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Freelance 23 Gen 2013

Precari e freelance: inchiesta su direttori di quotidiani regionali

Il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia ha aperto un'inchiesta disciplinare nei confronti dei direttori dei quotidiani della regione, Il Piccolo, Messaggero Veneto e Il Gazzettino per le retribuzioni troppo basse e contrarie alla dignità professionale pagate ai collaboratori.

Il Consiglio dell'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia ha aperto un'inchiesta disciplinare nei confronti dei direttori dei quotidiani della regione, Il Piccolo, Messaggero Veneto e Il Gazzettino per le retribuzioni troppo basse e contrarie alla dignità professionale pagate ai collaboratori.

L'Ordine ha proceduto in base a un'indagine conoscitiva realizzata dell'associazione stampa del FVG che evidenzia compensi irrisori. Per procedere disciplinarmente il Consiglio dell'Ordine ha pertanto convocato in via urgente i responsabili dell'Assostampa del FVG: Carlo Muscatello, Alessandro Martegani e Maurizio Bekar, firmatari dell'esposto contro i direttori, per acquisire gli elementi probatori sulle retribuzioni contestate caso per caso, alfine di formulare l'incolpazione disciplinare nei termini di legge.

IL COMUNICATO DIFFUSO NEI GIORNI SCORSI:

L'Assostampa Fvg e il Coordinamento precari e freelance Fvg hanno presentato un esposto all'Ordine regionale dei giornalisti ai sensi della Carta di Firenze, per la tutela dei freelance e collaboratori esterni delle testate della regione. L'esposto denuncia “le retribuzioni inadeguate, le prassi spesso offensive della dignità professionale e personale di freelance e collaboratori e le non applicazioni o elusioni delle norme del contratto collettivo di lavoro giornalistico per i collaboratori”. Più in particolare si sottolineano i compensi da 3 euro, con una media di 10-15 euro lordi a pezzo, pagati usualmente dalle testate ai propri collaboratori esterni. Importi intuitivamente incongrui - ai sensi dell'Art. 2 della Carta di Firenze -  e non in “coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria”, come invece previsto dalla recente legge sull'equo compenso giornalistico autonomo. Alle sottoretribuzioni si aggiungono spesso anche richieste di pezzi poi non retribuiti, e l'uso di collaboratori con modalità di coordinamento e subordinazione tipiche dei dipendenti, ma senza inquadrarli come tali, neppure sotto la forma degli art. 2 e 12 del Contratto nazionale di categoria. Si tratta, come viene evidenziato nell'esposto, di fatti noti nella professione, più volte lamentati dai collaboratori ed evidenziati anche da un'indagine effettuata nei mesi scorsi dal Coordinamento precari per la Commissione nazionale lavoro autonomo Fnsi, che ricadono nelle disposizioni della Carta di Firenze, approvata per la tutela del lavoro giornalistico precario. Una Carta deontologica, così come la mobilitazione per la legge sull'equo compenso, nella quale gli esponenti dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia e il suo Coordinamento precari sono stati attivamente e a lungo impegnati. L'Assostampa Fvg e il Coordinamento precari e freelance chiedono quindi con l'esposto all'Ordine dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia l'applicazione della Carta di Firenze, avviando con urgenza i procedimenti di verifica, a iniziare dalle maggiori testate, al fine di potere accertare le violazioni e procedere alle relative sanzioni previste dall'ordinamento giornalistico. 10 GENNAIO 2013

Dopo l'apertura dell'inchiesta da parte dell'Ordine regionale dei giornalisti, riteniamo utile diffondere il testo completo dell'esposto che i rappresentanti dell'Assostampa Fvg e del Coordinamento precari e freelance Fvg hanno presentato il 9 gennaio scorso, dopo aver ricevuto mandato in tal senso dagli organismi direttivi del sindacato regionale dei giornalisti. Come si evince chiaramente dalla lettura, non si tratta di un esposto "contro i direttori" di soli tre quotidiani (com'era scritto nel comunicato stampa dell'Ordine), ma della documentata denuncia di violazioni della Carta di Firenze - oltre che della legge sull'equo compenso appena entrata in vigore - che avvengono da tempo "nelle maggiori testate della carta stampata e radiotelevisive del Friuli Venezia Giulia". Ecco il testo completo dell'esposto:


