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Associazioni 09 Giu 2010

Documento politico unitario del direttivo dell’Associazione Stampa Romana

L’Associazione Stampa Romana si è sforzata sin qui e si sforzerà di continuare a essere un presidio a difesa dell’autonomia della professione, pianificando il suo lavoro sindacale sull’inclusione, sullo stretto rapporto con la base, sulla progettualità e sulla trasparenza. Avviandosi verso il congresso, nel bel mezzo di una crisi che perdura e che non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti, è necessario portare a sintesi questo lavoro.

L’Associazione Stampa Romana si è sforzata sin qui e si sforzerà di continuare a essere un presidio a difesa dell’autonomia della professione, pianificando il suo lavoro sindacale sull’inclusione, sullo stretto rapporto con la base, sulla progettualità e sulla trasparenza. Avviandosi verso il congresso, nel bel mezzo di una crisi che perdura e che non ha ancora dispiegato tutti i suoi effetti, è necessario portare a sintesi questo lavoro.

 In altre parole, in questo tratto che manca alla fine della consigliatura, dobbiamo portare a termine almeno una parte del lavoro intrapreso e porre le basi di quello futuro. In questo senso dato il momento di particolare gravità, i prossimi mesi di lavoro che l'Asr si trova davanti da qui al prossimo Congresso, richiedono il massimo impegno unitario e la massima condivisione possibile. Per garantire al meglio la gestione sindacale, le componenti di governo dell'Asr s'impegnano a lavorare unitariamente nel rispetto reciproco della loro autonomia, della loro diversità e delle competenze stabilite dallo statuto dell’Associazione stessa.

 

LA LIBERTA’ DI INFORMAZIONE – L’Asr è sempre stata in prima fila nella battaglia per la difesa della libertà di informazione, articolando il suo intervento sia sotto il profilo della difesa delle regole che la categoria si è data, sia sul versante del contrasto a tutti i provvedimenti, venissero dagli editori o dal governo, che miravano a comprimere gli spazi di indipendenza. In questo senso la battaglia contro il Ddl Alfano è la sintesi di molte altre. Ma il disegno di legge sulle intercettazioni contiene un surplus di pericolosità, perché, cercando di censurare a monte il lavoro del giornalista, ne mina l’essenza stessa di contropotere al servizio dei cittadini. L’Asr si impegna quindi a proseguire la sua azione, mettendo in campo, qualora il provvedimento diventasse legge, forme di disobbedienza civile e ponendosi come punto di raccordo, a livello regionale, fra tutte le forze della società civile che si battono per tutelare i diritti democratici e costituzionali.

 

LA CRISI E I SUOI EFFETTI – L’impatto devastante della crisi economica ha fornito agli editori il pretesto per provare a regolare i conti con una categoria alla quale non si possono applicare le logiche della catena di montaggio. Non c’è dubbio che vi sia stato un uso strumentale ed eccessivo delle difficoltà economiche e il prezzo l’abbiano in gran parte pagato due soggetti: la generazione dei colleghi più vicini alla pensione e i giovani in cerca di occupazione. Questo sta generando una perdita di saperi che nuoce alla tenuta della professione e impoverisce la qualità dell’informazione. Ora l’Asr è impegnata a vigilare con determinazione sull’applicazione degli stati di crisi, per impedire violazioni contrattuali e di legge, ma anche per traghettare la professione verso il futuro e per ricostruire il tessuto di solidarietà e identità della categoria, senza il quale l’azione sindacale è destinata al fallimento.

 

IL FUTURO DEL GIORNALISMO – Una logica puramente difensiva, però, sarebbe letale in un momento di grandi trasformazioni tecnologiche, di ridefinizione degli ambiti e dei rapporti di forza fra i media. L’Asr ha il dovere di suscitare un dibattito nelle redazioni su come trasportare la categoria nel giornalismo del terzo millennio. Un ruolo fondamentale, in questo senso, ce l’ha la formazione, sulla quale l’Asr ha puntato molto nell’ultimo biennio. Si tratta di fornire ai colleghi strumenti di comprensione dell’innovazione in atto, non per assecondare i disegni degli editori, ma per governare i processi produttivi senza diventare schiavi delle tecnologie. Si tratta di immaginare nuovi modelli provando a indirizzarli nel senso della rinascita della professione, dell’ampliamento del ruolo del giornalista e cercando di contrattare assetti organizzativi e figure professionali sempre alla luce dei parametri di qualità dell’informazione. Un bel passo in avanti sarebbe riuscire finalmente a coordinare gli enti della categoria, mettendo in relazione diretta la formazione con il mercato del lavoro.

