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Il pannello fuori dalla sede del Tirreno a Livorno
Minacce 29 Apr 2020

Il Tirreno, il Cdr denuncia minacce a una collaboratrice. Ast: «Serve un intervento esemplare delle autorità »

Il 20 aprile la cronista della redazione di Massa è stata fermata da un agente della polizia municipale che aveva fotografato di fronte al comando locale. «Si è qualificata e ha spiegato di essere lì per un servizio sulle mascherine. È intollerabile che sia stata portata dentro il comando, identificata e minacciata», lamentano i rappresentanti sindacali.

Il presidente Sandro Bennucci e tutti gli organismi dirigenti dell'Associazione Stampa Toscana «non possono nascondere una vera irritazione di fronte all'ennesimo episodio denunciato dal Comitato di redazione de Il Tirreno, questa volta ai danni di una cronista della redazione di Massa, minacciata addirittura dalla polizia municipale della sua città». È quanto denuncia il sindacato regionale che, in una nota, spiega: «La collega, come riporta il Cdr, stava svolgendo il suo lavoro: si è qualificata e ha spiegato di essere davanti al comando della polizia municipale per un servizio sulle mascherine. È intollerabile che sia stata fermata, portata dentro il comando, identificata e, appunto, minacciata».

L'Associazione Stampa Toscana dice «basta all'atteggiamento ostile nei confronti dei giornalisti. Per questo, d'intesa con la Fnsi, si rivolge al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, al prefetto di Massa Carrara, Paolo D'Attilio, e al sindaco di Massa, Francesco Persiani, perché sull'episodio venga fatta chiarezza e si stabiliscano responsabilità che potrebbero configurare perfino l'abuso di potere. È inquietante – conclude l'Assostampa – che non si voglia rispettare il lavoro dei giornalisti. Ancora di più se un comportamento come quello denunciato dal Cdr e dai colleghi de Il Tirreno, ai quali vanno il pieno sostegno e la solidarietà del sindacato, viene tenuto da chi indossa una divisa».

PER APPROFONDIRE
Di seguito il comunicato del Comitato di redazione del Tirreno.

Il 20 aprile una giornalista, collaboratrice del Tirreno di Massa, è stata minacciata da un agente della polizia municipale dopo averlo fotografato di fronte al comando locale per un servizio sulle mascherine. Subito dopo aver scattato due foto a lui e a un collega per un articolo richiesto dalla redazione, la cronista si è identificata spiegando cosa stesse facendo e perché si trovasse lì. Ma è stata fermata e fatta entrare nel comando: le sono stati chiesti i documenti (senza chiederle il tesserino dell'Ordine dei giornalisti) e le sue generalità sono state registrate nonostante avesse chiarito il suo ruolo e il motivo della sua presenza in giro. Circostanza ancora più grave, uno degli agenti l'ha minacciata ripetendole più volte: «Provi a divulgare la fotografia e le faccio vedere». La cronista peraltro si era avvicinata agli agenti proprio per spiegare perché stesse facendo quelle foto.
La notizia è stata subito portata dalla redazione all'attenzione del comandante della polizia municipale e del sindaco. Ci saremmo aspettati una presa di posizione netta e delle scuse verso la collega, aggredita verbalmente e minacciata solo per aver svolto il suo lavoro.
E invece, dopo oltre una settimana, da parte dell'amministrazione è stato proposto semplicemente un incontro chiarificatore in videoconferenza. Ben venga qualunque tipo di incontro, ma esso non può prescindere dalla richiesta di scuse per il comportamento tenuto dal pubblico ufficiale, un atto dovuto ancor più in un momento come questo in cui le aggressioni ai giornalisti si ripetono con sempre più frequenza. In questo senso appare incredibile che esse arrivino da parte di chi dovrebbe essere preposto a difendere i diritti dei cittadini.
Il Comitato di redazione del Tirreno, organismo di rappresentanza sindacale dei giornalisti, nell'esprimere solidarietà e vicinanza alla collega, prova stupore nel constatare la sottovalutazione dell'amministrazione comunale verso un gesto grave come questo.

@fnsisocial

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