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Lutto 08 Ott 2008

È morto Giovanni Giovannini, una vita per il giornalismo e l’innovazione. Scomparso a Torino a 88 anni, fu presidente Fieg e dell’Ansa. Oggi i funerali Il cordoglio della Fnsi

Giovanni Giovannini, scomparso la mattina dell'8 ottobre a Torino, è stato uno dei pilastri del mondo giornalistico ed editoriale italiano che ha saputo incarnare in tutti i suoi ruoli e le sue sfumature. Nato a Bibbiena, in provincia di Arezzo, il 30 maggio del 1920 si era laureato all'Università di Torino in Diritto Internazionale e dalla natia Toscana aveva ereditato il carattere schietto che sempre, nella vita, gli faceva affrontare le situazioni senza ambiguità

Giovanni Giovannini, scomparso la mattina dell'8 ottobre a Torino, è stato uno dei pilastri del mondo giornalistico ed editoriale italiano che ha saputo incarnare in tutti i suoi ruoli e le sue sfumature. Nato a Bibbiena, in provincia di Arezzo, il 30 maggio del 1920 si era laureato all'Università di Torino in Diritto Internazionale e dalla natia Toscana aveva ereditato il carattere schietto che sempre, nella vita, gli faceva affrontare le situazioni senza ambiguità

