CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Il comunicato del Cdr pubblicato sul sito web di Askanews
Vertenze 26 Feb 2018

Askanews, nuovo botta e risposta tra azienda e giornalisti

L'editore: «In questo momento la Cigs è l'unica misura in grado di tutelare i lavoratori, in attesa di una decisione definitiva rispetto all'assegnazione dei bandi di gara». Il Cdr: «Omissioni e inesattezze. Non è così che si tutela il futuro. Governo e imprenditori facciano la loro parte».

Nuovo botta e risposta tra l'editore e i giornalisti di Askanews dopo la giornata di sciopero indetta dall'assemblea di redazione a seguito della decisione dell'azienda di procedere unilateralmente con la richiesta di cassa integrazione al 70%, dichiarando esuberi pari a due terzi dei giornalisti.

«In questo momento – scrive, in una nota, la proprietà dell'agenzia di stampa – la cassa integrazione straordinaria è l'unica misura in grado di tutelare i lavoratori e il loro futuro, in attesa di una decisione definitiva rispetto all'assegnazione dei bandi di gara, che ora diventa quanto mai cruciale».

Una misura industriale che l'editore giudica «dolorosa», ma che si rende «necessaria per allineare il costo del lavoro al fatturato non derivante dal contratto con la presidenza del Consiglio dei ministri». Una decisione, si evidenza nel comunicato, «figlia di una situazione di profonda instabilità e incertezza che si protrae da mesi, già illustrata alle parti sociali in più occasioni».

La nota ricorda poi che il tavolo di trattativa tra i vertici aziendali, i rappresentanti sindacali del comitato di redazione e le organizzazioni sindacali per «definire le misure più idonee a far fronte allo stato di difficoltà attraversato dall'azienda» si era chiuso senza un accordo e pertanto l'azienda ha formalizzato la richiesta della cassa integrazione straordinaria per il periodo che va dal primo marzo al 31 dicembre 2018.

Askanews e la propria redazione, prosegue l'editore, stanno affrontando, già dal primo ottobre scorso, «una situazione di grande difficoltà, a causa della lunga e complessa vicenda sui bandi di gara pubblici, legati ai servizi di agenzia di stampa e alla conseguente mancata aggiudicazione dei lotti posti a bando» e il gruppo «ha infatti dovuto far fronte a un aggravio dei costi, che ha portato a un drastico calo del proprio fatturato e alla costante riduzione del proprio patrimonio netto, arrivato a livelli di criticità».

Nel comunicato si parla di 2,5 milioni di euro di patrimonio netto impiegati «per tenere in vita la società» e di una ulteriore capitalizzazione. «Investimenti inefficaci, perché segnati da una profonda instabilità, che obbliga la società a bruciare ingenti somme, sia patrimoniali che di cassa», scrive l'editore che poi ringrazia giornalisti e dipendenti per lo spirito di solidarietà e conferma la volontà di «dare continuità alle attività della società, in attesa di una decisione definitiva rispetto all'assegnazione dei lotti relativi alla gara».

Una nota 'stonata', secondo il Cdr di Askanews, 'costretto' a replicare alle «inesattezze e omissioni» presenti nel comunicato della proprietà. «L'azienda – ribattono i giornalisti – dimentica di menzionare che Askanews è sempre stata in costanza di ammortizzatore e che i giornalisti, in questi anni, hanno contribuito alla tenuta dei conti aziendali con oltre 4 milioni di euro. Un ammontare quasi doppio, rispetto ai 2,5 milioni di euro di patrimonio netto che l'azienda dice di aver bruciato in questi mesi a causa della mancata aggiudicazione di un lotto della gara voluta dal governo per la fornitura di servizi giornalistici e che ha causato la crisi finanziaria in cui versa oggi l'agenzia».

Quanto alla ricapitalizzazione o capitalizzazione prospettata dall'azienda, «si tratterà di capitale o di partite infragruppo? Come quella di Internazionale che ha portato nella pancia di Askanews il 19% del settimanale invece di un credito esigibile probabilmente utile in un momento di difficoltà?», chiedono i giornalisti.

Il Cdr torna quindi ad affermare con forza che «non si tutela il futuro di un'agenzia di stampa costringendo i giornalisti a trattare livelli di cassa integrazione che renderebbero impossibile la produzione di un notiziario di qualità. Inoltre perché chiedere sacrifici così pesanti solo ai giornalisti? Si vuol far fare il nostro lavoro ad altre figure?», incalzano i lavoratori.

In considerazione della gravità della situazione, infine, il Cdr «rinnova la propria richiesta al governo e al ministro Luca Lotti affinché si trovi tempestivamente una soluzione all'impasse dei bandi e all'editore Luigi Abete di svolgere il suo ruolo di imprenditore, investendo nella propria azienda senza scaricare il rischio di impresa interamente sulle spalle dei giornalisti», conclude il sindacato aziendale.

@fnsisocial

Articoli correlati