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Vertenze 01 Dic 2012

Il Piccolo: un’altra riduzione di organico, ora basta

I giornalisti del Piccolo scioperano per denunciare la decisione dell’azienda di ridurre di un’altra unità l'organico redazionale a partire proprio dalla giornata di domani. Decisione aziendale che, in violazione dell'accordo integrativo di secondo livello in vigore sino a fine 2013, si esplicita concretamente nella mancata sostituzione di un collega che va in pensione e che è stata presa nuovamente – come già accaduto in estate in un’altra situazione come questa - senza lasciare alcuno spazio negoziale alle rappresentanze sindacali.

I giornalisti del Piccolo scioperano per denunciare la decisione dell’azienda di ridurre di un’altra unità l'organico redazionale a partire proprio dalla giornata di domani. Decisione aziendale che, in violazione dell'accordo integrativo di secondo livello in vigore sino a fine 2013, si esplicita concretamente nella mancata sostituzione di un collega che va in pensione e che è stata presa nuovamente – come già accaduto in estate in un’altra situazione come questa - senza lasciare alcuno spazio negoziale alle rappresentanze sindacali.

Un’ulteriore prova di come il Gruppo Finegil-Espresso interpreti le relazioni con i propri lavoratori-giornalisti. Né il direttore né il suo vice hanno svolto negli ultimi mesi quel ruolo di mediazione tra azienda e redazione che in passato ha consentito di evitare scioperi o altre manifestazioni di protesta. Il giornale non sarà quindi in edicola nella giornata di domenica 2 dicembre e domani il sito web del Piccolo non verrà aggiornato dalla redazione. Ce ne scusiamo con i lettori, gli inserzionisti, gli edicolanti e la città tutta, ma i giornalisti del Piccolo non possono accettare né restare con le mani in mano di fronte a una politica aziendale che si muove ormai solamente a suon di tagli. Va ricordato che meno di due anni fa la redazione del Piccolo ha siglato un accordo, poi violato dal luglio scorso dall’editore con il consenso della direzione, che ha portato alla riduzione dell’organico di sei giornalisti (poi diventati sette e oggi infine otto, sempre per la violazione unilaterale da parte dell’editore della clausola relativa al numero minimo di giornalisti in organico fissato dalle parti) con un consistente risparmio da parte dell’azienda. Un piano che aveva permesso la trasformazione del quotidiano in tabloid. Oggi l’effettivo blocco del turn-over e la nuova riduzione di organico hanno come conseguenza un piano presentato dal direttore che prevede un calo strutturale di tre pagine del giornale e l’intenzione di arrivare a un’accelerazione sul web che però non contempla la possibilità di destinare completamente delle risorse umane alla missione internet. E dire che proprio questo è uno spazio certamente da sviluppare - la stessa azienda lo sottolinea di continuo - e quindi, evidentemente, sarebbe anche un’occasione per inserire dei colleghi stabilizzandoli, rispettando così l’accordo scritto del gennaio 2011. Invece, l’editore non fornisce garanzie, nemmeno nel breve termine, che il suo piano di tagli (di giornalisti e pagine) possa essere esaurito. Né vi sono all’orizzonte iniziative e azioni di rilancio, che possano coinvolgere tutti quei giovani colleghi precari che per anni hanno garantito il proprio apporto professionale al giornale – attraverso collaborazioni continue e vari periodi di contratto a tempo determinato - e che ora vengono lasciati per sempre fuori dalla porta. All’azienda pare neanche interessino i vantaggi derivanti dalle norme sulle nuove stabilizzazioni e assunzioni, che assicurano alle imprese editoriali sgravi contributivi per tre anni e – come per tutte le aziende - un premio annuale a fondo perduto dal ministero per ogni nuova assunzione di donne o, se uomini, under 30. Anche in segno di solidarietà per questi colleghi la redazione del Piccolo sciopera. Perché la qualità di un giornale passa anche e in primo luogo per il rispetto di chi contribuisce ogni giorno, con il proprio lavoro, a realizzarlo.