ESPOSTO ai sensi della Carta di Firenze sulle condizioni di lavoro dei giornalisti collaboratori nel Friuli Venezia Giulia

I sottoscritti Carlo Muscatello, nella veste di Presidente dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, Alessandro Martegani, nella veste di Segretario dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia, e Maurizio Bekar. nella veste di rappresentante del Coordinamento giornalisti precari e freelance del Friuli Venezia Giulia, e quale membro e coordinatore della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi

PREMESSO

che l'8 novembre 2011 il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti ha approvato la Carta di Firenze (“Della deontologia sulla precarietà nel lavoro giornalistico”), attualmente in vigore

che la Carta di Firenze, nel suo preambolo, afferma:

"Un giornalista precario e sottopagato – soprattutto se tale condizione si protrae nel tempo – viene di fatto sospinto a lavorare puntando alla quantità piuttosto che alla qualità del prodotto informativo, e con poca indipendenza, sotto l’ombra di un costante ricatto che dal piano economico e professionale passa presto a quello dei più elementari diritti, a partire da quelli costituzionalmente riconosciuti. 
La condizionabilità e ricattabilità dei giornalisti sono inoltre strettamente correlate alla possibilità di trasmettere una buona e corretta informazione, andando a inficiare uno dei capisaldi del sistema democratico"

e che, alla luce di queste premesse, all'Art. 2, commi 3 e 4: la Carta di Firenze recita: 

"La richiesta di una prestazione giornalistica cui corrisponda un compenso incongruo in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione, lede non solo la dignità professionale ma pregiudica anche la qualità e l’indipendenza dell’informazione, essenza del ruolo sociale del giornalista.
Ai fini della determinazione dell’adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni di natura giornalistica, i consigli regionali dell’Ordine dei Giornalisti adottano e rendono pubblici criteri e parametri di riferimento”

Richiamato che il Tariffario 2007 dei compensi minimi per le prestazioni giornalistiche autonome non regolate dal contratto collettivo di lavoro, pur non essendo più vincolante ai sensi del decreto del 2007 sulle liberalizzazioni, resta tuttora valido come punto di riferimento in sede giudiziale nel caso di assenza di assenza di accordo fra le parti

Richiamato che è stata recentemente approvata dal Parlamento la Legge per l'Equo compenso nel settore giornalistico autonomo, promulgata dal Presidente della Repubblica (Legge 31 dicembre 2012, n. 233 Equo compenso nel settore giornalistico. (13G00005) pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n.2 del 3 gennaio-2013), la quale all'Art. 1 comma 2 stabilisce che:

“Ai fini della presente legge, per compenso equo si intende la corresponsione di una remunerazione proporzionata alla quantità e alla qualità del lavoro svolto, tenendo conto della natura, del contenuto e delle caratteristiche della prestazione nonché della coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria in favore dei giornalisti titolari di un rapporto di lavoro subordinato” 

e all'Art. 3 Comma 2 che:
“Il patto contenente condizioni contrattuali in violazione del compenso equo è nullo” 

TUTTO CIO' PREMESSO E RICHIAMATO
SI ESPONE A CODESTO CONSIGLIO REGIONALE DELL' ORDINE
QUANTO SEGUE

Nel Friuli Venezia Giulia i compensi iniqui e la crescente precarizzazione del lavoro giornalistico autonomo sono prassi largamente diffuse e consolidate, anche nelle maggiori testate.

Le retribuzioni inadeguate, le prassi spesso offensive della dignità professionale e personale di freelance e collaboratori e le non applicazioni o elusioni delle norme del contratto collettivo di lavoro giornalistico per i collaboratori sono fatti largamente noti nella professione, ed oramai sempre più di dominio pubblico, e ricadono nelle disposizioni della Carta di Firenze

Queste riguardano:

- i direttori responsabili e coloro che nella catena gerarchica non osservano la prescrizione di promuovere il rispetto dei principi della Carta di Firenze (art. 1, ultimo comma);

- i compensi iniqui, a partire da 3 euro lordi a pezzo, con una media di 10-15 euro lordi a pezzo, cioè varianti dalla metà a un ottavo del compenso più basso previsto dal tariffario Odg del 2007, intuitivamente “incongrui” e “inadeguati” - ai sensi del disposto dell'Art. 2 della Carta di Firenze -  nonché lontanissimi dal poter essere considerati in “coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria”, come previsto anche dall'art.1 dalla legge sull'equo compenso giornalistico

