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Associazioni 29 Feb 2008

Il documento del Consiglio Direttivo di Stampa Romana

Il consiglio direttivo della Associazione Stampa Romana, riunito per esaminare la situazione sindacale, esprime la sua solidarietà ai giornalisti dell’Unità, impegnati nel difficile compito di salvare non solo una testata, ma un patrimonio dell’informazione di questo Paese. Esprime anche la sua solidarietà ai giornalisti della Periodici San Paolo, società che, con la scusa di un piano di riorganizzazione interna, intende cancellare ben quattro redazioni esterne (Roma, Bologna, Venezia e Torino) trasferendo tutti i giornalisti in quella di Milano.

Il consiglio direttivo della Associazione Stampa Romana, riunito per esaminare la situazione sindacale, esprime la sua solidarietà ai giornalisti dell’Unità, impegnati nel difficile compito di salvare non solo una testata, ma un patrimonio dell’informazione di questo Paese. Esprime anche la sua solidarietà ai giornalisti della Periodici San Paolo, società che, con la scusa di un piano di riorganizzazione interna, intende cancellare ben quattro redazioni esterne (Roma, Bologna, Venezia e Torino) trasferendo tutti i giornalisti in quella di Milano.

Unità e San Paolo sono due cartine di tornasole della situazione nell’editoria italiana e laziale, in particolare nella carta stampata, che attraversa un momento di trasformazioni tumultuose nelle quali si segnalano le carenze progettuali degli editori e al tempo stesso la necessità di nuove regole, anche contrattuali, per un settore che ha ampi margini di sviluppo. Il Consiglio direttivo ha individuato quattro aree di lavoro: 1. Il rispetto della legalità – In attesa della auspicata apertura del tavolo di confronto contrattuale, il direttivo ribadisce la necessità di vigilare sulla integrale applicazione del contratto vigente. Specialmente nella difesa delle prerogative delle rappresentanze sindacali di base, come previsto dall’articolo 34 del Cnlg, alle quali spesso viene negato lo spazio di agibilità e la titolarità del confronto. 2. La dignità professionale – Occorre riaffermare la centralità dei giornalisti e delle loro professionalità all’interno dei giornalismi che si sono stratificati nel panorama editoriale. Non c’è medium senza mediatore e, partendo da qui, vanno affrontati anche i nodi della carriera all’interno dell’articolato contrattuale. 3. Progettare il futuro – La multimedialità può essere, se governata e subordinata a un progetto di rinascita della professione, una straordinaria occasione. Un salutare rimescolamento che può far crescere la categoria. Dobbiamo sfidare gli editori sul piano della progettualità. Immaginare nuove redazioni, nuovi profili professionali, che in parte già esistono. Puntare sulla formazione e sulla riqualificazione. 4. Gli stipendi e l’inpgi – Il Paese si è impoverito e così anche la categoria. Se la libera professione, pur declinata all’interno di un contratto dipendente, ha ancora un senso, allora va fatta ripartire una adeguata dinamica salariale. All’interno del confronto col prossimo Parlamento, va data priorità a quelle modifiche che permettano all’Inpgi di separare solidarietà e sussidiarietà: i sussidi di disoccupazione fanno parte della prima, le casse integrazioni devono essere devolute alla fiscalità generale. Infine, pur comprendendo la situazione delicata in cui, per la mancanza del rinnovo del contratto, si trova l’Istituto; il Consiglio Direttivo della Asr chiede agli organismi direttivi della Casagit di ripensare l’aumento dei minimi contributivi per i giornalisti con contratto Fnsi-Aeranti/Corallo.

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