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Intercettazioni 27 Lug 2015

Intercettazioni, presentato nuovo emendamento che prevede di escludere il carcere per i giornalisti

La norma ha fatto gridare allo scandalo non solo le opposizioni in parlamento, ma anche giornalisti e magistrati. Ora un nuovo emendamento della maggioranza riscrive il testo sulle intercettazioni che prevede il carcere per chiunque diffonda registrazioni audio e/o video senza il consenso dell’interessato. La modifica, a firma Verini-Ermini, dovrebbe essere approvato dall’Aula domani pomeriggio.

La norma ha fatto gridare allo scandalo non solo le opposizioni in parlamento, ma anche giornalisti e magistrati. Ora un nuovo emendamento della maggioranza riscrive il testo sulle intercettazioni che prevede il carcere per chiunque diffonda registrazioni audio e/o video senza il consenso dell’interessato. La modifica, a firma Verini-Ermini, dovrebbe essere approvato dall’Aula domani pomeriggio.

A discussione in corso, in Aula a Montecitorio, sul provvedimento in tema di riforma del processo penale arriva un emendamento del Pd che rimodula il testo approvato dalla commissione Giustizia della Camera nella parte che si occupa di intercettazioni.
La modifica, necessaria dopo le proteste di parlamentari, giornalisti e magistrati, fa esplicitamente riferimento al diritto di cronaca, escludendolo, e stabilisce che è reato la diffusione della registrazione  al “solo” fine di diffamare.
L’emendamento, a firma congiunta Verini-Ermini, sostituisce la norma contenuta nella legge delega con  questa formulazione: “prevedere che costituisca delitto, punibile con la reclusione non superiore a quattro anni, la diffusione al solo fine di recare danno alla reputazione o all'immagine altrui, di riprese audiovisive o registrazioni di conversazioni, anche telefoniche, svolte in sua presenza ed effettuate  fraudolentemente. La punibilità è esclusa quando le registrazioni o le riprese sono utilizzabili nell'ambito di un procedimento amministrativo o giudiziario o per l’esercizio del diritto di difesa o del diritto di cronaca”.
Resta intanto fermo sulle sue posizione il Nuovo Centrodestra, che non ha previsto modifiche all’emendamento presentato in commissione da Alessandro Pagano.
Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, nel ribadire che non c'è mai stata “alcuna volontà da parte della maggioranza e dei gruppi della maggioranza di colpire la stampa”, auspica intanto che la discussione sui 34 articoli della riforma del processo penale, iniziata oggi alla Camera, possa concludersi già entro la pausa estiva con l’ok al testo in prima lettura.
Sullo specifico tema delle intercettazioni, Orlando rileva poi che: “Il Pd ha ritenuto condivisibile l’istanza di fondo dell’emendamento, ma si sono manifestate perplessità sulle modalità attraverso cui questa istanza, che va difesa, veniva tutelata”.
“Il fatto che la norma abbia creato così tanta inquietudine - prosegue il ministro Orlando - ci ha consigliato di precisarla meglio. Non si sta facendo altro che il lavoro del Parlamento, nel momento in cui affronta temi così delicati che devono contemperare esigenze diverse. Cioè procedere attraverso progressivi affinamenti, per arrivare ad un punto condiviso”.
“Quando da un lato in gioco vi è la libertà delle persone, la sicurezza dall’altro, e il diritto all’informazione dall’altro ancora – conclude il Ministro – credo che non sia mai sufficiente lo sforzo di apprendimento che va fatto, nei diversi passaggi. Del resto se non ci fosse questa esigenza, non si capirebbe perché ci sia un lavoro di commissione e poi i diversi passaggi in aula”.
Il nuovo emendamento sostituisce per intero la lettera B del comma 1 dell’articolo 29 del provvedimento. Il testo dovrebbe andare al voto domani alle 15.

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