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Il direttore del Tg de La7, Enrico Mentana
Cdr 22 Nov 2016

La7, l'assemblea dei giornalisti affida al Cdr tre giorni di sciopero: «Confronto su organici, retribuzioni e fusione con Rcs»

I giornalisti de La7 all'unanimità  proclamano lo stato di agitazione e affidano al Cdr 3 giornate di sciopero. Chiedono all'azienda l'apertura immediata di un confronto sugli organici, il chiarimento delle ricadute dell'operazione Rcs e investimenti. A cominciare da quelli sulla redazione.

L'assemblea dei giornalisti de La7 all'unanimità proclama lo stato di agitazione e affida al comitato di redazione tre giornate di sciopero. «La redazione de La7 – si legge in una nota dei giornalisti – chiede all’azienda l'apertura immediata di un confronto sugli organici, il chiarimento delle ricadute dell'operazione Rcs, sotto ogni profilo, un piano industriale che preveda investimenti a cominciare da quelli sulla redazione, risorsa imprescindibile per aumentare l'offerta de La7 su tutte le piattaforme e la definizione di un premio di produzione».

Secondo i giornalisti della tv di Urbano Cairo, infatti, «gli ascolti in forte aumento (a settembre +17,2 per cento nella giornata, dato ribadito nelle settimane successive) e la  raccolta pubblicitaria in crescita (+ 2%, in controtendenza rispetto al panorama generale) confermano, dopo i primi nove mesi del 2016, che La7, trainata dal Tg di Enrico Mentana e dall'informazione, è la risorsa più rilevante per Cairo Communication, anche dopo l’acquisizione di Rcs».

Dei 118 milioni di euro incassati dalla concessionaria pubblicitaria del gruppo, da gennaio a settembre di quest'anno, oltre 97 milioni arrivano dalla vendita degli spot di La7 e La7d. «Eppure – conclude la nota – ai giornalisti delle redazioni, i meno retribuiti del gruppo, non è riconosciuto un premio di produzione collettivo, come invece accade, giustamente, per i dipendenti non giornalisti dell'emittente. Questo nonostante un atteggiamento non conflittuale e di grande condivisione degli obiettivi, difficoltà operative crescenti, a cominciare dalla condizione ormai insostenibile delle sedi sotto il profilo dell'agibilità e della sicurezza, il mancato rimpiazzo di ben cinque colleghi andati in pensione e di quelli in malattia da lungo periodo. Una situazione divenuta ormai inaccettabile».

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