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Associazioni 16 Nov 2009

La Cisl regionale agli Stati generali dell'informazione sarda: "Senza il vostro aiuto molte nostre battaglie sarebbero rimaste nel recinto degli addetti ai lavori e per questo vi ringrazio"

"La presenza del sindacato e della Cisl qui oggi (agli Stati Generali della Stampa Sarda n.d.r.), ci offre l’occasione per ringraziare i giornalisti per l’attenzione con cui sempre guardano l’impegno del sindacato confederale. Lo dico con sincerità: senza il vostro aiuto molte nostre battaglie sarebbero rimaste nel recinto degli addetti ai lavori. Di questo la Cisl vi ringrazia.detto tra le altre cose Oriana Putzolu del dipartimento politiche organizzative, del lavoro e dei servizi, dipartimento politiche istituzionali e della pubblica amministrazione della CISL. Riportiamo il testo dell'intervento.

"La presenza del sindacato e della Cisl qui oggi (agli Stati Generali della Stampa Sarda n.d.r.), ci offre l’occasione per ringraziare i giornalisti per l’attenzione con cui sempre guardano l’impegno del sindacato confederale. Lo dico con sincerità: senza il vostro aiuto molte nostre battaglie sarebbero rimaste nel recinto degli addetti ai lavori. Di questo la Cisl vi ringrazia.detto tra le altre cose Oriana Putzolu del dipartimento politiche organizzative, del lavoro e dei servizi, dipartimento politiche istituzionali e della pubblica amministrazione della CISL. Riportiamo il testo dell'intervento.

