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Associazioni 14 Nov 2008

Otto Assostampa sulla crisi dei conti Casagit: “Sì ad una manovra strutturale sui centri di spesa, no a tagli di prestazioni o rimborsi ai danni della categoria”

Il Coordinamento delle Associazioni di Stampa per un Sindacato di Servizio comunica: “La Casagit vive un momento di forte difficoltà, le passività riscontrate richiedono interventi strutturali. Il denaro fuoriuscito dalla Cassa è finito nelle tasche dei colleghi in forma di rimborsi di costi per la salute. Occorre quindi prudenza nel valutare dinamiche dei costi e interventi di rientro, dovendo stimare che quanto si è speso non è stato comunque sperperato ma ha sovvenzionato colleghi in difficoltà.

Il Coordinamento delle Associazioni di Stampa per un Sindacato di Servizio comunica: “La Casagit vive un momento di forte difficoltà, le passività riscontrate richiedono interventi strutturali. Il denaro fuoriuscito dalla Cassa è finito nelle tasche dei colleghi in forma di rimborsi di costi per la salute. Occorre quindi prudenza nel valutare dinamiche dei costi e interventi di rientro, dovendo stimare che quanto si è speso non è stato comunque sperperato ma ha sovvenzionato colleghi in difficoltà.

Quanto alla gestione amministrativa: una maggiore prudenza avrebbe consigliato di disporre prima di un bilancio di competenza, e non per cassa, per potere controllare i flussi contabili. Ma non si può imputare la crisi solo ad un fattore “tecnico-contabile”: l’assenza del contratto di lavoro, la diminuzione della media retributiva della categoria, l’abitudine di alcuni colleghi a considerare la Casagit sostitutiva e non integrativa del Servizio Sanitario Nazionale, la diminuzione del potere d’acquisto di salari e pensioni rappresentano elementi che hanno contribuito a deteriorare il rendiconto. Tutti questi elementi non possono essere attribuiti alla responsabilità del vertice della Cassa. L’emergere di oltre 13 milioni di euro di passività evidenziano tuttavia un sostanziale fallimento del controllo finanziario interno, in ogni caso reso difficile da regole - i tempi troppo lunghi per la richiesta dei rimborsi - che impedivano di avere cognizione delle prestazioni effettivamente sostenute dai colleghi nel corso dell’anno. In quest’ottica va interpretata l’ipotesi formulata dal CdA di arrivare a ridurre a tre mesi i termini per la presentazione delle fatture: una norma che dovrà gradualmente cambiare le abitudini di una parte dei colleghi, andando a regime nell’arco di un ragionevole periodo, per consentire un maggiore controllo delle uscite senza intaccare i livelli assistenziali. Su un crinale poco stabile – lo sbilancio tra entrate e uscite correnti del 2008 pari a quasi 4 milioni di euro - si stavano accumulando i detriti di vecchi conti da pagare: 13 milioni di euro di rimborsi attribuibili a bilanci pregressi. Ora dobbiamo intervenire per evitare che la slavina rovini a valle travolgendo i colleghi che hanno più bisogno della Cassa. Anche di fronte ad un’emergenza che richiede misure radicali riteniamo infatti sia possibile intervenire sulla struttura della Cassa in modo equo e solidale tenendo conto della reale difficoltà delle famiglie. Più che mai in un momento di difficoltà riteniamo indispensabile recuperare il mandato originario e i valori di mutualità e solidarietà che sono le fondamenta della Casagit. Ciò significa evitare colpi di scure indiscriminati, quali ad esempio la richiesta di maggiori contributi o minori prestazioni alla platea dei giornalisti. Occorre altresì una ricognizione rapida, ma severa, dei centri di spesa per individuare le eventuali “falle” sulle quali intervenire per ridare stabilità finanziaria alla Cassa. Riteniamo possibile intervenire riducendo i costi dei ricoveri nelle cliniche private (oltre 20 milioni di euro annui, secondo il rendiconto) e quelli delle convenzioni dirette specialistiche. Tale manovra può essere intrapresa mantenendo i servizi inalterati ma rinegoziando al ribasso i livelli di costo, così come richiamato dallo stesso CdA della Casagit. Secondo una nostra stima, poche convenzioni – ma di standard elevato - che realizzino una massa di spesa sufficiente a gestire una