- l'applicazione unilaterale da parte degli editori delle condizioni economiche, spesso anche variandole al ribasso senza concordarle con i collaboratori, che ne prendono così effettiva coscienza solo al momento della retribuzione, o anche a fronte dell'assenza di contratti firmati tra le parti, o senza disporre a posteriori di alcuno specchietto esplicativo della retribuzione dei singoli pezzi, ma solo di un totale economico globale

- le richieste di prestazioni giornalistiche gratuite, come nel caso delle notizie “brevi”, o in esubero rispetto a quelle pattuite a pagamento;

- il non riconoscimento di rimborso delle spese sostenute;

- i mancati pagamenti di servizi commissionati e poi non utilizzati;

- l'utilizzazione di collaboratori autonomi con modalità continuative, di coordinamento e subordinazione tipiche dei lavoratori dipendenti, senza inquadrarli come tali, neppure sotto la forma degli art. 2 e 12 del Contratto collettivo nazionale di categoria

PIU' IN PARTICOLARE SI EVIDENZIANO LE SEGUENTI CONDIZIONI:

- Al quotidiano “Il Piccolo” la retribuzione media di un collaboratore risulta essere di 15 euro lordi per i pezzi di cronaca, 12 lordi per l'Agenda, e circa 30-40 per la Cultura (tutti senza rimborsi spese). Sotto le 1500 battute (a volte così ridotte dalla redazione senza preavviso) risulta che i pezzi vengano pagati la metà, o 5 euro. Spesso i collaboratori non dispongono di contratti liberamente sottoscritti tra le parti, ma di fatto imposti unilateralmente dall'editore, o non hanno fisicamente sottoscritto alcun contratto, ma in entrambi i casi ricevono un importo totale a fine mese in co.co.co, senza possibilità di verificare il dettaglio dei loro compensi.

- Al quotidiano “Messaggero Veneto” vengono praticate retribuzioni e condizioni lavorative solitamente analoghe a quelle de “Il Piccolo”, con la variante che i pezzi c.d. “lunghi” (pare intesi superiori alle 1500 battute) vengono retribuiti con 10-12-15 euro lordi, quelli “medi” la metà, ma non risulta ai collaboratori l'esistenza di un tariffario chiaro e ben determinato, e nemmeno risulta chiaro il numero di battute che segna il limite fra un pezzo lungo e uno di lunghezza media. Infine le “brevi” (anch'esse pari a un non chiaro numero di battute massime) tendono ad essere richieste ai collaboratori, ma senza retribuzione alcuna. Il tutto solitamente senza rimborsi spese.

- Al quotidiano “Il Gazzettino”, edizione del Friuli, le retribuzioni da tariffario 2009 fatto sottoscrivere ai collaboratori, pena l'esclusione dalle collaborazioni, risulta essere di 3 euro lordi per pezzi entro le 1000 battute, 6 entro le 2000, 12 lordi entro le 3000, e 19 euro lordi oltre le 3000 battute. Il tutto solitamente senza rimborsi spese. Da rilevare inoltre che i tariffari risultano essere inferiori a quelli riconosciuti da tariffario ai collaboratori del Veneto per lo stesso giornale e per lo stesso numero di battute, e che con il passaggio al formato tabloid le pezzature degli articoli si sono considerevolmente ridotte, e conseguentemente i relativi compensi. Il tutto senza rimborsi spese.

- Si segnala inoltre che dei contratti a cococo con retribuzione fissa a forfait, stipulati ad personam con alcuni collaboratori sia de Il Piccolo che del Messaggero Veneto, prevedono retribuzioni lorde mensili varianti usualmente dai 700 ai 1000-1200 euro circa, a fronte di un impegno per il collaboratore a fornire diverse centinaia di articoli l'anno, pari a dei teorici compensi unitari sostanzialmente analoghi a  quelli dei collaboratori pagati “a pezzo” (10-15 euro lordi a pezzo, con eventuali riduzioni per i pezzi più brevi)

- Si evidenzia infine che, come risulta da un'indagine-censimento realizzata nel 2010-2011 dal Coordinamento precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia per l'Fnsi, generalmente più del 50% del lavoro curato da freelance e collaboratori esterni o parasubordinati di quotidiani, radio e tv private della regione viene retribuito dai 3 ai 12 euro lordi a pezzo, senza rimborsi spese. Con compensi cioè intuitivamente “incongrui e inadeguati” ai sensi dell'Art. 2 della Carta di Firenze, professionalmente avvilenti e ben lontani dal poter essere ritenuti in “coerenza con i trattamenti previsti dalla contrattazione collettiva nazionale di categoria”, prevista dall'art.1 dalla citata legge sull'equo compenso giornalistico.

