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Fnsi 03 Nov 2003

Editoria, Mieli: "Rischi serissimi per la libertà di stampa. Nel ddl Gasparri il nodo centrale resta il conflitto d'interessi irrisolto" Veneziani: "Il cda della Rai sta per chiudere la partita del digitale. Nessun pericolo di regime"

Editoria, Mieli: "Rischi serissimi per la libertà di stampa. Nel ddl Gasparri il nodo centrale resta il conflitto d'interessi irrisolto"Veneziani: "Il cda della Rai sta per chiudere la partita del digitale. Nessun pericolo di regime"

Editoria, Mieli: "Rischi serissimi per la libertà di stampa. Nel ddl Gasparri il nodo centrale resta il conflitto d'interessi irrisolto"
Veneziani: "Il cda della Rai sta per chiudere la partita del digitale. Nessun pericolo di regime"

Per Paolo Mieli, vicepresidente del gruppo Rcs, il «nodo centrale» del dibattito sul ddl Gasparri e sulla libertà di informazione resta «il conflitto di interessi, che Berlusconi aveva promesso di risolvere nei primi cento giorni del suo governo». Senza affrontare questo problema, secondo Mieli, si profilano, con l' approvazione della legge Gasparri, «rischi serissimi per la libertà di stampa e quindi per la libertà del nostro Paese». «All' origine di tutto - ha sottolineato Mieli intervenendo a Roma alla presentazione del libro di Carlo Rognoni 'Inferno tv' - c'è il mancato mantenimento della promessa fatta da Berlusconi di risolvere entro cento giorni dall'inizio del suo governo il conflitto di interessi con una legge apposita. Non voglio assolvere il centrosinistra per non aver approvato quel tipo di legge, ma mi sembra che abbia fatto errori più gravi: forse non è intervenuto a casa dell'allora leader dell'opposizione per una sorta di fair play». Tuttavia, secondo Mieli, «senza quel piolo, tutto ciò che sarà fatto con il giusto scopo di non danneggiare Mediaset, e ovviamente la Rai, nè la carta stampata, sarà, perchè apparirà, qualcosa di devastante». «Io - ha ricordato Mieli - ho sempre preso in giro quelli che parlavano di regime: ma il giorno in cui si interverrà definitivamente a modificare lo stato delle cose con una legge che non può appoggiarsi a quel cardine, la libertà di stampa in questo paese sarà seriamente a rischio, e con lei la libertà del nostro Paese». In ogni caso, rispondendo alla domanda sull'ipotesi che il presidente Ciampi non firmi la legge, «se fossi Ciampi - ha detto Mieli - la firmerei. C'è la Corte costituzionale, c'è l'Europa, ci sono sedi deputate ed è giusto che si facciano carico di risolvere questo problema. Trovo impropria anche una discussione in questo ambito». Parlando della Rai, Mieli, che rifiutò la presidenza di garanzia della tv pubblica, ha aggiunto che «mi sembra che questo Cda Rai abbia lavorato bene nelle condizioni date, che erano pessime, per come era evidente e per quanto evidente non era». «In Rai - ha detto Mieli - c'è un buon presidente, un buon Cda, e un buon direttore generale e fa onore all' on. La Russa averlo riconosciuto e aver auspicato che l'attuale vertice resti in carica anche con l'approvazione del ddl Gasparri. In questi giorni la Rai sta dando ottime prove di competitività». Mieli ha poi ricordato di aver detto no alla presidenza della tv pubblica «perchè pensavo e penso che i poteri della presidenza Rai fossero gestibili, in date condizioni, solo in maniera commissariale, avendo pieni poteri, con un committente che si fidava di me, del Cda, del direttore generale e metteva la Rai al riparo da ingerenze esterne. Pensavo che mettendo i piedi nel piatto su tutto, avrei facilitato il lavoro di quelli che sarebbero venuti dopo. E forse se non ci fosse stato quel braccio di ferro, loro avrebbero lavorato peggio. Penso che Annunziata abbia fatto il suo dovere, nonostante le difficoltà incolpevoli» legate alla formula del 4 + 1. (ANSA). «Il Cda della Rai con la riunione di martedì 4 chiuderà la partita del digitale, con l'acquisizione delle ultime frequenze con un impegno finanziario complessivo di 20-22 milioni di euro, molto inferiore alle cifre di cui si era parlato nelle scorse settimane». Lo ha detto il consigliere d'anmministrazione Marcello Veneziani, intervenendo alla presentazione del libro di Carlo Rognoni «Inferno tv». Per Veneziani il digitale resta «un passaggio ineludibile, non pensato dalla legge Gasparri o da questa maggioranza, ma concepito in un regime di ampio consenso, con l'avallo dei tecnici, e con il sostegno del passaggio di natura europea. Dunque non è un capriccio destinato a salvare Retequattro. È c'è poi il contratto di servizio che vincola la Rai a procedere in questo senso. Stiamo procedendo con cautela e insieme con speditezza: in 5 mesi sono stati realizzati risultati che in 5 anni non si era riusciti a fare». Veneziani ha parlato poi di clima di ostilità verso la Rai: «Stiamo tentando il difficile compito di coniugare ascolti e qualità: i risultati ci sono in termini di ascolto, mentre sulla qualità ci sono progetti che stanno procedendo ma che hanno tempi lunghi». Veneziani si è poi detto lusingato al riguardo della lettera che gli ha inviato il presidente della Repubblica che ha appressato il suo progetto che riguarda le reti. «Se facciamo ascolti - ha spiegato Veneziani - ci accusano di fare della Rai un clone di Mediaset, se puntiamo sulla cultura, dicono che vogliamo disarmare la Rai per consentire al concorrente di vincere la partita. In ogni caso siamo reprobi». Veneziani ha infine respinto l'ipotesi di un pericolo di regime in caso di approvazione del ddl Gasparri. Dicendosi d'accordo sia con Rutelli che con Mieli sulla necessità di approvare una legge sul conflitto d'interessi Veneziani considera «esagerato l'allarme sul ddl Gasparri. Non cerchiamo di ridurre il caso Italia a questa anomalia. Il regime monopolista non c'è. E poi c'è da dire che oggi il Sic viene contestato, ma prima c'era il 'suk' ed era peggio» ha concluso con una battuta. (AGI).

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