Esemplare la sua carriera a La Stampa, dove iniziò come giornalista: redattore, corrispondente e inviato speciale, vicedirettore, per poi passare al ruolo di amministratore delegato e infine di presidente. Ma il suo ruolo è stato anche nella capacità di testimone, di innovatore, di sano difensore dei principi e dei valori nei quali era cresciuto. Come inviato speciale ha attraversato i momenti più caldi delle maggiori crisi internazionali: dal Congo alla Nigeria, da Berlino a Cuba, dall'Egitto all'Algeria, al Giappone. Esperienze dalle quali sono nati anche alcuni volumi: Congo, nel cuore delle tenebre, Frontiere senza pace, Giappone domani. Poi nel 2004, dopo cosi' tanto silenzio e spinto - confessò - dal clima di disinvolto revisionismo, ripercorse la sua esperienza durante la seconda Guerra Mondiale in un libro di memorie, Il quaderno nero, dove raccontò la prigionia in Germania. Di poco prima era stata la sua polemica con un altro grande vecchio del giornalismo italiano Giampaolo Pansa, a cui aveva tolto il saluto dopo l'uscita de Il sangue dei vinti, lui che pure lo aveva fatto assumere a La Stampa. Per il suo comportamento durante il conflitto Giovannini aveva ricevuto prima la Croce di Guerra poi, dalle mani del presidente della Repubblica, la Medaglia d'argento e non tollerava che ci potessero essere tentativi di equiparare chi aveva fatto la guerra partigiana ai ragazzi di Salò. Dal luglio 1976 al giugno 1996 è stato presidente della Federazione Italiana Editori Giornali - Fieg; dal maggio 1988 al maggio 1990 della Federazione Internazionale degli editori di giornali e al tempo stesso presidente del Gruppo Editoriale Fabbri-Bompiani-Sonzogno-Etas. Dall'aprile del 1985 al luglio 1994 è stato anche presidente dell'agenzia ANSA. Dall'autunno del 1983 presidente (riconfermato per il triennio '06-'09) della Scuola superiore di giornalismo e comunicazione della Luiss (Libera Università Internazionale Studi Sociali). A Torino ha fondato, e ne era ancora presidente onorario, il Centro studi sul giornalismo Gino Pestelli, ente morale del quale fanno parte giornalisti e uomini di cultura che, in collaborazione con università e istituti di ricerca italiani e stranieri, promuovono studi e ricerche (diversi volumi sono stati pubblicati) sulla storia del giornalismo e sui problemi dell'editoria. Giovannini è stato sempre convinto sostenitore dell'innovazione tecnologica nel mondo dell'informazione e della comunicazione, ed ha dato un contributo determinante a questo sviluppo con la sua opera di divulgazione e di approfondimento con saggi, seminari, convegni. A questi temi ha dedicato la rivista Media Duemila, fondata nel 1983 e che si è avvalsa della collaborazione dei maggiori scienziati ed esperti italiani e stranieri. Dal 1995, la testata appare anche su Internet sia in italiano sia in inglese. Nel 1996 ha fondato, e tuttora presiedeva, l’Osservatorio TuttiMedia, prezioso strumento di conoscenza del nuovo mondo dell'informatica. Tra i molti libri ha pubblicato una storia della comunicazione dal titolo Dalla Selce al Silicio che, già tradotta in molte lingue e recentemente riedita, è punto di riferimento per capire la storia della comunicazione e i nessi tra informazione e tecnologia. Il libro ripercorre cinque millenni della storia della comunicazione dalla Selce dei Sumeri al silicio del chip, cuore del computer. Oltre ad internet, la ''piu grande rivoluzione dopo Gutenberg'', protagonista della ''grande mutazione'' in atto, si parla anche del palm-cellulare, dei supercomputer e di nanotecnologie tra scienza e fantascienza. Era Chevalier de la Legion d'Honneur, Chevalier de l'Ordre des Arts et des Lettres e Cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. Il 13 dicembre 2004 gli era stato conferito dal presidente della Repubblica al Quirinale il premio di giornalismo Saint Vincent ''alla carriera''. Lascia la moglie Liliana Marossero, architetto, sua compagna da 60 anni, e la figlia Barbara con i nipoti. (ANSA) GIOVEDI' CAMERA ARDENTE, VENERDI' FUNERALI La camera ardente di Giovanni Giovannini sarà allestita giovedì all'ospedale Koelliker di Torino dove resterà aperta al mattino dalle 10 alle 12 e, al pomeriggio, dalle 15 alle 17. I funerali si svolgeranno venerdì nel tempio crematorio del Cimitero Monumentale di Torino. Il feretro partirà alle 14:30 dall'ospedale. (ANSA) La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica: “Con Giovanni Giovannini scompare un grande uomo, una personalità illustre del mondo dell’informazione, capace di guardare costantemente e fino all’ultimo al futuro, avendo ben chiara la condizione presente. Perdiamo un democratico inflessibile nelle scelte ideali e di campo, concreto coniugatore di fermezza con confronto e dialogo. Con lui scompare un collega, un dirigente sindacale e poi un editore e uno studioso illuminato, un patriota e un cittadino italiano del mondo. Giovanni Giovannini ha vissuto per intero il suo tempo da protagonista. Sopravvissuto alla terribile esperienza della guerra e del lager, è stato giornalista importante e prestigioso dirigente di categoria in tutte le fasi di rinascita democratica e consolidamento della Repubblica. Passato poi alle attività di impresa, ha raggiunto i vertici massimi di gestione e guida de La Stampa e della Federazione Italiana Editori giornali. Da questo versante è stato promotore di novità e interlocutore sapiente, abile e lungimirante dei giornalisti e del loro sindacato. La sua sfida permanente è stata quella del cambiamento: dalle prime rivoluzioni tecnologiche dell’editoria a inizio anni Ottanta alle vedute anticipatrici delle opportunità della rete e della multimedialità, fino all’evoluzione dell’informazione integrata che è in corso. Collaborando da protagonista primario all’organizzazione del Centenario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, alla vigilia della cerimonia del 23 aprile scorso si fece sentire con nitidezza invocando una grande assunzione di corresponsabilità per il futuro dei media e la promozione del lavoro giornalistico. Un messaggio di grande vitalità e ancora una volta lungimirante, che oggi leggiamo un po’ come il suo testamento: “L’intero sistema dell’informazione sta cambiando radicalmente sulla spinta della rivoluzione tecnologica ma non c’è ancora una coscienza chiara di quanto sta accadendo. E’ un problema molto complesso che richiede analisi approfondita come è stato fatto in altri Paesi: vedasi la Gran Bretagna dove sul tema venne istituita una Royal Commission. Bisognerebbe avere un approccio meno artigianale nell’affrontare questo momento storico. I politici nella loro campagna elettorale non hanno speso nemmeno una parola su questa esigenza”. Giovanni Giovannini, la Fnsi lo ricorda così, maestro di giornalismo (che il sindacato, quattro anni fa, volle fosse premiato alla carriera con il Saint Vincent), compagno di viaggio di un presente che sta nella storia e entra ogni giorno nel futuro, in un futuro che richiede sempre di più - guardando alla sua grande esperienza umana, professionale e al suo lascito intellettuale - protagonisti veri e non spettatori passivi”.

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