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Associazioni 01 Giu 2017

Corso Ast su giustizia e informazione, il procuratore Creazzo: «Non è vietato diffondere i nomi degli arrestati»

Quali notizie si possono pubblicare e quali no? Come fa un giudice a essere giusto? Come funziona la comunicazione della Corte europea di giustizia? Sono alcune delle questioni affrontate nel corso dell'evento formativo organizzato a Firenze dall'Associazione Stampa Toscana.

«Ricordati che è più facile essere buoni che giusti. Il giudice deve essere giusto». Questo il primo insegnamento ricevuto da Giuseppe Creazzo, procuratore della Repubblica di Firenze, che martedì, 30 maggio, nella Sala Verde della Cassa di Risparmio in via de’ Pucci 1 ha parlato ai giornalisti presenti al corso di formazione organizzato dall’Associazione Stampa Toscana.

Come si fa a essere giusti?, ha chiesto una delle giornaliste presenti. «Il magistrato deve avere come unico faro la legge», è stata la risposta del procuratore. Accanto a lui, nel seminario presieduto da Sandro Bennucci, presidente Ast,  hanno parlato dei rapporti fra giustizia e informazione i sostituti procuratori Ornella Galeotti e Christine von Borries, incalzate anche dalle domande della giornalista Franca Selvatici.

Ornella Galeotti ha raccontato che alla Corte europea di giustizia, nel momento in cui i giudici escono in aula e pronunciano un verdetto, consegnano al capo segreteria un comunicato stampa predisposto dal presidente che spiega per sommi capi i motivi della decisione. Il capo segreteria lo invia seduta stante a una mailing list di giornalisti accreditati e poi su Twitter e su Facebook.

La pm, che si occupa di “fasce deboli”, ha posto inoltre l’accento sulle vittime dei reati, le “vittime vulnerabili” che in Italia sono spesso trattate come limoni da spremere e da buttare, a cui lo Stato a lungo non ha garantito neppure un avvocato. Fino a oggi a lamentarsi della giustizia sono stati gli accusati. «Ora – ha detto la pm – abbiamo un altro soggetto da proteggere e da rispettare».

Christine von Borries ha spiegato che spesso, indagando sulla criminalità economica e sulle bancarotte, si scoprono riserve al nero utilizzate per pagare le tangenti e ha sottolineato come talvolta le inchieste giornalistiche possano arrivare là dove gli inquirenti non riescono, per i timori dei testimoni di esporsi.
Quali notizie si possono pubblicare e quali no? Secondo il procuratore Creazzo, niente che riguardi la vita privata, gli orientamenti sessuali o religiosi, le condizioni di salute degli indagati, a meno che non siano pertinenti o rilevanti nelle indagini.

E mai dovrebbe essere rivelata l’identità di bambini, adolescenti, donne, anziani, disabili vittime di violenze. «Ma – ha aggiunto – non c’è legge che vieti di diffondere i nomi degli arrestati. Non si può nascondere un fatto rilevante come la privazione della libertà».

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