A DOCUMENTAZIONE DI QUANTO SOPRA ESPOSTO

- si allega copia della relazione e dei dati di sintesi della citata indagine conoscitiva sulle condizioni di lavoro dei freelance italiani curata nel 2010-2011 in regione dal Coordinamento giornalisti precari e freelance dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia per conto della Commissione Nazionale Lavoro Autonomo della FNSI

- si possono citare a testimonianza i membri dei Comitati di redazione e fiduciari e le stesse strutture sindacali dell'Assostampa  Friuli Venezia Giulia

Si sottolinea inoltre che, ovviamente, "l'ombra di un costante ricatto" esplicitamente richiamata dal testo della Carta di Firenze, rende assai problematico per i colleghi autonomi, freelance e parasubordinati esporsi in prima persona per denunciare le proprie condizioni lavorative.

D'altra parte le modalità di sfruttamento e precarizzazione sono fatti oramai di pubblica conoscenza, ben noti a tutti i colleghi del Friuli Venezia Giulia, e l'Art. 2, Comma 7 della Carta di Firenze recita "Tutti i giornalisti sono tenuti a segnalare ai Consigli regionali situazioni di esercizio abusivo della professione e di mancato rispetto della dignità professionale".

E, peraltro, la possibilità per i Consigli regionali dell'Ordine dei giornalisti di procedere d'ufficio secondo i suoi poteri d'intervento, in casi di violazioni della Carta di Firenze, è esplicitamente richiamata dalla recente lettera circolare dell'8 novembre del Presidente del Consiglio nazionale dell'Ordine ai Consigli regionali dell'Ordine, nella quale si afferma «E' necessario (...) che la nostra istituzione si attivi a livello territoriale al fine di accertare l’esatta dimensione del problema per procedere, in caso di violazione della Carta, all'adozione dei conseguenti provvedimenti». E ancora «E' un impegno ineludibile per rafforzare la credibilità nella professione e per il rispetto che è dovuto ai nostri colleghi che si trovano in difficoltà».

PER TUTTE QUESTE RAGIONI

i sottoscritti Carlo Muscatello, Alessandro Martegani e Maurizio Bekar, a nome e per conto dell'Assostampa Friuli Venezia Giulia e del Coordinamento giornalisti precari e freelance del Friuli Venezia Giulia assumono l'iniziativa di:

- denunciare attraverso il presente esposto al Consiglio dell'Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia e al suo Consiglio di disciplina territoriale che, salvo poche eccezioni, nelle maggiori testate della carta stampata e radiotelevisive del Friuli Venezia Giulia si possono riscontrare violazioni delle disposizioni della Carta di Firenze attraverso il verificarsi di fatti come quelli sopra elencati;

- chiedere all'Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia e al suo Consiglio di disciplina territoriale, l'applicazione della Carta di Firenze avviando con urgenza i relativi procedimenti di verifica, a cominciare nelle maggiori testate della carta stampata ed emittenti radiotelevisive, al fine di poterne quindi accertare le violazioni e quindi procedere nell'emanare le relative sanzioni previste dall'ordinamento giornalistico.

(Trieste, 9 gennaio 2013)

Dopo l'esposto dell'Assostampa Fvg e del Coordinamento Precari e Freelance Fvg, e dopo l'apertura dell'inchiesta da parte dell'Ordine regionale dei giornalisti, segnaliamo un caso analogo appena avvenuto in un'altra regione italiana. Ecco la lettera inviata dal presidente dell'Ordine della Sicilia ai direttori dei giornali regionali e ai responsabili delle redazioni siciliane delle testate nazionali. 

