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Vertenze 30 Giu 2011

Si è chiusa una vertenza simbolo della lotta al precariato

Il Gazzettino ha sospeso la procedura di licenziamento collettivo attivata ad aprile in base alla legge 223/91 per otto giornalisti, di cui sette reintegrati in redazione dalla magistratura che ha dichiarato irregolari altrettanti contratti a termine, ma subito messi in cassa integrazione, secondo quanto stabilito dall’accordo sullo stato di crisi scaduto giovedì 30 giugno.

Il Gazzettino ha sospeso la procedura di licenziamento collettivo attivata ad aprile in base alla legge 223/91 per otto giornalisti, di cui sette reintegrati in redazione dalla magistratura che ha dichiarato irregolari altrettanti contratti a termine, ma subito messi in cassa integrazione, secondo quanto stabilito dall’accordo sullo stato di crisi scaduto giovedì 30 giugno.

Il confronto con il Sindacato avvenuto in sede nazionale aveva evidenziato l’impossibilità di arrivare ad un accordo sottoscritto dalla Fnsi. Il segretario nazionale, Franco Siddi, ha chiarito in sede di confronto Fnsi-Fieg che mai il Sindacato dei giornalisti avrebbe firmato una procedura di licenziamento collettivo.
La Fnsi ha anche contestato la possibilità che la legge 223 venga applicata al settore dell’editoria rivendicando la gestione degli stati di crisi tramite la legge 416. L’azienda e la Fieg avevano confermato invece la necessità di tale procedura dopo aver consultato il ministero del Lavoro. Le parti avevano spostato la possibile soluzione del problema a livello regionale dove si è cercato di raggiungere soluzioni individuali per i colleghi colpiti dal provvedimento. Alla fine tutte le posizioni sono state risolte con accordi tra le parti, dal primo luglio saranno operative alcune assunzioni a tempo indeterminato, evitando così il ricorso ai licenziamenti. Le origini della vertenza. Negli anni della gestione Prario-Bacialli del Gazzettino (2001-2006) l’editore aveva proceduto al blocco del turn over riducendo l’organico del quotidiano di dieci-quindici redattori. Tale riduzione era stata compensata con l’utilizzo semestrale di giornalisti assunti con contratto a tempo determinato, a cui si era fatto massiccio ricorso anche per esigenze di copertura di ferie, malattie lunghe e aspettative. In pratica una novantina di giornalisti sono stati utilizzati a rotazione nel corso degli anni. Dopo il cambio di proprietà, con l’arrivo del gruppo Caltagirone, nel 2007 la nuova amministrazione del Gazzettino aveva posto fine a tali procedure e deciso di non fare più assunzioni a tempo determinato per coprire i vuoti di organico e di ridurre al minimo le sostituzioni ferie estive per arrivare in tempi brevi alla loro eliminazione pressoché totale. In mancanza della possibilità di un confronto sindacale, molti di questi colleghi che avevano avuto accesso a tali contratti hanno chiesto l’intervento del Sindacato giornalisti del Veneto. Era stato costituito un coordinamento precari e con l’avvocato Maria Luisa Miazzi che assiste il Sindacato veneto è stato esaminato ogni singolo contratto per vedere la possibilità di fare ricorso al giudice per la reintegra nel posto di lavoro. Oltre alla tutela dei colleghi che hanno trovato sbarrate le porte del Gazzettino, anche dopo anni e anni di collaborazione con il giornale, il Sindacato giornalisti del Veneto e il Comitato di redazione del Gazzettino hanno deciso di patrocinare le cause per impedire l’uso improprio e prevalente dei contratti a tempo determinato nelle aziende editoriali. Dal 2003 ad oggi una ventina di procedimenti legali arrivati a sentenza hanno visto tutti il riconoscimento del rapporto di lavoro a tempo indeterminato e grazie anche a questa specifica vertenza de Il Gazzettino è stato possibile ottenere una importante modifica del Contratto nazionale di lavoro Fnsi-Fieg migliorando le condizioni retributive di chiunque in Italia venga assunto a termine. Lo stato di crisi. Con l’accordo sindacale sullo stato di crisi dell’azienda, nel giugno 2009, si è affrontato il problema di come collocare quei colleghi che avrebbero eventualmente vinto le cause di lavoro in questi due anni. L’azienda poteva mettere i giornalisti in cassa integrazione. Un successivo accordo sindacale ha previsto la possibilità di aumentare l’organico della redazione ridotto di 19 unità con pensionamenti e prepensionamenti, utilizzando a rotazione tre dei redattori che strada facendo venivano reintegrati dalla magistratura e che nell’arco del biennio hanno toccato quota dodici. L’accordo sindacale prevedeva, inoltre, che al termine dello stato di crisi (30 giugno 2011,) tre dei colleghi reintegrati dai giudici venissero assunti in pianta stabile. Lo scorso aprile l’azienda ha comunicato che avrebbe assunto i tre colleghi ma che gli altri sette sarebbero stati messi in mobilità (mentre due erano stati nel frattempo licenziati individualmente). La trattativa è stata molto complicata, anche sul piano tecnico, per varie ragioni. Tanti i problemi affrontati e risolti. Val la pena ricordare che, poichè alcuni dei reintegrati collocati in cigs non avevano i requisiti per accedere alla 223, altri colleghi già assunti stabilmente correvano il rischio di essere licenziati al loro posto. Colleghi individuabili sulla base dei requisiti di legge (minor anzianità aziendale, minori carichi familiari ecc.). Dopo lunghe e faticose trattative, oltre ai tre giornalisti che verranno assunti da luglio con articoli 1, altri due colleghi saranno assunti con contratto part-time a tempo indeterminato, e una collega con un contratto ex articolo 2. Quattro giornalisti hanno transato economicamente la risoluzione del rapporto di lavoro. Altre cause di lavoro, legate a questa stessa vertenza, andranno a sentenza nei prossimi mesi.

@fnsisocial

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