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Internazionale 24 Lug 2006

Islam e media, l’incerto destino di Playboy in Indonesia

Il New York Times analizza l’accidentato percorso di Playboy in Indonesia, caratterizzato da sconfitte, improvvisi ritorni al successo e snaturamento della rivista. Il direttore dell’edizione indonesiana, Erwin Arnada, ha dovuto rispondere nei giorni scorsi alle domande della polizia, dopo una formale denuncia per indecenza.

Il New York Times analizza l’accidentato percorso di Playboy in Indonesia, caratterizzato da sconfitte, improvvisi ritorni al successo e snaturamento della rivista. Il direttore dell’edizione indonesiana, Erwin Arnada, ha dovuto rispondere nei giorni scorsi alle domande della polizia, dopo una formale denuncia per indecenza.

Preludio a un processo, l’interrogatorio si è invece risolto con un’apparente tregua tra la rivista e i suoi avversari. Arnada sembra aver vinto la sua battaglia di “modernizzazione” contro i veti della cultura islamica integralista. Ma il rovescio della medaglia c’è, e il prezzo da pagare per la sopravvivenza del magazine in Indonesia è alto. Dapprima stabilitasi negli uffici di Giacarta, la redazione ha dovuto fare armi e bagagli alla volta di Bali a causa di minacciose proteste di piazza e interrogazioni parlamentari. Contro Playboy si è schierato il Fronte di Difesa dell’Islam, offeso per i contenuti di una pubblicazione arrivata nel cuore della sua cultura, anche se con passo felpato. Per evitare possibili problemi, infatti, la rivista era uscita senza foto di nudo e con articoli “soft”. Ma non è bastato per placare i censori. Il secondo e terzo numero del magazine hanno peraltro sancito la vittoria di Arnada: vendite soddisfacenti, sponsor disponibili, entrate pubblicitarie. Ma la rivista non è più se stessa. Le fotografie delle modelle si addicono più a un mensile di cucina che a una pubblicazione erotica; gli articoli affrontano temi di attualità politica e sociale. Dov’è Playboy?, si domandano in molti. Il tutto, mentre Arnada è costretto a rispondere alle domande della polizia e mentre altre riviste - ben più spregiudicate - si affacciano al mercato indonesiano praticamente senza guai. (9Colonne)

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