Il monitoraggio compiuto quest'anno sulle pratiche di iscrizione all'albo, sia nel registro dei praticanti che nell'elenco dei pubblicisti, tenuti dal Consiglio dell'Ordine dei giornalisti di Sicilia, fa emergere una realtà caratterizzata da non pochi aspetti problematici. Il Consiglio si rende perfettamente conto che l'attuale e perdurante momento di crisi rende difficile l'esercizio dell'attività editoriale, se non la stessa sopravvivenza di alcune aziende, ma osserva che di certo tutto ciò non è imputabile ai giornalisti siciliani, che stringono i denti da ben prima che la crisi raggiungesse gli odierni livelli.
Il Consiglio, che mi ha delegato a scriverti, osserva ancora che in ogni caso nessuna crisi può giustificare quelle che appaiono a questo Ordine professionale come possibili e presunte ma, ove confermate, gravi e intollerabili violazioni delle regole.
Abbiamo così rilevato alcuni fatti che sottopongo alla tua attenzione, ricordandoti il ruolo assegnato dal nostro ordinamento al direttore, che è anche quello di garantire il rispetto delle regole per conto dell'Ordine, nei confronti degli editori, degli iscritti agli albi, dei lettori o più in generale degli "utenti" (lettori, telespettatori, radioascoltatori, navigatori di internet), in attuazione dei principi della collaborazione tra colleghi e della "fiducia tra la stampa e i lettori", di cui all'art. 2 della legge 3/2/1963 n. 69.
Al tempo stesso desidero, in questa fase, sollecitarti alcune riflessioni e invitarti a comportamenti consequenziali, all'interno della testata da te diretta e/o coordinata, nell'ottica di una collaborazione reciproca e per evitare la possibile attuazione degli strumenti, anche coercitivi, che la legge e le norme deontologiche attribuiscono allo scrivente Ordine professionale.
Riteniamo infatti che chiarire e discutere i problemi possa essere anche più proficuo di ricorrere a soluzioni di tipo diverso e sanzionatorio. Fermo restando che eventuali, ulteriori comportamenti fuori dalle regole, che ricadono anche sotto la tua responsabilità di direttore/coordinatore, non saranno ancora tollerati.

1) Le retribuzioni dei collaboratori sono in alcuni casi decisamente basse, per non dire infime. Come saprai, per l'iscrizione nell'elenco dei pubblicisti e per il mantenimento del titolo di giornalisti, in caso di "revisione", questo Ordine regionale richiede una produzione media biennale di 90 articoli/servizi e un compenso annuo minimo di 500 euro: causa il bassissimo livello retributivo, tale soglia economica spesso non viene raggiunta, anche da chi scrive o realizza molti di più dei 90 pezzi/servizi canonici. La Carta di Firenze, entrata in vigore dall'1 gennaio di quest'anno, e la legge sull'Equo compenso nel lavoro giornalistico, approvata al Senato e ora in attesa di essere discussa alla Camera, non consentono tali livelli retributivi

2) Viceversa, in questa situazione caratterizzata da pagamenti molto bassi, saltano all'occhio i compensi relativamente elevati, che alcuni collaboratori hanno percepito o percepiscono pur non essendo (ancora) iscritti all'albo. È stato rilevato cioè che costoro hanno esercitato o esercitano, di fatto, l'attività di "corrispondenti a tempo pieno" da realtà locali medio-grandi. Cosa che rasenta, e in certi casi supera, gli estremi dell'esercizio abusivo della professione. Questi collaboratori, nel caso di testate cartacee e radiotelevisive, arrivano a scrivere ogni giorno intere pagine; si occupano sistematicamente di cronaca bianca, nera e giudiziaria, con accesso diretto, autonomo, sistematico e in forma professionale, alle fonti istituzionali di informazione; trattano argomenti riservati ai giornalisti iscritti all'albo, come ad esempio la realizzazione e la conduzione (sempre in autonomia e in forma sistematica, continuativa e paraprofessionale) di programmi radiotelevisivi, apparendo in video e/o in voce con l'immagine e la qualifica di "giornalisti"; seguono argomenti o personaggi o eventi del mondo della politica, della cultura, dello sport, come "titolari" di un settore o di un incarico, con ciò svolgendo a tutti gli effetti attività giornalistica di tipo professionale o paraprofessionale. Dunque, lo ripeto, esercitando abusivamente la professione.

