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Lo sciopero dei giornalisti del Tg5 lo scorso 26 maggio (Foto: @CdrTg5)
Cdr 30 Nov 2017

I giornalisti del Tg5: «Dall'azienda nessun chiarimento sul futuro». Redazione in stato di agitazione

Un organico sempre più sottile, un sistema editoriale multimediale che non funziona ancora in modo del tutto efficiente, mezzi spesso inadeguati, le voci sul trasferimento a Milano. Sono alcune delle criticità  rilevate dall'assemblea di redazione, pronta a ripetere lo sciopero del marzo scorso.

Un organico sempre più sottile, un sistema editoriale multimediale che non funziona ancora in modo del tutto efficiente, mezzi spesso inadeguati per qualità e quantità. Sono alcune delle criticità rilevate dai giornalisti del Tg5, riuniti in assemblea per «una profonda riflessione» sulla situazione in cui versa la redazione, «al netto dell'incertezza legata alle numerose variabili destinate a incidere non poco sul futuro aziendale», si legge nel documento stilato al termine della riunione.

Una riflessione iniziata da tempo, che ha già portato ad una giornata di sciopero, il 26 marzo scorso, all'accoglimento di alcune delle richieste avanzate dalla direzione del telegiornale, senza però che alla redazione fosse dato «alcun chiarimento in questi mesi dall'azienda sui temi che riguardano il lavoro e il futuro di centinaia di persone».

Resta il nodo dei giornalisti assunti a tempo determinato e già da parecchio tempo in forze alla redazione: «Quale la prospettiva? Dobbiamo pensare che il Tg5 sia in una fase di smobilitazione?  Quale sarà il futuro editoriale del Tg5 e dell'area news di Mediaset?», chiede l'assemblea.

E la modalità contrattuale con cui l'azienda ha risposto alle rivendicazioni dei lavoratori: «Quattro tempi determinati sotto la testata News Mediaset e assegnati al Tg5, (non distaccati) lascia sorpresi, perché – osservano i giornalisti – sembra preludere al fatto che l'organico del Tg non dovrà più crescere in futuro».

L'assemblea ribadisce quindi che bisogna fare «la necessaria chiarezza» e che «la redazione del Tg5 resta fermamente contraria ad ogni ipotesi di trasferimento, integrale, parziale o graduale, della testata da Roma a Milano, convinti che tale scelta, di cui mai sono stati chiariti vantaggi e strategie, avrebbe almeno due conseguenze negative».

La prima, secondo i lavoratori, sarebbe «la significativa riduzione delle capacità produttive del Centro Palatino, con tutti i connessi rischi in termini occupazionali, non solo per i giornalisti del Tg5, ma in prospettiva per tutti i giornalisti delle redazioni romane, nonché per le altre categorie professionali Mediaset e per il vasto indotto che ruota attorno alle produzioni Mediaset Palatino».

La seconda: il ridimensionamento, «sostanziale e di immagine», del ruolo editoriale di Mediaset che sarebbe «inevitabile» se si optasse per ridurre il Palatino ad una sede di corrispondenza. «La capitale è stata scelta quale sede per la nascita del Tg5, una decisione che si è rivelata da subito vincente. Un'operazione di trasloco in un difficile contesto politico come quello attuale sarebbe una mossa incomprensibile», incalzano i giornalisti.

Il 13 dicembre è convocata a Milano l'assemblea dei Cdr Mediaset. «Un appuntamento molto importante per parlare dei temi occupazionali e contrattuali che riguardano tutti i giornalisti dell'azienda», ricorda l'assemblea.

E, in attesa dei chiarimenti sul futuro da tempo chiesti, i giornalisti dichiarano all'unanimità lo stato di agitazione, rinnovano il mandato al Cdr di fare ricorso, qualora lo ritenga opportuno, al pacchetto di giorni di sciopero già approvato nell'assemblea dello scorso marzo e infine chiedono «un incontro urgente con l'azienda per discutere i temi che riguardano il futuro del Tg5, del centro Palatino, delle News Mediaset».

@fnsisocial

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