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Freelance 13 Apr 2012

Giunta Fnsi: “Videomaker? Rispettare il giornalismo No a nuove forme di sfruttamento”

“Il desiderio di partecipazione civica con contributi di informazione e video documentazione su giornali e media on line non può essere mai scambiato con il lavoro professionale. Il lancio dell’iniziativa di Repubblica.it di una proposta di una sorta di reclutamento di “videomaker”, con annessa proposta di una propria scuola, per “un vero e proprio vivaio di reporter” in grado di “girare autonomamente oppure in supporto dei cronisti del giornale” è una bella provocazione.

“Il desiderio di partecipazione civica con contributi di informazione e video documentazione su giornali e media on line non può essere mai scambiato con il lavoro professionale. Il lancio dell’iniziativa di Repubblica.it di una proposta di una sorta di reclutamento di “videomaker”, con annessa proposta di una propria scuola, per “un vero e proprio vivaio di reporter” in grado di “girare autonomamente oppure in supporto dei cronisti del giornale” è una bella provocazione.

Ma la sfida del cambiamento – accettata  con spirito aperto dal Sindacato dei giornalisti -  a giudizio della Giunta Esecutiva con la Commissione del Lavoro Autonomo della Fnsi, non può neanche minimamente rischiare di confondersi con una sorta di sfruttamento del desiderio civico di partecipare, o anche solo di apparire.  Qualsiasi collaborazione di tipo giornalistico venga richiesta a chi ne ha competenza deve essere trattata come tale, a cominciare dall’equo compenso. La precisazione fatta nel pomeriggio da “Repubblica.it” che l’indicazione nella comunicazione originaria di un importo lordo di 5,00 Euro per ciascun filmato selezionato non è una condizione applicabile in alcun modo ai video di reporter di Repubblica  appare una presa d’atto che va nella direzione giusta. Sicuramente, per la Giunta della Fnsi, proprio nell’imminenza del varo definitivo della legge sull’equo compenso per i collaboratori autonomi giornalistici si tratta di ribadire la distinzione e la necessaria valorizzazione del giornalismo professionale che non può essere sostituito da quello partecipativo o gratuito, verso il quale sarebbe sommamente ingiusto caricare compiti e soprattutto riversare illusioni di successo economico. In tempi come questi, di precariato diffuso e grave anche nel giornalismo,  l’attenzione sui diritti dei lavoratori e contro i compensi da fame deve rendere tutti particolarmente sensibili e coerentemente impegnati a non produrre né illusioni né nuova sotto-occupazione.
Comprensibili, invece, i ragionamenti aperti sulla funzione della documentazione, anche filmata, in reality, di cittadini che occasionalmente diventano testimoni e reporter di eventi. Ogni attività professionale, a prescindere dalla definizione che si voglia dare a chi la esercita e al modo con cui la realizza, allorché concorre sistematicamente alla proposizione di informazione, va riportata entro i canoni degli obblighi verso le prestazioni professionali tipiche del giornalismo.
Le sfide del cambiamento sono bene accette, l’informazione però non sarà mai da trattare come uno spettacolo che si compra o si rifiuta. Per i media che raggiungono il grande pubblico con mezzi e sistemi di tipo industriale, la funzione del giornalista che rende in informazione i fatti non è sostituibile e come tale va rispettata e anche pagata”. GIORNALISTI: ODG, VIDEOMAKER? REPUBBLICA COINVOLGA ISCRITTI
GHIRRA, DISTINGUERE CITIZEN JOURNALISM E ATTIVITA' PROFESSIONALE

''L'iniziativa di Repubblica sui videomaker, fortunatamente ridimensionata e chiarita dal punto di vista dell'equo compenso, è utile per chiarire le differenze fra citizen journalism e attività professionale''. Lo afferma il segretario del Consiglio nazionale dell'Ordine dei giornalisti Giancarlo Ghirra.
''L'Ordine dei giornalisti - precisa Ghirra - non nutre alcuna ostilità verso quanti, soprattutto sul web, praticano forme di informazione diffusa, dal basso, voci di associazioni e singoli impegnati a testimoniare sensibilità, culture, movimenti. Queste attività sul web, con sconfinamenti anche sulla carta stampata, in radio, tivù e su prestigiose testate on line, non vanno certamente limitate né ingabbiate, semmai sollecitano una discussione sulle regole. Non vanno tuttavia confuse con l'esercizio della professione giornalistica''.
''Gli iscritti all'Ordine - prosegue il segretario del Cnog - hanno, per legge, il dovere di fornire un'informazione sottoposta a verifiche e controlli, completa e pluralistica. Si tratta di obblighi che il comune cittadino non è tenuto a rispettare, obblighi che comportano spese e investimenti di giornalisti e aziende nella formazione culturale e professionale e nell'aggiornamento anche tecnologico''. ''Garantire ai lettori un'informazione qualificata e rigorosa costa tempo e fatica a quanti esercitano la professione giornalistica, in particolare ai 40 mila che hanno anche superato un esame di Stato. Il progetto Reporter sul sito repubblica.it - conclude il segretario del Cnog - è di grande interesse, ma non può non coinvolgere giornalisti abilitati dalla pratica e dalle conoscenze su ruolo ed etica professionale, evitando pericolose confusioni sui compiti di una corretta informazione''.  (ROMA, 12 APRILE - ANSA) COMUNICATO DEL CDR DI REPUBBLICA
IL CDR di Repubblica esprime disappunto per la vicenda relativa a Reporter, la nuova sezione di Repubblica.it aperta ai contenuti degli utenti, iniziativa che ha da subito sollevato polemiche e perplessità all'interno e all'esterno del giornale, con un immediato e tangibile danno d'immagine per lo stesso e per il Gruppo.
Come evidenziato dalla Giunta della Fnsi, la produzione di materiale giornalistico, specie se corredata dalla ipotesi di una attività di formazione professionale, non può che avvenire nella cornice delle norme sancite dal Contratto giornalistico nazionale per quanto riguarda le prestazioni professionali, sia per quanto attiene all'aspetto retributivo, sia per quanto riguarda il discutibile ricorso a una società esterna per la valutazione del prodotto. Aspetto, quest'ultimo, che una nota dell'Azienda non solo conferma ma addirittura rivendica.
Il Cdr prende atto della rettifica apparsa sul sito concernente gli aspetti retributivi e delle scuse da parte di uno dei responsabili dell'iniziativa. Si augura che l'azienda completi il percorso di revisione critica dell'iniziativa e richiama la stessa alla correttezza nelle relazioni sindacali, evitando in futuro di ripetere il lancio di simili iniziative (come la stessa "Blu" per il pubblico di Facebook) senza la previa informazione al Cdr stesso come previsto dal Contratto nazionale di lavoro giornalistico.
Il Cdr ribadisce la propria non ostilità preconcetta a nuovi progetti editoriali ma chiede il rispetto delle regole. A maggior ragione in un momento in cui con l'Azienda è stato avviato un dialogo -nell'ottica degli investimenti per le nuove iniziative editoriali - per una razionalizzazione delle risorse interne compatibile con una regolamentazione delle forme di lavoro atipico all'interno della cornice del contratto nazionale e delle tabelle retributive dell'Odg, con un occhio di riguardo alle norme sull'equo compenso in discussione al Parlamento. Roma, 13 aprile 2012
Il cdr di Repubblica

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