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Governo 07 Set 2005

Intercettazioni telefoniche, cambia il testo del provvedimento del Governo: niente carcere per i giornalisti. Bobbio (An): "Non serve la multa per i cronisti". Serventi: "E' positivo che l'Esecutivo faccia marcia indietro, ma restano punti da chiarire"

No al carcere per il cronista che pubblica il contenuto delle intercettazioni. E' questa una delle modifiche che, secondo quanto si e' appreso in ambienti del governo, potrebbe essere introdotta a breve al testo di riforma delle intercettazioni. In piu' riprende quota l'ipotesi di presentare il testo sotto forma di decreto e non di disegno di legge.

No al carcere per il cronista che pubblica il contenuto delle intercettazioni. E' questa una delle modifiche che, secondo quanto si e' appreso in ambienti del governo, potrebbe essere introdotta a breve al testo di riforma delle intercettazioni. In piu' riprende quota l'ipotesi di presentare il testo sotto forma di decreto e non di disegno di legge.

No al carcere per il cronista che pubblica il contenuto delle intercettazioni. E' questa una delle modifiche che, secondo quanto si e' appreso in ambienti del governo, potrebbe essere introdotta a breve al testo di riforma delle intercettazioni. In piu' riprende quota l'ipotesi di presentare il testo sotto forma di decreto e non di disegno di legge. Per il cronista che pubblica il contenuto di colloqui intercettati potrebbe essere prevista cosi' solo una sanzione pecuniaria. Ma non sarebbe questa l'unica novita' che oggi, in una riunione di 'tecnici' della maggioranza, si sarebbe deciso di introdurre al testo. Con ogni probabilita' infatti si lascera' la possibilita' di intercettare conversazioni anche tra non indagati. Eliminando cosi' il limite, previsto nell'ultima stesura del provvedimento, secondo il quale potevano essere 'spiati' solo coloro che erano oggetto di indagine a meno che non risultassero coinvolti in fatti di mafia e terrorismo. Se il testo verra' ritoccato in questo senso, e' stato spiegato in ambienti della Cdl, si potrebbe riprendere in considerazione anche l'ipotesi di presentarlo sottoforma di decreto e non di disegno di legge. Secondo quanto si e' appreso, infatti, cosi' modificato il provvedimento potrebbe risultare piu' gradito anche al Quirinale. (ANSA) "Io sono del parere che non sia accettabile nemmeno la sanzione pecuniaria per i cronisti che, una volta ricevuta una notizia, hanno il diritto dovere di pubblicarla". E' "inaccettabile parificare i giornalisti ai ricettatori", punendoli come si puniscono coloro che comprano merci rubate, in modo da scoraggiare cosi' il mercato. Lo dice il senatore di An Luigi Bobbio, che si prepara a proporre in commissione giustizia al Senato una modifica: il passaggio dal reato doloso a quello colposo per i pubblici ufficiali, che diventerebbero sempre responsabili "per culpa in vigilando" nel momento in cui il contenuto delle intercettazioni venga indebitamente divulgato. (AGI) Il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Paolo Serventi Longhi, ha dichiarato: “Prendo atto della decisione del Governo di modificare il provvedimento relativo alle violazioni del segreto per quanto riguarda le intercettazioni. E’ certamente positivo che l’esecutivo abbia fatto rapidamente marcia indietro rispetto ad una proposta del Premier e di alcuni suoi amici di prevedere il carcere duro per i giornalisti. Purtroppo, più volte negli ultimi anni l’esecutivo oppure pezzi della maggioranza hanno tentato di intimidire l’informazione ma hanno sempre dovuto cambiare linea. Suggerirei per il futuro una maggiore prudenza. Vedremo il testo del nuovo provvedimento, che auspico assuma la forma di un disegno di legge da discutere in Parlamento. Non è chiaro, tra l’altro, il ruolo che si affiderebbe all’ordine dei giornalisti che, secondo indiscrezioni, dovrebbe “disporre” la sospensione cautelare dall’esercizio della professione fino a tre mesi per i giornalisti che violino il segreto. Una sospensione che avverrebbe in seguito ad una informazione da parte del magistrato capo della procura competente. Una simile formula appare giuridicamente inconcepibile considerata l’autonomia dell’ordine prevista dalla legge professionale. Nessuno può obbligare l’Ordine a “disporre” sanzioni che vengono decise dall’organo di autodisciplina della categoria in piena autonomia sulla base della documentazione pervenuta”.

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