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Cdr 08 Set 2006

Intercettazioni: il comunicato del cdr di Repubblica: "Bonini e D'Avanzo vittime dei comportamenti dei servizi deviati"

L’interrogatorio di 10 ore a cui è stato sottoposto mercoledì scorso (30 agosto) il collega Carlo Bonini come "persona informata sui fatti" in relazione alle perquisizioni avvenute all’interno di "Repubblica" nel mese di agosto, su richiesta della Procura di Brescia, è inaccettabile nella forma e nella sostanza

L’interrogatorio di 10 ore a cui è stato sottoposto mercoledì scorso (30 agosto) il collega Carlo Bonini come "persona informata sui fatti" in relazione alle perquisizioni avvenute all’interno di "Repubblica" nel mese di agosto, su richiesta della Procura di Brescia, è inaccettabile nella forma e nella sostanza

Il collega Bonini, insieme a Giuseppe D’Avanzo è una vittima dei comportamenti deviati dei servizi segreti che non hanno esitato e non esitano ad utilizzare tutti gli strumenti illeciti (comprese le intercettazioni illegali di conversazioni private e addirittura pedinamenti, fatto inaudito in un paese democratico) per fermare un’inchiesta giornalistica. Al collega Bonini è stato anche sequestrato il computer di lavoro, impedendogli nei fatti di continuare la sua attività professionale. Un sequestro immotivato e inutile, visto che tutto ciò che riguardava l’inchiesta della Procura di Brescia sulla presunta fuga di notizie era già stato consegnato dal collega e spiegato. Non c’era alcun documento segreto, non c’era alcun motivo per arrivare ad un provvedimento di tale portata. Come sindacato abbiamo la netta sensazione che si stiano scambiando le vittime - che dovrebbero essere tutelate, protette e aiutate nel loro lavoro - per "indagati" nella sostanza, pur non essendo in alcun modo chiamati in causa come imputati di reati che non hanno mai compiuto e che invece sono stati reiteratamente compiuti da altri. E’ il momento di dire basta a questo atteggiamento sostanzialmente vessatorio nei confronti di due giornalisti che non stanno facendo altro che il loro sacrosanto, legittimo lavoro: quello di informare il lettore, in nome della libertà di stampa, delle "deviazioni" emergenti nei poteri forti dello Stato. Tutto ciò si configura sempre più come un sostanziale attacco al diritto d'informazione e, nei fatti, come un insabbiamento delle presunte responsabilità criminali emerse proprio dall’inchiesta condotta dai nostri colleghi e da Repubblica. Non è più tempo solo di solidarietà verso i nostri colleghi: è tempo che tutta la stampa italiana si faccia carico di rivendicare con forza il ruolo istituzionale dell’informazione: quello di denunciare con prove, fatti e contenuti, le "deviazioni" che stanno sempre più emergendo dalle inchieste giudiziarie in corso nei confronti di settori dei poteri forti dello Stato. I giornalisti di Repubblica, gli organismi sindacali del giornale continueranno a schierarsi, come hanno già fatto in passato, a fianco dei colleghi vittime di queste sostanziali persecuzioni, seguendo un unico obiettivo: quello di garantire sempre l’informazione libera e senza condizionamenti da parte del potere.

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