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Fnsi 19 Feb 2004

Giornalisti, il Segretario Fnsi replica a Il Sole 24 Ore: "Tutti i giornalisti, professionisti o pubblicisti, sono esclusi dall'ambito di applicazione delle collaborazioni a progetto"

Giornalisti, il Segretario Fnsi replica a Il Sole 24 Ore: "Tutti i giornalisti, professionisti o pubblicisti, sono esclusi dall'ambito di applicazione delle collaborazioni a progetto"

Giornalisti, il Segretario Fnsi replica a Il Sole 24 Ore: "Tutti i giornalisti, professionisti o pubblicisti, sono esclusi dall'ambito di applicazione delle collaborazioni a progetto"

«Poichè per l'esercizio dell'attività giornalistica, sia in regime di subordinazione che di autonomia, è necessaria l'iscrizione all'albo professionale dei giornalisti, a prescindere dalla sua suddivisone tra professionisti e pubblicisti, non esiste alcun dubbio di sorta che tutti i giornalisti, siano professionisti o pubblicisti, sono esclusi dall'ambito di applicazione delle collaborazioni coordinate e continuative a progetto». È quanto afferma il segretario generale della Federazione nazionale della Stampa Paolo Serventi Longhi in una lettera inviata la direttore de «Il Sole 24 Ore» Guido Gentili, per contestare l'interpretazione normativa contenuta in articolo pubblicato sul quotidiano. Nell'articolo in questione, «in relazione alla recente entrata in vigore della normativa sulle collaborazioni coordinate e continuative prevista dalla così detta Legge Biagi - rileva il segretario della Fnsi - si fa propria la tesi sostenuta dall'Ordine Regionale della Lombardia, in contrasto peraltro, con quanto già sostenuto dal Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione Nazionale della Stampa, che l'esclusione prevista per gli albi non ha effetto sui pubblicisti». «Si tratta di una affermazione del tutto infondata - secondo il Segretario Generale della Fnsi - che rischia di ingenerare equivoci interpretativi che non hanno ragion d'essere. Come è noto, il decreto legislativo 10 settembre 2003 n. 276 ha in particolare innovato la regolamentazione dei contratti di collaborazione coordinata e continuativa (co.co.co.), prevedendo che tali contratti possano essere vincolati »ad uno o più progetti specifici o programmi di lavoro o fasi di esso determinati dal committente e gestiti autonomamente dal collaboratore«. »La legge, come ha precisato il Ministero del Lavoro con la sua circolare interpretativa, non ha inteso nè sostituire nè modificare l'articolo 409 del c.p.c. che ha introdotto la figura del co.co.co. Infatti, l'articolo 61 - continua la lettera del Segretario Generale della Fnsi - del decreto legislativo esclude dall'inquadramento tra le collaborazioni coordinate e continuative a progetto «le professioni intellettuali per le quali è necessaria l'iscrizione in appositi albi professionali». «Interpretazioni difformi, come quelle diffuse oggi da »Il Sole 24 Ore« - conclude la lettera di Serventi Longhi - rischiano di ingenerare soltanto confusione». (AGI)

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