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Ordine 08 Giu 2006

Giornalisti "managers" Anche l'Ordine contesta

La decisione di RCS di organizzare un corso manageriale per capi-redattore, nel cui ambito i giornalisti vengono individuati come risorse umane e "non più come colleghi", pur nell'enfasi di un linguaggio di presentazione promozionale dell'iniziativa, non può che suscitare perplessità e dubbi per una finalizzazione che vede, comunque, rovesciati i tradizionali canoni dei rapporti professionali nelle redazioni, come evidenziato dalla presa di posizione del CDR del Corriere della Sera.

La decisione di RCS di organizzare un corso manageriale per capi-redattore, nel cui ambito i giornalisti vengono individuati come risorse umane e "non più come colleghi", pur nell'enfasi di un linguaggio di presentazione promozionale dell'iniziativa, non può che suscitare perplessità e dubbi per una finalizzazione che vede, comunque, rovesciati i tradizionali canoni dei rapporti professionali nelle redazioni, come evidenziato dalla presa di posizione del CDR del Corriere della Sera.

Dalla iniziativa dell'editore traspare l'intento di trasformare una fonte di produzione di un opera di ingegno collettivo quale è la redazione, in un sistema organizzativo funzionale alla costruzione di un prodotto ossequioso di rigide logiche mercantili, con gerarchie decisionali e di formazione del prodotto finale che contrastano con l'etica di una professione che fa dell'autonomia e della ricerca della verità uno dei presidi a fondamento delle libertà della società civile. Tale situazione non può che mettere in allarme sia i colleghi invitati ad intervenire all'iniziativa in qualità di referenti o "docenti" sia i colleghi che, in funzione del ruolo gerarchico rivestito, sono stati chiamati a prendervi parte. Il mancato accoglimento della richiesta di partecipazione di un componente del CDR all'evento, anche per le motivazioni addotte, non può che alimentare i dubbi sull'iniziativa, considerato che le attività formative sono, in un'ottica contrattuale, quanto di maggiormente condivisibile debba esservi soprattutto se la finalità è quella della crescita di una professionalità particolarmente scandita dal rispetto e dalla collaborazione tra colleghi, quale quella del giornalista. Il Consiglio nazionale dell'ordine dei giornalisti sollecita un chiarimento completo della vicenda e dei suoi risvolti deontologici auspicando che da parte dell'editore si assicuri il massimo rispetto della professione giornalistica che si muove su piani differenti da quelli di altre professionalità aziendali.

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