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Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg (Foto: ImagoEconomica/Fnsi)
Editoria 09 Nov 2023

Manovra, Fieg: «Penalizza l'editoria». Barachini: «Al lavoro per tutelare il settore»

Gli editori fanno appello a governo, parlamento e forze politiche «per mantenere inalterato il livello di sostegno per il tempo necessario a garantire la transizione digitale». Il sottosegretario: «Stiamo studiando soluzioni che salvaguardino la continuità  aziendale delle imprese che si impegnino a difendere i livelli occupazionali di un settore strategico per il Paese».

La manovra economica fa discutere editori e sottosegretario all'Editoria. «Il disegno di legge di Bilancio riduce considerevolmente il sostegno all'editoria con il rischio di vanificare gli importanti interventi esistenti per sostenere il passaggio al digitale», denuncia la Fieg, che rivolge un appello a governo, parlamento e forze politiche affinché sia mantenuto inalterato il sostegno all'editoria nella transizione al digitale.

«Gli editori della Fieg – con 61 testate quotidiane, con 201 periodici, con le più importanti agenzie di stampa nazionali, con i siti di informazione emanazione di tali testate, con oltre 6mila giornalisti a tempo pieno e indeterminato, con oltre 20mila collaboratori che coprono capillarmente il territorio – producono un flusso informativo che raggiunge ogni giorno più di 31 milioni di lettori e più di 40 milioni di utenti unici, contribuendo allo sviluppo del nostro Paese e garantendo il rispetto dell'articolo 21 della Costituzione, il pluralismo dell'informazione e la libertà di stampa», si legge sul sito web della Federazione degli editori.

«Il disegno di legge di Bilancio – prosegue la Fieg – riduce ora considerevolmente il sostegno all'editoria con il rischio di vanificare gli importanti interventi esistenti per sostenere il passaggio al digitale. Appare, inoltre, singolare che la revisione della spesa sia particolarmente penalizzante nei confronti di un settore il cui ruolo e funzione è oggetto di diretta tutela costituzionale e risulti, invece, più contenuta negli altri comparti, peraltro con dotazioni di spesa assai più consistenti come i 750 milioni del Fondo cinema, ridotti di 50 milioni».

Gli editori rivolgono, quindi, un appello «al governo, al parlamento e alle forze politiche affinché si riconsideri tale scelta mantenendo inalterato il livello di sostegno al settore per il tempo necessario a garantire la difficile transizione digitale e continuare a garantire l'elevato standard di qualità dell'informazione professionale, la salvaguardia dei livelli occupazionali e delle retribuzioni e rafforzare il presidio contro il proliferare delle false informazioni».

Pronta la reazione del sottosegretario all'Editoria, Alberto Barachini. «Il governo è al lavoro per trovare le migliori soluzioni possibili a tutela del segmento editoria e informazione in questa fase di veloce trasformazione tecnologica», dichiara in una nota.

«In un quadro economico di grande complessità che necessita sacrifici da parte di tutte le categorie, a cominciare dalle amministrazioni pubbliche – evidenzia Barachini – stiamo studiando soluzioni che salvaguardino la continuità aziendale delle imprese che si impegnino a difendere i livelli occupazionali di un settore strategico per lo sviluppo democratico del Paese, tenendo sempre presente che la contrazione delle risorse complessive, lamentata, è conseguenza dell'estinzione del Fondo Straordinario 2022-2023, varato a sostegno dell'editoria nella fase emergenziale del Covid».

@fnsisocial

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