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Fnsi 10 Gen 2005

Lettera dei giornalisti disoccupati ai presidenti delle Commissioni lavoro di Camera e Senato Senza Bavaglio interviene sull'anomalia dell'accesso alla professione nella nostra categoria

Lettera dei giornalisti disoccupati ai presidenti delle Commissioni lavoro di Camera e SenatoSenza Bavaglio interviene sull'anomalia dell'accesso alla professione nella nostra categoria

Lettera dei giornalisti disoccupati ai presidenti delle Commissioni lavoro di Camera e Senato
Senza Bavaglio interviene sull'anomalia dell'accesso alla professione nella nostra categoria

Al Presidente della Commissione Lavoro S E N A T O Al Presidente della Commissione Lavoro C A M E R A D E P U T A T I Oggetto: crisi occupazionale nel settore giornalistico Onorevoli Presidenti, prendiamo spunto dai dati diffusi nei giorni scorsi dall'Istat, relativi al tasso di disoccupazione in Italia. Stando ai numeri, il tasso di disoccupazione sarebbe sceso al 7,4 per cento, toccando l'indice più basso dal 1992 ad oggi. Se il dato è confortante per il Paese, il Coordinamento Nazionale Giornalisti Disoccupati intende porre all'attenzione delle Commissioni parlamentari Lavoro che nel settore giornalistico i dati sulla disoccupazione non sono in linea con il dato nazionale. Il fenomeno è di difficile quantificazione, in tutta la sua drammaticità, per la mancanza di dati certi relativi al precariato, all'abusivismo e ai fenomeni di sottocupazione. Stando agli ultimi dati della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, nelle liste dei disoccupati sarebbero iscritti 1500 giornalisti, a fronte di circa 11.500 colleghi contrattualizzati a tempo pieno. In questo caso, il tasso di disoccupazione sarebbe almeno 11,5 per cento (quindi superiore di ben 5 punti al dato nazionale). Ma la situazione nel settore giornalistico è di gran lunga peggiore di come appare dai dati statistici, poiché essi non tengono conto di numerosi colleghi giornalisti pubblicisti che svolgono esclusivamente attività giornalistica, sono "disoccupati di fatto" ma non godono dei requisiti per essere iscritti nelle liste dei disoccupati FIEG-FNSI. Inoltre, non sembrano avere prodotto significativi risultati le agevolazioni contributive a favore delle aziende che assumono iscritti nelle liste FIEG-FNSI, come la totale esenzione dei contributi INPGI fino a due anni per chi assume un disoccupato, oppure le norme del Contratto di Lavoro Giornalistico (CCNLG) che prevedono i contratti di sostituzione prioritariamente per i disoccupati. I disoccupati restano tali spesso per anni e neppure riescono a trovare contratti di sostituzione a termine ex art. 3 Cnlg. Tra le cause individuate dal Coordinamento Nazionale Giornalisti Disoccupati: - il ricorso massiccio da parte delle redazioni di lavoratori a costo zero, sotto forma di stage, come previsto dalla legge Treu del 1997; - la sconsiderata immissione nel mercato del lavoro di nuovi professionisti attraverso i canali privilegiati delle scuole e dei corsi universitari di giornalismo (con praticantato riconosciuto dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti) che stanno aumentando indiscriminatamente negli ultimi anni senza tener conto delle reali capacità di assorbimento del mercato del lavoro. Pertanto il Coordinamento Nazionale Giornalisti Disoccupati, dichiarando tutta la sua disponibilità ad ogni forma di collaborazione ivi compresa un'audizione presso gli organismi competenti, vuole porre all'attenzione delle Commissioni parlamentari in indirizzo la drammatica situazione che interessa i giornalisti disoccupati. Ciò allo scopo di produrre in tempi brevi iniziative volte ad arginare l'emergenza. Roma, 22 dicembre 2004 La lettera inviata dal Coordinamento Nazionale Giornalisti Disoccupati ai presidenti di Camera e Senato contiene, a nostro parere,un'osservazione che vale la pena approfondire. E cioè "la sconsiderata immissione nel mercato del lavoro di nuovi professionisti attraverso i canali privilegiati delle scuole e dei corsi universitari di giornalismo (con praticantato riconosciuto dall'Ordine Nazionale dei Giornalisti)che stanno aumentando indiscriminatamente negli ultimi anni senza tener conto delle reali capacità di assorbimento del mercato del lavoro". Non crediamo sia possibile immaginare una limitazione del diritto di studio che sia compatibile con il riassorbimento - da parte del mercato - dei giornalisti attualmente disoccupati o sottoccupati. Prima di ogni cosa, si tratterebbe di una forma di controllo della libertà personale dell'individuo ("io studio ciò che preferisco"), e tanto basta. Ma quello che si può chiedere, insieme al presidente Del Boca (durante la conferenza stampa di fine anno del premier ha auspicato l'istituzione, durante il 2005, del corso di laurea in Giornalismo, dicendo: "Si diventerà giornalisti come si diventa ingegneri") è appunto che il corso di studi e di pratica per diventare giornalisti sia equiparabile a quello sostenuto dagli altri professionisti, per i quali le lezioni teoriche o lo stage non sono la stessa cosa del praticantato, e quindi non portano automaticamente all'esame di Stato. E cioè, un ingegnere, prima di poter lavorare con questa qualifica, si laurea, poi fa pratica, poi dà l'esame. Questo assicura, o dovrebbe assicurare, una formazione adeguata, ma anche una "selezione naturale" tra gli aspiranti professionisti di un qualsiasi mestiere. Così come la "selezione naturale" viene assicurata da un severo esame di Stato. Oggi, chi entra all'Ifg sa che in due anni - solo due anni, solo un corso e uno stage - sarà professionista, e in questo modo sì che si satura il mercato. Senza considerare che, teniamo a ribadire, ci sembra inutile parlare di formazione, visto che attualmente chiunque può prendere un incarico riguardante la comunicazione. Se si sostenesse con forza che informazione e comunicazione sono mestieri che solo il professionista iscritto al nostro Ordine può fare, istituendo meccanismi di tutela non aggirabili, pena - per esempio - sanzioni pecuniarie elevate, molti posti di lavoro verrebbero recuperati per chi è preparato e se lo merita, e avrebbe senso anche pretendere per i giornalisti la migliore formazione possibile. Senza Bavaglio

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