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Vertenze 30 Mar 2012

Liberazione chiude, tutti in cassa integrazione a zero ore Siddi: ferita aperta per chi crede nel pluralismo delle voci

Si è conclusa la vertenza di Liberazione. Rifondazione comunista (che attraverso la società editoriale Mrc di cui è unica socia si è opposta in maniera miope a ogni tentativo di soluzione costruttiva, a ogni proposta di ulteriore sacrificio che non smantellasse il giornale e la redazione) infligge ai suoi lavoratori e lavoratrici una tragica sconfitta. Ci siamo battuti ostinatamente per due obbiettivi: la salvezza del giornale e i nostri posti di lavoro. Invece andremo tutti e tutte in Cassa integrazione a zero ore. Abbiamo firmato la richiesta per evitare ulteriori difficoltà a colleghi già provatissimi (il mancato accordo avrebbe implicato complicazioni e ritardi nell'erogazione dell'ammortizzatore sociale).

Si è conclusa la vertenza di Liberazione. Rifondazione comunista (che attraverso la società editoriale Mrc di cui è unica socia si è opposta in maniera miope a ogni tentativo di soluzione costruttiva, a ogni proposta di ulteriore sacrificio che non smantellasse il giornale e la redazione) infligge ai suoi lavoratori e lavoratrici una tragica sconfitta. Ci siamo battuti ostinatamente per due obbiettivi: la salvezza del giornale e i nostri posti di lavoro. Invece andremo tutti e tutte in Cassa integrazione a zero ore. Abbiamo firmato la richiesta per evitare ulteriori difficoltà a colleghi già provatissimi (il mancato accordo avrebbe implicato complicazioni e ritardi nell'erogazione dell'ammortizzatore sociale).

A fatica abbiamo ottenuto, pare, il pagamento delle nostre spettanze ma non lo smaltimento delle ferie arretrate normalmente previsto prima dell'inizio della Cassa. Abbiamo addirittura dovuto accettare la rateizzazione dei buoni pasto arretrati (un migliaio di euro a testa, parte integrante della nostra retribuzione).
L'annunciata ripresa delle pubblicazioni appare persa nella nebbia (la si lega tra l'altro a un "adeguato stanziamento" anche per il formato in Pdf non solo per il 2012 ma anche per "il seguente biennio").
Non a caso Regione Lazio e Ministero del Lavoro si sono dovuti impegnare in una serie di accertamenti per verificare la credibilità di una "sospensione" che al momento sembra sine die, nonostante le opposte assicurazioni, offerte in primo luogo ai militanti del Prc impegnati in una generosa sottoscrizione per un giornale che non c'è.
Nessun conforto ci deriva ormai dal rifinanziamento del Fondo per l'editoria per 120 milioni: risultato certamente ancora insufficiente, ma significativo, di una lotta che ci ha visto in prima fila. Ai tavoli sindacali abbiamo appreso infatti che il contributo maturato nel 2011 da Liberazione è stato interamente ceduto al Prc in cambio del denaro anticipato al giornale con il meccanismo della cessione di credito. Invano abbiamo chiesto che quel denaro fosse reinvestito nella ripresa di Liberazione.
Buio completo, quindi. Il portato di una storia collettiva durata vent'anni dilapidato, una redazione dispersa, un bene comune spento per decisione di pochi.
Unico punto guadagnato, visto che l'assoluta equità per tutte e tutti è stata la linea portante della nostra lotta, l'impegno strappato all'editore di richiamare, nel caso di ripresa di Liberazione, colleghe e colleghi secondo criteri di "rotazione equa". La domanda è però se il ricorso alle nostre professionalità avrà luogo anche per quanto riguarda altri prodotti editoriali variamente riconducibili al Prc, oppure se il progetto non sia proprio quello di spostare le necessità comunicative di Rifondazione su altri progetti, diversi da Liberazione, e senza l'incomodo di una redazione pensante che qualcuno ha definito "ingovernabile".
Ringraziando del complimento, orgogliose/i della nostra disobbedienza, della tenacia e della limpidezza della nostra resistenza, abbracciamo con gratitudine tutti/e coloro, soggetti singoli/e e collettivi, che l'hanno accompagnata.
Appuntamento per tutte e a tutti stasera dalle 18 in poi nella redazione occupata di viale del Policlinco 131 primo piano per Occupylanotte: riflessioni, discussioni, performance art, musica, tango, drink. Fino all'alba ...e poi si vedrà
Il Cdr di Liberazione SIDDI: LA CHIUSURA DI LIBERAZIONE FERITA APERTA PER CHI SI BATTE PER IL PLURALISMO DELLE VOCI
“La dolorosa chiusura della trattativa sindacale per la tutela del giornale e dei giornalisti di Liberazione, per i quali è stata concordata la cassaintegrazione a fronte di una lunga chiusura della testata, è una ferita per tutti coloro che si battono per il pluralismo delle voci dell’informazione.
I giornalisti ce l’hanno messa tutta facendo tanti sacrifici in questi anni, e proponendone anche altri fino allo stremo delle forze, nel tentativo di evitare la sospensione delle pubblicazioni e la perdita del posto di lavoro.
Oggi i giornalisti di Liberazione tengono una dimostrazione estrema del loro attaccamento al giornale, alla sua storia, alla sua vita dando appuntamento a cittadini, colleghi e lettori all’insegna del motto “Occupylanotte” (riflessioni, discussioni, musica, drink fino all’alba… e poi si vedrà).
La federazione della Stampa è, e resta, vicina ai colleghi, li sosterrà con la tensione solidale che anima il sindacato e continuerà ad impegnare tutte le energie possibili perché il giornalismo politico e di idee non sia costretto ad ammainare definitivamente bandiera per le insufficienze di un Stato che non considera appieno l’informazione un bene pubblico”. EDITORIA: SARDO, POLITICHE CONCRETE PER LIBERTA' DI STAMPA
''C'è bisogno di politiche attive e concrete per garantire la libertà di stampa. Oggi è l'ultimo giorno di uscita de 'Il Riformista'; ''Liberazione'' ha già chiuso e 'Il Manifesto' è in grave difficoltà e questo non bisogna più permetterlo''. Lo ha detto il direttore de L'Unità, Claudio Sardo, intervenendo a Napoli al dibattito su 'Diritti, democrazia, libertà di stampa' promosso dalla Cgil.
Secondo Sardo ''non bisogna accettare che il mercato sia il regolatore della giustizia, perché esso è solo corrosivo per la dignità umana; non si può separare il diritto al lavoro dal lavoro stesso e non si può pensare di rendere più competitivo il mercato del lavoro italiano riducendo i diritti dei lavoratori''. (NAPOLI, 30 MARZO - ANSA)

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