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Associazioni 28 Mag 2010

Giornalisti pugliesi incontrano parlamentari: “Sì alle regole, no al bavaglio. Insufficienti le modifiche apportate al ddl Alfano”

Sì alle regole, no al bavaglio. I giornalisti pugliesi giudicano positivamente i miglioramenti introdotti al ddl Alfano sulle intercettazioni, ma li considerano insufficienti. Il ritorno al testo approvato a larga maggioranza dalla Camera dei deputati, infatti, non cancella le pesanti sanzioni, fino al carcere, previste per i cronisti che fanno soltanto il loro mestiere: quello, cioè, di pubblicare le notizie. Per questo, alla vigilia del dibattito in aula, a partire da lunedì, chiedono ai parlamentari di cancellare tutte le norme che, se approvate, renderebbero difficile, se non impossibile, l'esercizio del diritto di cronaca. Se ne è discusso questa mattina in un dibattito organizzato a Bari dall'Associazione della Stampa di Puglia.

Sì alle regole, no al bavaglio. I giornalisti pugliesi giudicano positivamente i miglioramenti introdotti al ddl Alfano sulle intercettazioni, ma li considerano insufficienti. Il ritorno al testo approvato a larga maggioranza dalla Camera dei deputati, infatti, non cancella le pesanti sanzioni, fino al carcere, previste per i cronisti che fanno soltanto il loro mestiere: quello, cioè, di pubblicare le notizie. Per questo, alla vigilia del dibattito in aula, a partire da lunedì, chiedono ai parlamentari di cancellare tutte le norme che, se approvate, renderebbero difficile, se non impossibile, l'esercizio del diritto di cronaca. Se ne è discusso questa mattina in un dibattito organizzato a Bari dall'Associazione della Stampa di Puglia.

Al confronto con i giornalisti, coordinato da Raffaele Lorusso, presidente dell'Assostampa, hanno partecipato i parlamentari Simeone Di Cagno Abbrescia, Gaetano Quagliariello, Francesco Paolo Sisto e Luigi Vitali (Pdl); Dario Ginefra e Giovanni Procacci (Pd); Pino Pisicchio (Api). Pur accogliendo gli undici ulteriori emendamenti annunciati dal senatore Quagliarello, l'assemblea dei giornalisti ritiene imprescindibile la cancellazione delle pene detentive per i giornalisti e delle sanzioni pecuniarie per gli editori. La pubblicazione di una notizia non può mai essere un reato - è stato detto a più riprese durante il dibattito - Il carcere per i giornalisti che fanno il proprio dovere, cioè informano l'opinione pubblica, è tipico dei regimi autoritari e non delle democrazie mature. L'equilibrio necessario e imprescindibile fra diritto all'esercizio dell'azione giudiziaria, diritto alla riservatezza e diritto di cronaca non può risolversi nell'approvazione di norme che penalizzano chi ha il dovere di informare l'opinione pubblica. I giornalisti riconoscono che, spesso, si è andati oltre il diritto di cronaca, pubblicando atti irrilevanti ai fini delle inchieste giudiziarie e  riguardanti soltanto la vita privata di persone estranee alle indagini. Per questa ragione propongono al Parlamento di istituire un'udienza filtro in cui, nel contraddittorio fra le parti processuali, si decida quale sia la parte delle intercettazioni rilevante ai fini dell'inchiesta, e quindi suscettibile anche di pubblicazione, e quale debba essere invece distrutta perché irrilevante. I giornalisti concordano anche sulla necessità di prevedere strumenti sanzionatori più efficaci e tempestivi, diversi dal carcere, per coloro che non rispettano le regole, investendo di maggiori responsabilità l'Ordine professionale o istituendo un Giurì per la lealtà dell'informazione che si pronunci entro tre giorni in tutti i casi di violazione della privacy. Il tutto, nell'interesse esclusivo dei cittadini, il cui diritto fondamentale a conoscere e sapere i fatti di rilevante interesse pubblico è un diritto vitale e irrinunciabile da cui dipende il corretto funzionamento del sistema democratico.

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