PROCLAMATA UNA GIORNATA DI SCIOPERO PER L’1 DICEMBRE

I giornalisti del Piccolo prendono atto e denunciano la decisione dell’azienda di ridurre di un’altra unità l'organico redazionale a partire dall’1 dicembre. Decisione presa senza lasciare alcuno spazio negoziale alle rappresentanze sindacali fornendo così ulteriore prova di come il Gruppo Finegil-Espresso interpreti le relazioni con i propri lavoratori-giornalisti.
I giornalisti del Piccolo hanno dimostrato con i fatti l’alto senso di responsabilità di fronte a un momento di crisi congiunturale e in particolare dell’editoria, avendo meno di due anni fa siglato un accordo, poi violato a luglio dall’editore con il consenso della direzione, che ha portato alla riduzione dell’organico di sei giornalisti (poi diventati sette) con un consistente risparmio da parte dell’editore. Quell’accordo era legato a un piano che, con la trasformazione del quotidiano in tabloid, ha portato a risultati lusinghieri nel corso del 2011. Oggi invece il blocco del turn-over ha come conseguenza un piano presentato dal direttore che prevede una riduzione strutturale di tre pagine del giornale. Ma il fatto più grave è che l’Editore non fornisce garanzie, nemmeno nel breve termine, che tale piano di tagli (di giornalisti e pagine) possa essere sufficiente alla sua fame di spending review.  E nel caso specifico si tratta di un risparmio quasi irrilevante. I giornalisti del Piccolo apprezzano e appoggiano il progetto di potenziare l’attività sul web ma sottolineano come il piano presentato dal direttore (e inviato a tutti i colleghi prima di un’assemblea già convocata) sia incompleto e poco chiaro nella parte che riguarda l’organizzazione quotidiana del lavoro per arricchire il sito del Piccolo. La strategia implosiva che l’editore sta attuando da alcuni mesi lascia per sempre fuori dalla porta, senza un lavoro e senza prospettive decine di colleghi precari e collaboratori che da anni hanno dato il loro contributo alla realizzazione del giornale. Fatto ancora più grave se si tiene conto di come oggi, nuove stabilizzazioni e assunzioni garantiscano alle imprese editoriali dei vantaggi in termini di sgravi fiscali e contributivi (per tre anni) e - per tutte le aziende - di premio annuale a fondo perduto assicurato a livello ministeriale per ogni assunzione di donne o, se uomini, under 30. Anche in segno di solidarietà per questi colleghi  viene proclamata una giornata di sciopero per l’1 dicembre. Sarà una giornata del silenzio per ricordare come sia incivile togliere, senza un serio confronto, il futuro ai giovani (e non) e mettere a rischio quello di un giornale con oltre 130 anni di storia.

L’Assostampa Fvg è al fianco dei giornalisti del Piccolo, impegnati ormai da mesi in una dura vertenza con l’editore, che continua a ragionare solo in termini di tagli alla redazione e non propone nessun piano di ragionevole sviluppo della testata triestina. Dopo aver violato unilateralmente quest'estate un accordo liberamente sottoscritto quasi due anni fa - accordo già pesante per la redazione che, in occasione del passaggio del quotidiano al tabloid, aveva accettato per senso di responsabilità una riduzione dell’organico di sei unità e la pubblicazione ogni giorno di alcune pagine sinergiche -, ora prosegue in un disegno di ulteriore dimagrimento della redazione, cui nel contempo viene chiesto di garantire anche il lavoro sul web. Situazione analoga al Messaggero Veneto di Udine, costretto a ritirarsi dai propri storici bacini di diffusione, in nome di un malinteso "patto di non belligeranza" proprio con il Piccolo. Come abbiamo già detto, siamo in presenza di una proprietà e una dirigenza che predicano bene e razzolano male. La difesa e la tutela del lavoro, la lotta al precariato (non giornalistico, ovviamente), le ragioni del progresso e delle libertà civili sono da sempre patrimonio del Gruppo Espresso Repubblica, che poi nella pratica non accetta il confronto e la dialettica sindacale, imponendo logiche e soluzioni dirigistiche. Tutto ciò significa mancato rispetto degli accordi, blocco del turn over, umiliazione delle redazioni, carichi di lavoro sempre maggiori, assenza di credibili strategie di sviluppo, relazioni industriali deficitarie. In compenso tagli, sempre e solo tagli. Anche dinanzi a bilanci in attivo, che garantiscono ricchi dividendi agli azionisti (piani di crisi e tagli sono stati annunciati anche all'Espresso, all'Agl e in altre testate del gruppo).

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