CERCA
Cerca nelle notizie
Dal
Al
Cerca nel sito
Un momento del convegno
L'iniziativa 08 Apr 2016

"Le tre elle dell'informazione", Lorusso e Motta: «Dobbiamo portare regole e diritti dove oggi non sono garantiti»

La lotta alla mafia, la vicenda del figlio di Totò Riina a “Porta a Porta”, il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo, le minacce, le liti temerarie e la precarietà  che vivono ogni giorno sulla propria pelle tanti, troppi colleghi: questi alcuni dei temi affrontati nel corso del convegno “Lavoro, libertà  e legalità . Le tre elle dell'informazione”, organizzato da Cgil e RadioArticolo1, a cui hanno partecipato anche il segretario Lorusso, il presidente Giulietti e il presidente della Commissione lavoro autonomo della Fnsi, Mattia Motta.

"Lavoro, libertà e legalità. Le tre elle dell'informazione". La lotta alla mafia vista da diverse prospettive del mondo dell'informazione, da quella istituzionale a quella di frontiera, tra intimidazioni, minacce, liti temerarie e precarietà del lavoro. Sullo sfondo, ma non troppo, il ruolo della Rai servizio pubblico e l'intervista di Bruno Vespa al figlio di Totò Rina nel salotto “troppo accomodante” di Porta a Porta.
Cgil e RadioArticolo1 hanno voluto portare sul palco tutto questo giovedì 7 aprile al teatro dei Dioscuri a Roma. Tra diritto di informare e diritto ad essere informati, Raffaele Lorusso, segretario generale della Federazione nazionale della stampa ha declinato così tema: "Legalità, lavoro e libertà: tre parole che formano una sorta di triangolo equilatero, un triangolo che può esistere solo se ci sono tutti e tre i lati a sostenerlo. Nel mondo dell'informazione in Italia, oggi, una delle libertà che dobbiamo perseguire è la libertà dal bisogno dei colleghi precari che si trovano ad esercitare il diritto di cronaca in periferie difficili".
I lavori, coordinati dal direttore della radio online che fa capo alla Cgil, Altero Frigerio, sono stati aperti da Rosy Bindi e Claudio Fava, presidente e vice della commissione parlamentare Antimafia.
"L'intervista al figlio del boss a ‘Porta a Porta’ è stata una brutta pagina per l'informazione e il giornalismo italiani" ha detto Rosy Bindi, con Fava che sul tema aggiunto come "sia legittimo intervistare boss mafiosi o altri personaggi del genere, ma tutto dipende da come vengono intervistati", citando per esempio l'intervista al rais Saddam Houssein di Peter Arnet, giornalista australiano della Cnn “unico cronista a Baghdad in quel momento, che con le sue domande fece sparire dalla faccia del dittatore il sorriso che aveva mostrato fino a quel momento in tutte le occasioni pubbliche”.
Sul tema, Lorusso ha sottolineato come "la trasmissione riparatrice di ‘Porta a Porta’ dedicata all'antimafia è una toppa che appare peggio del buco creato con l'intervista al figlio del boss. Così così facendo – ha spiegato il segretario Fnsi - si mettono in contraddittorio la mafia e l'antimafia, in una sorta di par condicio che è in palese contrasto anche con la nostra Costituzione e con le regole del buon senso e della convivenza civile”.
Sullo sfondo dell'iniziativa, nel corso della quale sono intervenuti anche esponenti di Articolo21, Libera, Ossigeno per l'informazione e giornalisti che combattono le mafie ogni giorno con il loro lavoro - da Michele Albanese, indicato dalla Giunta Fnsi come delegato ai temi della legalità, a Paolo Borrometi fino alla giornalista Luciana Esposito di “Napoliten” - i temi della precarietà del lavoro e le ripercussioni che l'incertezza lavorativa ha nel mondo dell'informazione. In platea, con Lorusso anche il presidente Fnsi, Giuseppe Giulietti, e il componente della segretaria Mattia Motta, presidente della Commissione nazionale lavoro autonomo della Fnsi.
"Il fenomeno – ha detto Motta – investe il mondo del giornalismo ma è figlio della precarietà generale del Paese, da parte nostra qualcosa è stato fatto in ambito contrattuale: c'è un accordo sul lavoro autonomo che ha messo per la prima volta nero su bianco alcuni diritti come l'assicurazione infortuni pagata dagli editori e un primo accesso al welfare di categoria, ma non è sufficiente a superare il problema che va affrontato in modo globale, cercando di includere nella contrattazione quei colleghi che lavorano nei mille rivoli in cui scorre oggi l'informazione italiana. Dobbiamo portare regole e quindi diritti in tutti quei luoghi dell'informazione in cui oggi non sono garantiti".
Ed è proprio questo uno degli obiettivi della “Carta universale dei diritti del lavoro” che la Cgil sta promuovendo attraverso una proposta di legge di iniziativa popolare che dal 9 aprile sarà possibile sottoscrivere. “Occorre difendere i luoghi di informazione – ha ricordato nelle conclusioni Susanna Camusso, segretaria Cgil – e per farlo occorre partire da un presupposto su cui si basa la proposta di legge che stiamo promuovendo: il lavoro deve portare con sé diritti e tutele a prescindere dalla tipologia contrattuale che viene applicata”.

MULTIMEDIA
L'audio dell'intervento del segretario generale Raffaele Lorusso

@fnsisocial

Articoli correlati