3) L'esame di alcuni casi disciplinari ha poi fatto emergere situazioni di notevole confusione e/o di palese incompatibilità o conflitto di interesse fra i diversi incarichi assunti da molti giornalisti, alcuni dei quali rivestono il doppio ruolo di addetto stampa di un ente locale e di corrispondente di una o più testate dalla stessa località. È stato in particolare rilevato che giornalisti dipendenti di testate e consulenti di enti hanno scritto su argomenti inerenti quegli enti; che un pubblico dipendente si è occupato sistematicamente, come giornalista, di argomenti trattati nell'ambito delle proprie ordinarie mansioni lavorative e/o di vicende riferibili all'ente per il quale lavora. Su tali casi ci riserviamo di essere più specifici se dovesse esserci avanzata una richiesta di chiarimenti. Al tempo stesso ti ricordo che in questo campo sono state aperte inchieste da parte della magistratura, per la verifica del rispetto dei principi e delle regole dettati dalla legge 7 giugno 2000, n. 150, sugli uffici stampa degli enti pubblici e privati, e che alcune di tali vicende sono in atto oggetto di verifica disciplinare da parte di questo Consiglio dell'Ordine.

4) Molti collaboratori non vengono realmente pagati, ma sono costretti a fingere, umiliandosi e soprattutto mentendo, di avere ricevuto retribuzioni in realtà mai percepite, in alcuni casi dovendo pure pagare da sé, in prima persona e dunque persino rimettendoci, la ritenuta d'acconto, che attesta il pagamento delle tasse legate all'attività lavorativa. Tali situazioni, che non riguardano le aziende più grandi, ma i piccoli periodici, le tv medio-piccole e soprattutto, in forma sempre più preoccupante, i meno importanti fra i siti internet di informazione, emergono con sempre maggiore chiarezza, grazie ai controlli disposti da questo Consiglio. Su nostra segnalazione sono state aperte indagini da parte della magistratura ordinaria e i direttori coinvolti sono stati sottoposti a procedimenti disciplinari, subendo anche sanzioni pesanti, ma purtroppo tali vicende continuano a verificarsi.

Ti sottopongo adesso quelle che, nell'ottica di una collaborazione che l'Ordine vorrebbe sempre più intensa, sono le indicazioni del Consiglio.

