramento di notizie di rilevante interesse sociale. Perciò noi abbiamo cominciati a censirle. Nel nostro Rapporto ne abbiamo elencate 16, ma sappiamo che sono molte di più e perciò sollecitiamo tutti a segnalarle sistematicamente al nostro Osservatorio.
Ho voluto fare questo inquadramento del fenomeno del risarcimento-facile perché è sempre necessario analizzare i problemi fra loro collegati in un quadro unitario ed è utile cercare soluzioni che concorrano a migliorare l’intero quadro. Ebbene, di fronte al moltiplicarsi di richieste di risarcimento che mirano a mettere in ginocchio i cronisti e le aziende editoriali noi riteniamo che sia giusto porsi innanzi tutto il problema generale di assicurare una maggiore tutela al lavoro giornalistico, che sia necessario fornire ai giornalisti un più esteso servizio di assistenza legale, ma riteniamo che siano necessarie anche riforme legislative per colmare alcuni evidenti vuoti legislativi che ci sono e consentono gli abusi e l’impunità di chi li commette.
Le proposte di Libera Informazione espresse nella Carta di Perugia vanno a nostro avviso nella giusta direzione, anche perché la prima esigenza è quella di rendere prevedibile e calcolabile anche sotto il profilo del danno economico il rischio che un giornale e un giornalista corrono pubblicando una notizia sgradita a qualcuno. E finché questo quadro di certezze non ci sarà non sarà possibile fornire una adeguata tutela legale ai giornalisti, non sarà possibile stipulare con nessuna assicurazione una polizza di responsabilità civile per i giornalisti. Dunque le proposte vanno nella direzione giusta. Ma – come abbiamo scritto nel nostro rapporto 2010 –  noi temiamo che non rispondano pienamente alla specificità dei casi in cui il risarcimento viene chiesto per intimidire e censurare i giornalisti e limitare il diritto di cronaca.

Occorre una legislazione che garantisca più attivamente il diritto-dovere dei giornalisti di fornire le informazioni all'opinione pubblica e, allo stesso tempo, il diritto dei cittadini di essere informati.

Questi due diritti sono tutelati dalla Costituzioni e da tutte le carte fondamentali europee e delle Nazioni Unite. E allora dobbiamo chiederci se di fronte alla sistematica violazione di questi diritti non sarebbe utile, opportuno e necessario introdurre il reato specifico di ostacolo all'informazione, e prevedere aggravanti specifiche per tutti quei reati già esistenti quando siano commessi allo scopo di ostacolare l'informazione. In questo campo, a nostro avviso, c’e’ un evidente vuoto legislativo. La mia conclusione è questa: poiché nel nostro Paese vengono compiuti innumerevoli atti indebiti per comprimere, limitare, condizionare, cancellare il libero esercizio del diritto di cronaca, io mi chiedo se non sia necessario ed opportuno provvedere: una tutela legislativa esplicita in questa materia; una sanzione specifica, civile o penale, per chi ostacola consapevolmente il diritto di cronaca; e un’aggravante specifica per i reati contro la persona (intimidazioni, minacce, percosse, danneggiamenti) quando siano compiuti per limitare l’esercizio della libertà di espressione e di cronaca dei giornalisti.
Sono conscio della difficoltà di fare accettare una simile impostazione e conosco le obiezioni che sorgono ogni volta che si propone di introdurre un nuovo reato. Ma io sono suggestionato da questa idea perché ho visto nascere l’art.416 bis che ha introdotto il reato di associazione mafiosa in in clima di scetticismo e di contrarietà che era forse maggiore.
Ritengo perciò opportuno chiamare giornalisti, giuristi, politici a discutere attorno a questa proposta, che consente di richiamare tutte le questioni connesse, a cominciare dalla richiesta di regolamentare con criteri limitativi e parametri oggettivi le richieste di risarcimento.
L'introduzione del nuovo reato sarebbe per certi versi la quadratura del cerchio: fra l'altro potrebbe creare le condizioni per dotare i giornalisti di una assicurazione, oggi impensabile.
Non credo che sia costruttivo affrontare il problema trovando uno o più parlamentari disposti a presentare una proposta di legge con questi contenuti. Credo invece che la proposta vada costruita con una iniziativa politico-culturale che potrebbe consistere in una campagna pubblicistica a più voci e in una serie di convegni pubblici fra giuristi, parlamentari, giornalisti, editori, intellettuali egualmente interessati al problema della censura.
Noi intanto abbiamo deciso di affiancare alla struttura giornalistica dell'osservatorio Ossigeno una sezione giuridica in cui osservare, analizzare e segnalare sentenze, normative, e altri aspetti giuridico-normativi della questione dei giornalisti minacciati o censurati in altre forme, e abbiamo cominciato a dar vita a un comitato di consulenza giuridica e legale al quale sta lavorando insieme a noi l'avv. Giulio Vasaturo dell’Università la Sapienza.

La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:
14 novembre - “Nel sistema italiano dell’informazione le richieste del risarcimento danni e della riparazione pecuniaria, insieme con le conseguenze penali previste dalla legge costituiscono ormai un’arma impropria largamente usata per dissuadere giornalisti ed editori a cimentarsi in inchieste scomode che vogliono rendere chiare le troppe zone grigie o oscure della società e del potere nel nostro Paese.
Gli effetti di questa normativa, che va in senso opposto alle legislazioni di Paesi come gli Usa e l’Inghilterra, sono devastanti per molte testate e tanti singoli giornalisti, che non possono rischiare le proprie magre risorse in cause che si trascinano per anni. Su questo tema mercoledì 17 novembre 2010 si svolgerà a Roma nella sede della Fnsi (Corso Vittorio Emanuele II, 349 con inizio alle 9.30) il convegno nazionale “Libertà d’informazione. Quanto costa e a chi”, promosso dalla Fnsi insieme alla Fondazione Libera Informazione. L’obiettivo è avviare un concreto iter parlamentare per modificare la legge vigente e sperimentare forme collegiali di assistenza su base regionale e territoriale per difendere i giornalisti che, in modo documentato, siano vittime di strumentali richieste di risarcimento e di querele temerarie. Al dibattito sono invitati direttori e giornalisti di tutte le testate, avvocati, magistrati, rappresentanti delle organizzazioni della stampa, parlamentari di tutti gli schieramenti politici (con particolare riferimento alle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali della Camera dei Deputati). Ad oggi hanno annunciato la loro presenza: Carlo Malinconico Presidente Fieg, Enzo Iacopino Presidente Ordine dei giornalisti, Franco Siddi Segretario generale Fnsi, Milena Gabanelli (Report Rai 3), Claudio Riolo storico Università di Palermo, Luca Palamara Presidente Anm, Vladimiro Zagrebelsky, ex giudice della Corte europea dei diritti dell’uomo, Valerio Spigarelli Presidente Unione camere penali, Darian Pavli dell’Open society justice iniziative, gli avvocati Caterina Malavenda, Oreste Flammini Minuto, Domenico D’Amati, Guido Columba Presidente Unione nazionale cronisti, Alberto Spampinato direttore Osservatorio Ossigeno. Presiederà Roberto Natale Presidente Fnsi mentre coordinerà il dibattito Roberto MorrionePresidente della Fondazione Libera Informazione”.

@fnsisocial