Ringrazio, anche a nome del segretario generale, l’Associazione della Stampa sarda per l’invito. Mario Medde è stato impedito da improvvisi e imprevedibili impegni a partecipare a questo incontro al quale sarebbe voluto intervenire. Ci hanno convinto a essere presenti non solo le affettuose sollecitazioni di Francesco Birocchi, ma anche la consapevolezza che in questo difficile momento la Sardegna ha bisogno del massimo di unità, ma anche di uno sforzo congiunto per elaborare contenuti e proposte che portino a una società improntata alla giustizia, alla libertà e alla equità. In questa prospettiva il lavoro è condizione primaria e imprenscindibile di un nuovo sviluppo economico e sociale della Sardegna. Voi siete qui – mi è stato detto – non solo per parlare dei problemi specifici interni alla categoria – dal vostro programma mi è parso di capire che avete parlato di cassa di previdenza, assistenza sanitaria e problemi contrattuali – ma anche dello stato di salute della stampa in Sardegna. Un argomento che ci interessa. Ho letto da qualche parte che le testate giornalistiche a vario titolo sono 465 o poco più. Questo vuol dire che in Sardegna c’è grande richiesta e attenzione a far sì che abbiano la propria voce e si facciano sentire non solo i fatti generali, ma anche le specificità territoriali e di categoria. Non so se sia anche questa una manifestazione dell’individualismo e della diffidenza tipica dei sardi, ma è un fatto che balza evidente: quando si può e ci sono le condizioni è meglio avere una propria voce, sia pure piccola, piuttosto che affidarsi alle grandi iniziative editoriali generaliste. Sotto un certo punto di vista questa ricchezza può essere considerata un difetto e un limite, ma per me è lo specchio di una realtà oggettiva, di un patrimonio locale che deve essere valorizzato, non annacquato nell’indistinto regionale. Per questo non vale parlare di nicchie e di particolarismi locali, di scontro tra interessi contrapposti rappresentati da poteri più o meno forti – anche se questo pericolo può esserci e rappresentata la patologia del sistema - ma di varietà da valorizzare, di culture da riproporre e difendere, di istanze da far pervenire nelle stanze del potere, di individualità locali che devono emergere. E’ compito del politico fare sintesi e comporre le diverse tessere di un mosaico un’unica opera d’arte. Poiché attento alle voci più piccole, il sindacato sardo parla di costruire in Sardegna un federalismo interno anche con il trasferimento di risorse , poteri e funzioni agli enti locali, e parla della la costruzione di una nuova Regione, condizione fondamentale sia per la riscrittura dello Statuto sia per dare efficacia ed efficienza all’azione di governo, sia per garantire un’adeguata competitività all’intero sistema economico sardo. Tematiche che riproporremo il 30 novembre durante l’assemblea delle rappresentanze del popolo sardo, che vi chiediamo di seguire con l’attenzione che merita la volontà di mettere insieme, per elaborare un grande progetto comune, tutte le forze che hanno veramente a cuore la rinascita della Sardegna. La presenza del sindacato e della Cisl qui, oggi, ci offre l’occasione per ringraziare i giornalisti per l’attenzione con cui sempre guardano l’impegno del sindacato confederale. Lo dico con sincerità: senza il vostro aiuto molte nostre battaglie sarebbero rimaste nel recinto degli addetti ai lavori. Di questo la Cisl vi ringrazia . Continuate così, se potete più di così. Perché ci sono alcune questioni che sono vitali non solo per noi, ma la Sardegna. 1. Ieri è stato firmato il quarto accordo sugli ammortizzatori sociali: sono 10 mila i lavoratori in CIG e in mobilità in deroga e 505 le aziende che hanno ricorso a questo strumento. E’ il segno di un malessere grave e di un sistema che cade in pezzi. E’ un carciofo che si sfoglia : ogni foglia è un’industria in crisi e che muorecon lavoratori che perdono il lavoro, le certezze, una famiglia che entra in crisi. 2. Dobbiamo dare l’esatta misura di un dramma: quello della mancanza di lavoro madre di tutti i problemi: della disoccupazione giovanile, dell’impossibilità per i giovani di farsi una famiglia, di una criminalità metropolitana in continua crescita, di una questione femminile sempre più esplosiva. 3. Il problema povertà. Ne parliamo tanto, al punto che qualcuno non ne può più e invoca altri argomenti e altre notizie sindacali. Il fatto è che sta aumentando il disagio tra la gente sarda. La media delle pensioni Inps è 614 eur quindi molte persone vivono con meno. Non è difficile immaginare la qualità della vita di questi anziani. Un quinto della popolazione sarda vive così. 4. Infine un problema che coinvolge sindacato, politica e stampa. Poco più di un mese fa gli operai di un’industria milanese in crisi hanno occupato l’azienda e sono saliti sul tetto dello stabilimento. I giornali ne hanno parlato e scritto per diversi giorni; grandi titoli, commenti e servizi televisivi. Risultat dopo qualche giorno il problema viene risolt i lavoratori non perdono il lavoro, si trovano i meccanismi per salvare l’azienda. Eppure in fatto di eclatanti manifestazioni di protesta noi sardi abbiamo una fantasia inesauribile: occupazione del pozzo Amsicora a 240 metri di profondità; occupazione delle ciminiere di Villacidro, Alcoa, etc, blocchi sulla Carlo Felice, davanti agli aeroporti, scioperi della fame. Eppure risultati pochi. Ho l’impressione, forse sbaglio, che le notizie sarde trovino molta difficoltà a entrare nei circuiti nazionali della stampa. Ricordate che in occasione del sequestro Giovanni Battista Pinna, il vescovo di Sassari, per rompere il silenzio calato dopo pochi giorni dalla grande stampa sulla vicenda dell’allevatore di Bonorva, aveva chiesto l’intervento del Papa e un appello di Benedetto XVI? Mi son chiesta: i sindacalisti lombardi sono più bravi di quelli sardi? I giornalisti milanesi sanno rappresentare meglio di quelli sardi il dramma dei lavoratori e delle loro famiglie? Sono più convincenti? Riescono a sensibilizzare e mobilitare più facilmente i colleghi dei grandi giornali? I politici sardi sono meno esperti di quelli milanesi? Sono interrogativi che lascio alla riflessione di voi giornalisti e dei politici. Noi sindacati ci interroghiamo ogni giorno anche su questo.

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