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Governo 29 Ago 2009

Berlusconi querela "la Repubblica": "Mi diffama" Natale: "Attacco frontale al ruolo stesso del giornalismo" La replica del direttore di Repubblica Ezio Mauro: "Si vuole insabbiare"

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde alle dieci domande che 'La Repubblica' puntualmente gli propone ogni mattina dal 14 maggio scorso. Ma lo fa per via giudiziaria. Con una querela per diffamazione a carico del quotidiano di Largo Fochetti. Una richiesta di danni per un milione di euro di cui dà notizia lo stesso giornale e che fa indignare e insorgere l'opposizione. 'E' la prima volta nella memoria di un paese libero - scrive il direttore di Repubblica Ezio Mauro in un pezzo dal titolo 'insabbiare' - che un uomo fa causa alle domande che gli vengono rivolte' 

Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, risponde alle dieci domande che 'La Repubblica' puntualmente gli propone ogni mattina dal 14 maggio scorso. Ma lo fa per via giudiziaria. Con una querela per diffamazione a carico del quotidiano di Largo Fochetti. Una richiesta di danni per un milione di euro di cui dà notizia lo stesso giornale e che fa indignare e insorgere l'opposizione. 'E' la prima volta nella memoria di un paese libero - scrive il direttore di Repubblica Ezio Mauro in un pezzo dal titolo 'insabbiare' - che un uomo fa causa alle domande che gli vengono rivolte' 

Adesso "ci denunci tutti", dice il segretario del Partito democratico, Dario Franceschini.
Mentre l'avvocato del premier, Niccolò Ghedini annuncia iniziative giudiziarie anche nei confronti di alcuni giornali stranieri. Dalla maggioranza praticamente nessuna reazione. La citazione in giudizio del direttore di Repubblica, Ezio Mauro, e del gruppo editoriale 'L'Espressò, porta la data del 24 agosto e in calce la firma di Silvio Berlusconi. Due i bersagli degli avvocati del premier: le dieci domande formulate dal giornalista Giuseppe D'Avanzo sulle vicende che hanno investito Berlusconi a partire dal caso Noemi Letizia, e un articolo dal titolo "Berlusconi ormai ricattabile".
"Retoriche e palesemente diffamatorie" vengono definite nella citazione le dieci domande che campeggiano ancora oggi a pagina 3 del quotidiano romano. E "non veritiero" viene considerato l'articolo che il 6 agosto riportava i commenti della stampa estera e in particolare l'ipotesi di una possibile "infiltrazione della mafia russa al vertice dello Stato italiano". "Il danno arrecato al dr. Berlusconi è enorme", concludono i legali del premier. E Ghedini annuncia che iniziative giudiziarie sono già avviate anche contro giornali francesi e spagnoli, e in via di studio anche in Inghilterra. Ma intanto in Italia è polemica. La risposta del quotidiano romano arriva con un editoriale dal titolo 'Insabbiare' a firma del direttore.
"E' la prima volta nella memoria di un paese libero - scrive Ezio Mauro - che un uomo fa causa alle domande che gli vengono rivolte". E 'La Repubblica' raccoglie immediatamente il sostegno e la solidarietà del Partito democratico. Franceschini parla di una "indegna strategia di intimidazione" e più in generale di "un'anomalia democratica". Pier Luigi Bersani, l'altro candidato alla segreteria, parla di iniziativa "inaccettabile e sconsiderata". Di "vergognosa aggressione" parla anche il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi. Mentre dall'Udc, il segretario Lorenzo Cesa definisce la denuncia "un grave errore" e sottolinea: "Chi guida un Paese non può essere allergico alle critiche, anche le più dure". Ma la polemica travalica il mondo politico.
"Apprensione e allarme" vengono manifestate dal vicepresidente dell'Ordine dei giornalisti Enrico Paissan. Mentre il presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, Roberto Natale, parla di un "attacco frontale al ruolo stesso del giornalismo" e dice che è tempo di "una grande iniziativa comune". Così, mentre alla Festa democratica di Genova compare una maglietta con la scritta 'Denunciaci tutti', il segretario del Pd auspica una grande mobilitazione per la libertà di stampa, promossa dalle associazioni e appoggiata dai partiti. Il punto di partenza potrebbe essere un appello dei tre giuristi Franco Cordero, Stefano Rodotà e Gustavo Zagrebelsky, pubblicato oggi da 'Repubblica.it'. In poche ore, migliaia le firme raccolte contro il tentativo di "ridurre al silenzio la libera stampa" e "anestetizzare l'opinione pubblica". (ANSA)

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