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La locandina della Giornata indetta dall'Onu (Foto: @UNESCO)
Internazionale 02 Nov 2017

Il 2 novembre Giornata Onu per porre fine all'impunità  per i crimini contro i giornalisti, al via la campagna della Ifj

In occasione della ricorrenza indetta dalle Nazioni Unite nel 2013, la Federazione internazionale del giornalisti rilancia la campagna #EndImpunity, che quest'anno durerà  21 giorni, fino 23 novembre, e si concentra su 7 paesi: Messico, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Yemen, Somalia e Ucraina.

In occasione della Giornata delle Nazioni Unite per porre fine all'impunità per i crimini contro gli operatori dei media, che ricorre il 2 novembre, la Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) rilancia la campagna #EndImpunity, che quest’anno durerà 21 giorni, fino  23 novembre.

«La campagna 2017 – spiega la Ifj – si svolge in concomitanza con l'ottava commemorazione del massacro di Maguindanao, nelle Filippine, costato la vita a 32 giornalisti. Chiede il rafforzamento del quadro giuridico internazionale e dei meccanismi nazionali di protezione per garantire una maggiore sicurezza agli operatori dei media e si concentra su 7 paesi: Messico, Pakistan, Afghanistan, Iraq, Yemen, Somalia e Ucraina».

Anche se la Giornata indetta dalle Nazioni Unite nel 2013 per far cessare l'impunità per i crimini commessi nei confronti dei giornalisti ha contribuito a mettere all'ordine del giorno la questione della protezione degli operatori dei media, la Ifj continua ad esprimere preoccupazione per il fatto che non siano ancora state adottate misure concrete per indagare sugli episodi di violenza perpetrati in molti paesi del mondo.

«L'impunità – spiega il presidente Ifj Philippe Leruth – non solo mette in pericolo i giornalisti, ma intacca la democrazia e compromette le speranze di pace e di sviluppo. Esistono garanzie giuridiche di diritto nazionale e internazionale per la protezione dei giornalisti che gli stati sono obbligati ad applicare, ma spesso non vengono rispettate».

Nel corso della riunione sul tema della sicurezza dei giornalisti convocata dall'Unesco e dall'Ufficio dell'Alto Commissario per i diritti dell'uomo il 29 giugno scorso a Ginevra, la Ifj ha avanzato una serie di proposte per rafforzare il quadro giuridico internazionale in materia di sicurezza, tenendo conto non solo dei rischi professionali che corrono i giornalisti e gli operatori dei media, ma anche del valore del giornalismo per la tenuta dello stato di diritto.

La Ifj ha anche promosso programmi di sensibilizzazione per coinvolgere altre parti interessate, come le forze dell'ordine, le procure e i giudici, sul ruolo dell'informazione. E ha sollecitato la creazione di meccanismi di protezione nazionale e internazionale per coloro la cui vita è a rischio a causa delle loro attività professionali.

Come in Messico , uno dei paesi più pericolosi del mondo per i giornalisti, dove la Federazione ha chiesto alle istituzioni dell'Unione europea a sfruttare la loro influenza per assicurare protocolli di protezione nazionale per gli operatori dei media.

«Riteniamo che l'Unione europea abbia un ruolo da svolgere nella partita per il rispetto dei diritti umani fondamentali, inclusa la libertà di stampa. Ecco perché abbiamo invitato l'Ue a lavorare con il sindacato nazionale e la società civile per garantire ai colleghi messicani un adeguato livello di protezione», osserva il segretario generale Ifj Anthony Bellanger.

Secondo le statistiche della Ifj, dall'inizio dell'anno 56 giornalisti hanno perso la vita mentre erano al lavoro e ad oggi solo in un caso su 10 sono in corso delle indagini. Tutte le informazioni sulla campagna sono disponibili sul sito web della Federazione internazionale dei giornalisti.

@fnsisocial

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