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Intercettazioni 21 Mag 2015

Intercettazioni, la sintesi delle audizioni alla Camera Del Freo: “Si intervenga con il bisturi, non con l’accetta”

In materia di legislazione sulle intercettazioni, “non bisogna andare con l'accetta ma col bisturi. Il carcere non avrebbe senso e in un contesto economico come quello di adesso, le sanzioni pecuniarie ci metterebbero nelle mani di editori che non hanno più neanche liquidità per farvi fronte, quindi l'input sarebbe di andare 'piatti' nel trattare certi temi”.

In materia di legislazione sulle intercettazioni, “non bisogna andare con l'accetta ma col bisturi. Il carcere non avrebbe senso e in un contesto economico come quello di adesso, le sanzioni pecuniarie ci metterebbero nelle mani di editori che non hanno più neanche liquidità per farvi fronte, quindi l'input sarebbe di andare 'piatti' nel trattare certi temi”.

Così il segretario generale aggiunto vicario della Fnsi, Anna Del Freo (nella foto), nell'audizione in commissione Giustizia alla Camera sulla delega in materia di pubblicazione delle intercettazioni, contenuta nel ddl governativo di riforma del processo penale.
“Va tutelato – ha spiegato Del Freo – il diritto fondamentale dei giornalisti di poter pubblicare le notizie. Metto in guardia dal chiudere i rubinetti dell'informazione, dobbiamo stare attenti a non scivolare ulteriormente indietro in classifiche sulla libertà di stampa che già ci vedono molto bassi”.
Rispondendo alle domande seguite al suo intervento, Anna Del Freo ha poi aggiunto che “se occorrono, nello spirito di quello che con i colleghi abbiamo detto oggi, come Federazione siamo pronti a elaborare anche dei suggerimenti più precisi”.
In sintonia con le posizioni espresse per la Fnsi dal segretario generale aggiunto vicario Del Freo anche molti dei direttori di testate e il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, sentiti nel corso delle audizioni in commissione Giustizia alla Camera, presieduta da Donatella Ferranti.
"Non è una questione che si può risolvere solo per legge”, ha detto Mario Calabresi, direttore de La Stampa. “Un conto – ha rilevato Calabresi - è il pettegolezzo, la comunicazione riservata che non ha niente a che fare con il processo, ma ci sono comunicazioni che pur senza rilevanza penale possono mettere in luce comportamenti che l'opinione pubblica ha il diritto di conoscere. Per evitare distorsioni deve esserci un forte richiamo alla deontologia professionale dei giornalisti da parte dell'Ordine, ma anche una forte selezione sugli atti da parte del magistrato".
Maurizio Belpietro, direttore di Libero, ha ricordato che in 25 anni di esperienza alla guida di un quotidiano gli "sono passate sotto le mani tante frasi e le ho sempre pubblicate, perché pur non essendo notizie di reato erano notizie, spesso da prima pagina".
Secondo Luigi Vicinanza, direttore de L'Espresso, "noi giornalisti quando riceviamo questi atti contenenti le intercettazioni così come trascritte dall'autorità giudiziaria non possiamo fare altro che pubblicarli, secondo i principi stabiliti dalla Cassazione, quelli di verità, rilevanza sociale e continenza del racconto".
Un giornalista "che ha un notizia e non la pubblica è un cattivo giornalista, il faro a guidarlo deve essere l'interesse pubblico", ha ribadito il presidente dell'Ordine dei giornalisti Iacopino.
“In genere sono i magistrati, i loro collaboratori o gli avvocati - ha detto invece il direttore di Panorama Giorgio Mulè – a offrire ai giornalisti materiali interessanti dal punto di vista giornalistico, succosi, ma assolutamente irrilevanti dal punto di vista penale ".

@fnsisocial

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