contrattazione reale con le controparti potrebbero realizzare un risparmio medio del 10 per cento pari a 2 milioni di euro. Tale manovre definirebbe anche costi certi delle operazioni chirurgiche, misurati sulle medie dei costi del mercato sanitario e non a listino come permette oggi il tariffario duplicando e sovrapponendo voci. Altro elemento che contribuisce a rendere difficoltoso l’esercizio di controllo finanziario. Il CdA ha indicato di volersi muovere in questa direzione: la possibilità di ottenere risparmi reali sta nella precisione delle norme che si vorranno adottare. A tal fine appare indispensabile e non più rinviabile una revisione attenta del tariffario. L’analisi della spesa pro-capite nelle singole regioni è un altro strumento che consente di orientare la manovra di rientro. La propensione all’accesso alle strutture private è maggiore nei territori in cui la sanità pubblica non offre prestazioni di standard elevato o impone lunghi tempi d’attesa. A fronte di questa considerazione ci si attenderebbe un’esplosione della spesa pro-capire in alcune regioni storicamente poco presidiate dal Servizio sanitario nazionale, ad esempio alcuna aree del Mezzogiorno. L’analisi, invece, non offre alcun riscontro: la spesa nel Sud è sostenibile. Questo dato indica che la riduzione della facoltà di scelta pubblico-privato non è dirimente. Ciò che è essenziale è offrire un ventaglio di opportunità che siano effettivamente di qualità e a costi certi. Potrebbe essere vagliata la possibilità di sospendere l’attività della Commissione Permanente (costo superiore ai 400 mila euro annui) affidando al Presidente e al CdA la gestione di casi di notevole gravità e anomali rispetto al tariffario che si dovessero presentare. Il Poliambulatorio di Roma, gestito direttamente dalla Cassa, e quelli presenti in alcune regioni in regime di convenzione diretta privata, rappresentano un valore per la categoria. E’ giusto e necessario che i colleghi continuino ad usufruire di un servizio di eccellenza evitando una inutile moltiplicazione delle visite. Affidare la gestione del Poliambulatorio di Roma ad un soggetto esterno potrebbe permettere delle economie di scala quantificabili in oltre 700 mila euro annui. La norma che prevede rimborsi senza tetto per i corrispondenti esteri fino all’80 per cento delle spese sostenute comporta, in particolare nell’area nord americana, rischi di costo che raggiungono diverse centinaia di migliaia di euro annui. E’ evidente che la ratio della regola deriva dalla necessità dei colleghi che lavorano all’estero di affrontare spese rilevanti in assenza della tutela del Servizio Sanitario Nazionale. Coperture assicurative in quota parte, a carico della Casagit o delle singole aziende editoriali, eliminerebbero costi e rischi. Infine è necessaria un’azione più incisiva nel recupero dei crediti nei confronti delle aziende editoriali morose attraverso processi automatizzati e incisivi. Solo quantificando il risparmio di queste azioni, che vengono esposte a titolo di confronto nel pieno rispetto delle prerogative degli Organi Statutari, si potrà definire, successivamente, un eventuale intervento economico dei singoli soci. Un conto è riordinare doverosamente l’esistente, un altro è adottare per “decretazione d’urgenza” manovre permanenti che viceversa sarebbe prudente adottare dopo un ampio e articolato confronto nella categoria. La sostenibilità della cassa non va oltre i tre anni, è importante usare i prossimi mesi per decidere cosa debba essere in futuro. E’ nostra convinzione che tantomeno il dibattito sarà orientato da logiche di “appartenenza” e di schieramento tanto più sarà efficace al fine di garantire uno strumento che la categoria ha voluto fosse ispirato a criteri di solidarietà e mutualità, che non escludono ma anzi richiedono una sana e prudente amministrazione”. Sindacato dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, Sindacato giornalisti del Veneto, Associazione Ligure dei Giornalisti, Associazione dei Giornalisti della Valle d’Aosta, Associazione della Stampa Abruzzese, Associazione della Stampa del Molise, Associazione Stampa Pugliese, Associazione della Stampa della Basilicata

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