 

 

 

 

IL LAVORO AUTONOMO – L’Asr è stata una delle prime associazioni a dotarsi di una Consulta dei Free Lance, intuendo che normare il lavoro autonomo era un passaggio decisivo per garantire i diritti dei colleghi e la qualità dell’informazione. Un  impegno che va proseguito e rafforzato, anche a tutela dei giornalisti con contratto dipendente. Organizzare un mondo pulviscolare come quello dei collaboratori non è impresa facile, vanno coinvolti maggiormente i Cdr e articolata una puntuale rappresentanza territoriale, affidando alle Associazioni un ruolo di tutela dei colleghi. Anche in questo campo la formazione e la costruzione di un welfare di categoria può essere utile.

 

I COLLEGHI DELL’EMITTENZA LOCALE – I colleghi ai quali si applica il contratto Aeranti-Corallo hanno trovato ascolto nell’Asr che ha sostenuto le loro giuste rivendicazioni. Abbiamo costruito un coordinamento dei Cdr che sta lavorando a una piattaforma regionale e a idee per la novazione della parte economica e successivamente di quella normativa. Questi colleghi che rappresentano il nostro legame con un mondo vasto e finora in crescita disordinata come quello dell’emittenza locale, vanno prima di tutto riconosciuti nella loro identità di giornalisti professionisti. Bisogna, poi, lavorare a una profonda modifica del contratto Aeranti-Corallo che deve assumere una dinamica espansiva, sia sotto il profilo economico che normativo e avvicinarsi progressivamente a quello Fnsi-Fieg.

 

I PUBBLICISTI - I colleghi collaboratori, come recita la definizione statutaria della Fnsi, restano una parte importante della categoria. Molti di loro agiscono in quel variegato mondo che abbiamo definito lavoro autonomo, altri, invece, specie negli uffici stampa, vivono il disagio di una transizione incompiuta: iscritti all’albo ma senza un’identità definita. Dobbiamo aprire una riflessione sul ruolo dei pubblicisti nel giornalismo, difendere gli articoli del contratto che li riguardano e compiere tutti gli atti necessari a definire una volta per tutte il loro ruolo nella categoria.

 

GLI UFFICI STAMPA -  Anche su questo versante l’Asr si è segnalata come una delle associazioni più attente a seguire l’evoluzione professionale e contrattuale del settore. La trattativa per il riconoscimento del profilo professionale negli Enti Pubblici, purtroppo è a un punto di stallo. L’Asr deve dare il suo contributo per disincagliarla, se necessario provando ad aprire, sulle tematiche possibili, tavoli regionali di contrattazione.

 

LA STRUTTURA DEL SINDACATO – E’ evidente che, di fronte alle sfide e ai temi elencati, la struttura del sindacato nazionale e regionale dei giornalisti, mostra ormai tutti i suoi deficit e le sue inadeguatezze. C’è prima di tutto un tema di rappresentanza dei settori produttivi, con in testa l’emittenza nazionale privata e i giornalisti del multimediale. Senza mettere in discussione l’assetto federativo della Fnsi, vanno pensati equi criteri di rappresentanza delle associazioni regionali. E’, invece, arrivato il momento di rimodulare l’organizzazione sindacale per dare visibilità, anche in vista del prossimo rinnovo contrattuale, a colleghi che lavorano su media diversi, con professionalità e organizzazioni redazionali diverse ecc. In questo senso va riformato anche lo Statuto dell’Asr per renderlo più aderente alla realtà della categoria.

 

I CONGRESSI – Alla luce di tutto questo ragionamento, sarebbe inutile e persino dannoso, se i prossimi appuntamenti congressuali dovessero risolversi in un astratto dibattito su posizioni individuali, o peggio ancora in un inutile scontro di componenti sugli assetti dirigenti. L’Asr, per questo, si impegnerà a verificare se sia possibile una discussione congressuale a tesi che provino ad analizzare la situazione, immaginando politiche, organizzazione e linee guida per il futuro della categoria.

@fnsisocial

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