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Fnsi 19 Feb 2004

Bangladesh: Un giornalista arrestato e processato in virtù di una legge d’emergenza

Bangladesh: Un giornalista arrestato e processato in virtù di una legge d’emergenza

Bangladesh: Un giornalista arrestato e processato in virtù di una legge d’emergenza

Abdul Mahbud Mahu, caporedattore del quotidiano locale Ajker Dish Bidesh, è stato arrestato, il 14 febbraio scorso a Cox's Bazar (sud-est del paese). La polizia ha agito senza mandato di arresto e per le pressioni di un dirigente locale del Partito nazionalista del Bangladesh (BNP, al potere), che non ha mai nascosto il suo disappunto per gli articoli critici firmati dal giornalista. Per l’arresto di Abdul Mahbud Mahu, militante del principale partito d’opposizione del paese, è stata applicata una procedura d’urgenza particolarmente severa, detta di "giudizio rapido" (Speedy Trial Act), che permette alla polizia di tenere un indiziato in stato di detenzione fino al verdetto del tribunale. Alcuni giornalisti di Cox's Bazar hanno voluto incontrare personalmente le autorità locali, in particolare il capo della polizia, per chiedere la liberazione del loro collega. Reporter senza frontiere e il "Centro per lo sviluppo, il giornalismo e la comunicazione del Bangladesh" (BCDJC), chiedono alle autorità, e in particolare al ministro degli Interni, di intervenire a favore della liberazione di Abdul Mahbud Mahu. Le due organizzazioni protestano contro l’utilizzo abusivo della procedura d’emergenza nei confronti di un giornalista che ha semplicemente esercitato il suo diritto di informare. Questo arresto avviene in un contesto caratterizzato da violenze e minacce nei confronti dei giornalisti. Dopo l’assassinio di Manik Saha, il corrispondente della BBC World Service ucciso il 15 gennaio scorso, Reporter senza frontiere e il BCDJC hanno accertato 26 nuovi casi di aggressione e di minacce di morte contro i professionisti dell’informazione. Reporter senza frontiere e il BCDJC sono costretti a constatare che il governo e i suoi sostenitori continuano a mettere in pericolo la vita di decine di giornalisti e a minacciare la loro libertà di informare. Le due organizzazioni inoltre esprimono rammarico per la mancanza di reattività delle autorità, che dopo la morte di Manik Saha non sono state in grado di prendere delle misure energiche per fare cessare le violenze contro i giornalisti. Il 16 febbraio scorso, un gruppo armato di estrema sinistra, Purba Bangla Sarbahara, ha inviato una lettera di minacce di morte a sei giornalisti di Gaibandha (nel nord del paese). Questa lettera dava ai giornalisti 30 giorni di tempo per smettere di "cospirare" contro il partito, altrimenti sarebbero stati "uccisi, tra le 15 e le 17 pomeridiane, dai militanti già infiltrati in città". Per essere protetti, i giornalisti sono stati costretti a rivolgersi alla polizia. Il 12 febbraio scorso, nell’Università di Dacca i membri del Jatiyatabadi Chhatra Dal (JCD), la componente studentesca del BNP, hanno picchiato Mokarram Hossain Suvo, corrispondente del quotidiano Prothom Alo. Il giornalista stava discutendo con alcuni colleghi un articolo scritto dal suo caporedattore sul debole controllo esercitato dal BNP sulla JCD. Il 9 febbraio, Masadur Raham, un funzionario del distretto di Bakshiganj (nell’est del paese), ha minacciato di uccidere tre giornalisti della città di Jamalpur che avevano pubblicato vari articoli relativi al suo coinvolgimento in alcuni affaire di corruzione. Iqbal Hasan, corrispondente del quotidiano Janakantha nella città di Natore (nel nord del Bangladesh), è stato aggredito da un commando armato composto da una ventina di membri del BNP mentre si trovava davanti al suo domicilio, il 7 febbraio scorso. Il giornalista, che aveva appena pubblicato un articolo relativo all’incendio delle abitazioni di 16 partigiani della Lega Awami (all’opposizione) per opera di militanti del BNP, si è salvato solo grazie all’intervento dei suoi vicini che hanno costretto alla fuga gli aggressori. 11 giornalisti del Circolo della stampa di Rajshahi (nell’ovest del paese), sono stati minacciati di morte dal Partito comunista Purbo Banglar (PBCP). In una lettera inviata il 6 febbraio scorso, il PBCP rimprovera ai giornalisti di aver contribuito alla diffusione di informazione menzognera nei confronti del partito e di essersi associati alle "classi nemiche". La lettera aggiungeva: "I guerriglieri del nostro partito hanno già ucciso il giornalista Manik Saha e nei prossimi mesi uccideranno anche voi, uno per uno". Il Circolo della stampa è stato messo sotto stretta protezione da parte della polizia. Lo stesso giorno, il cronista indipendente Zahirul Huq Makhan è stato minacciato di morte a Dacca. Mentre era per strada e si accingeva a raggiungere il suo domicilio, è stato arrestato da alcuni uomini che gli hanno intimato di smetterla di scrivere se non voleva "perdere la vita". Sempre il 6 febbraio scorso, M. A. Awal, direttore del settimanale locale Narsinghdir Kagoj, è stato minacciato di morte al telefono mentre si trovava vicino a Dacca. Queste minacce sono successive alla pubblicazione di un articolo relativo alle attività illegali esercitate da un’impresa immobiliare. Il 3 febbraio, Prabir Shikder, corrispondente del quotidiano Janakantha a Faridpur (sud-ovest di Dacca), è sfuggito a un tentativo di aggressione. Seguito da una macchina e da tre moto mentre era per strada, il giornalista è riuscito a seminare i suoi inseguitori mischiandosi alla folla e in seguito è stato soccorso dalla polizia. Al giornalista nel 2001 era stata amputata una gamba in seguito a un precedente agguato legato ai suoi articoli su un influente uomo d’affari. Il fotogiornalista Shahinur Rahman Bimu, del giornale Jugantor, il 24 gennaio scorso, mentre fotografava un immobile costruito illegalmente, è stato picchiato dai militanti del Jatiyatabadi Jubo (vicino al BNP), a Pakulla (nel distretto di Sonatola, nel nord). In quella circostanza, è stato malmenato anche un avvocato che aveva preso le difese del giornalista.

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