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Fnsi 09 Giu 2003

Autonomia e Solidarietà: regole sindacali violate, colleghi censurati e querelati: Questi "i nuovi orizzonti della professione"

Autonomiae Solidarietà:regole sindacali violate,colleghi censurati e querelati: Questi"i nuovi orizzontidella professione"

Autonomia
e Solidarietà:
regole sindacali
violate,
colleghi censurati
e querelati:
Questi
"i nuovi orizzonti
della professione"

Le liste di Autonomia e Solidarietà, componente di maggioranza della Fnsi, invitano i giornalisti italiani ad aderire allo sciopero generale della categoria indetto dalla Fnsi. Alla mobilitazione dei colleghi non si è arrivati con leggerezza. Ognuno degli episodi denunciati dalle redazioni negli ultimi mesi avrebbe meritato anche da solo una iniziativa del genere. Basterebbe pensare agli ispettori al tg3 o alla previsione del carcere nei casi di querela per diffamazione, come pure alle pressioni e agli attacchi degli editori per far saltare uno dopo l’altro i patti integrativi con le norme di garanzia sulla libertà, l’autonomia e la responsabilità dei giornalisti. Basterebbe vedere certi telegiornali. Senza contare l’atteggiamento che in molte testate editori e direttori hanno assunto nei confronti dei colleghi che intendono fare bene il proprio lavoro, verificare le notizie, darle con completezza, considerandoli alla stregua di marziani che non capiscono i “nuovi” orizzonti del giornalismo. E senza considerare i problemi sollevati dalla legge Gasparri (che fissa limiti antitrust così ampi da gettare le fondamenta per un prossimo, soffocante, rafforzamento dell’oligopolio dell’informazione), le norme sulle tariffe postali (che stanno uccidendo tante piccole testate), la legge sulla diffamazione (ancora non è chiaro come verrà approvata), i conflitti di interesse che legano industria e finanza all’editoria e lo stesso conflitto di interesse che riguarda il presidente del Consiglio. Ma si è scelto di muoversi con prudenza. Ogni volta che si parla di sciopero ci sono infatti editori e direttori, di destra, di centro e di sinistra, compresi quelli che parlano di libertà e di professionalità ad ogni piè sospinto, che accampano pretesti. Insinuano che proprio quel giorno c’è una iniziativa speciale del proprio giornale. Chiedono ai redattori di non misurarsi sui problemi generali della categoria e del Paese, ma di pensare piuttosto ai fatti del proprio orticello. Invitano a considerare il sindacato un residuato del passato. Pubblicano solo le dichiarazioni delle più ristrette minoranze che si oppongono allo sciopero, oscurando i documenti della Fnsi. Premono. Alzano la voce. A volte minacciano. E ogni volta non è mai quella giusta. Il sindacato sa quanto sia difficile realizzare uno sciopero in queste condizioni. Per questo non ha voluto prendere una decisione a cuor leggero ed ha discusso a lungo. Ma la misura è colma. L’elenco delle forzature è troppo lungo. E’ arrivato il momento di farci sentire. Non fa parte della nostra tradizione lanciare anatemi contro chi la pensa in modo diverso. La libertà è un bene di tutti. Ai colleghi che hanno dubbi noi diciamo però una cosa. Ciascuno faccia un esame nella propria redazione: verifichi se nel proprio giornale si può scrivere con piena libertà, se l’editore e i suoi affari non influiscono mai sul contenuto degli articoli, se il direttore non forza mai le regole del contratto; ricordi se vi sono stati articoli fermati, modificati, cestinati per interessi esterni e se nessuno è stato trasferito, oscurato, accantonato solo perché voleva scrivere articoli “scomodi”. Poi rifletta sul comportamento dei diversi poteri con cui dobbiamo misurarci: il governo e i parlamentari, gli industriali, i banchieri, i magistrati. E infine decida con animo sereno. Siamo sicuri che ritroverà nella propria vita lavorativa di ogni giorno le ragioni per aderire alla protesta collettiva della categoria. Le liste di Autonomia e Solidarietà invitano i giornalisti italiani a fare un passo in avanti. A mandare un segnale a tutti: alla destra, al centro, alla sinistra, agli imprenditori, agli editori e perfino a molti direttori. La mobilitazione generale della categoria non è nata da un’invenzione politica, ma da una necessità pratica: quella di fermare la tendenza alla restrizione degli spazi di libertà nei giornali.

@fnsisocial

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