Con riguardo ai punti 1) e 2)
In adempimento delle proprie funzioni istituzionali e dei principi e delle regole che sono alla base dell'approvanda legge sull'Equo compenso giornalistico e che sono già dettati dalla citata Carta di Firenze, documento deontologico in vigore dall'1 gennaio 2012, si rende necessario un ulteriore monitoraggio, per attuare il disposto dell'art. 2 c. III e IV della stessa normativa professionale, che testualmente recita:
La richiesta di una prestazione giornalistica cui corrisponda un compenso incongruo, in contrasto con l'articolo 36 della Costituzione, lede non solo la dignità professionale, ma pregiudica anche la qualità l'indipendenza dell'informazione, essenza del ruolo sociale del giornalista.
Ai fini della determinazione dell'adeguatezza dei compensi relativi a prestazioni di natura giornalistica, i Consigli regionali dell'Ordine dei Giornalisti adottano e rendono pubblici criteri e parametri di riferimento.
Per tali ragioni ti invito a voler comunicare i seguenti dati:
a) Importo dei compensi pagati ai collaboratori, con indicazione analitica di quanto corrisposto per la pubblicazione di articoli, servizi, brevi, fotografie, ovvero – per le testate radio-tv e web – di servizi, interviste, conduzioni in studio;
b) Eventuali distinzioni retributive fra collaboratori contrattualizzati e non contrattualizzati;
c) Eventuali distinzioni nei pagamenti tra collaboratori già iscritti all'Ordine e coloro che sono in attesa di iscrizione;
d) Eventuali ulteriori distinzioni tra professionisti e pubblicisti;
e) Frequenza nell'erogazione dei compensi (mensile, bimestrale etc).
Tali informazioni dovranno pervenirci entro e non oltre il 17 dicembre p.v.
Ancora con riguardo al punto 2)
È ben vero che l'iscrizione all'elenco dei pubblicisti passa attraverso la collaborazione e dunque il lavoro, e che tale attività, per dare titolo all'accesso all'albo, dev'essere svolta in maniera non occasionale e regolarmente retribuita. Tutto ciò non autorizza però a far svolgere a gente priva di qualsiasi qualificazione professionale compiti che la legge riserva ai giornalisti inseriti negli albi. Cosa che tra l'altro ha l'effetto indiretto (e grave) di alterare il mercato del lavoro e di spingere al ribasso le retribuzioni dei giornalisti.
Secondo l'avviso di questo Consiglio dell'Ordine, che sarà costretto suo malgrado a far attuare tali principi anche in forma coercitiva, il collaboratore in attesa di iscrizione nell'elenco dei pubblicisti potrà dunque:
a) trattare argomenti di vario genere, ma per quel che riguarda i grandi temi dell'informazione, nazionale e locale, potrà farlo in forma non sistematica, bensì assolutamente sporadica e occasionale;
b) non potranno essergli affidate interviste istituzionali (ad es. questore, prefetto, presidente della Regione o dell'Assemblea regionale, procuratore della Repubblica, sindaci delle grandi città e simili), né inchieste giornalistiche, soprattutto se la realizzazione di esse comporti accesso alle fonti istituzionali; se il collaboratore sarà chiamato ad occuparsi, occasionalmente, di interviste di rilievo o di inchieste, in funzione della sua formazione e della futura iscrizione all'Ordine, egli dovrà lavorare assieme a un iscritto all'albo che gli faccia da guida e preferibilmente dovrà co-firmare il servizio e firmare in autonomia solo singole parti di esso (appoggi, approfondimenti);
c) non potrà condurre sistematicamente, in autonomia e in forma paraprofessionale programmi e/o rubriche radiotelevisive, ovvero essere autore – sempre con continuità – di articoli o servizi che in qualche modo gli attribuiscano la sostanziale titolarità di incarichi strategici per la testata (ad es. seguendo la politica, la giudiziaria, ma anche la squadra di calcio della grande città).
Tali indicazioni e limitazioni non valgono, ovviamente, per i praticanti
Con riguardo al punto 3)
La collaborazione del giornalista con un ente pubblico o privato non è in sé illecita: è altrettanto vero, però, che è preciso compito del direttore verificare che non vi siano situazioni di conflitto di interessi e di sovrapposizioni di ruoli, nel senso sopra evidenziato, cosa che inevitabilmente si ripercuote non solo sull'immagine del singolo o dei singoli, ma su quella dell'intero Ordine professionale. Su questo punto ti invito con fermezza ad effettuare le opportune verifiche – improbe e impossibili, per il Consiglio – in modo da accertare se situazioni come quelle che, sia pure per sommi capi, sono state superiormente evidenziate, si siano verificate nella tua testata e, in caso di riscontro positivo, agendo conseguentemente, per evitare che abbiano a verificarsi di nuovo.
Con riguardo al punto 4)
I controlli sull'effettività dei pagamenti e della loro corresponsione sono sempre più attenti, così come la "collaborazione" e le ammissioni da parte di coloro che non vengono pagati. Nel caso in cui qualcosa non quadri, oltre a respingere la domanda di iscrizione, il Consiglio invia gli atti alla magistratura, che ha già aperto più di un'inchiesta, in più zone dell'Isola, mettendo sotto indagine editori e direttori, in alcuni casi finiti sotto processo. Premesso che le considerazioni valgono, in questa che è una lettera circolare inviata a più testate, solo per le aziende di minori dimensioni, invito tutti a vigilare con grande attenzione e a non tentare le classiche vie traverse. Il direttore risponde esattamente come l'aspirante iscritto, perché è lui che attesta la regolarità della retribuzione. L'editore normalmente non è un iscritto all'Ordine e dunque, ancora una volta, è il direttore a fare da garante nei confronti del Consiglio.

In conclusione, nello spirito di collaborazione che questo Ordine intende continuare a tenere con te e con la tua testata, come con tutte, ti rinnovo l'invito a far pervenire le informazioni richieste ai punti 1) e 2) ai nostri uffici, con i quali potrai prendere contatti per eventuali chiarimenti, entro e non oltre il 17 dicembre p.v.
Ti invito anche ad attenerti, laddove non lo avessi già fatto, alle raccomandazioni del Consiglio e a un'attenta vigilanza sui temi proposti.

Palermo, 22 novembre 2012

IL PRESIDENTE
Riccardo Arena

@fnsisocial

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