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Rai, Odg e Usigrai in audizione in commissione di Vigilanza
Servizio pubblico 21 Nov 2017

Rai, Fnsi e Usigrai in Vigilanza: «L'azienda intervenga sul tema dei giornalisti non contrattualizzati»

In audizione in Commissione anche il presidente Odg, Carlo Verna, che ha chiesto che si vigili, pure sotto il profilo della corretta applicazione del contratto, sulle funzioni giornalistiche nei programmi delle reti, spesso affidate a non iscritti, tanto da costituire «un Far West su cui accendere i riflettori».

«A noi fa piacere che sia diventata questione di attualità il modo in cui vengono utilizzati i giornalisti in Rai. Lo diciamo da tempo, anche in Vigilanza, ed è sempre calato il silenzio. Avremmo preferito non arrivare ad una testata a un collega per aprire questo tema. Confidiamo che si discuta e si trovi una soluzione». Lo ha detto il segretario dell'Usigrai, Vittorio Di Trapani, in audizione in Commissione di Vigilanza Rai, riferendosi alla testata ricevuta a Ostia dall'inviato di Nemo, Daniele Piervincenzi, che non ha un contratto giornalistico.
«Ci auguriamo – ha spiegato Di Trapani, anche in rappresentanza della Fnsi – che l'azienda intervenga sul tema anche perché il modo in cui i giornalisti lavorano in Rai è uno dei pilastri del rinnovo del contratto integrativo. Siamo contenti della solidarietà arrivata ai colleghi intimiditi, ma dopo la solidarietà servono i fatti. Ci sono atti concreti che il Parlamento può fare, il primo è quello sulle liti temerarie. Ci sono già i provvedimenti in Parlamento, ripescateli».

Di Trapani ha quindi aggiunto che «si può introdurre un'aggravante per i reati commessi contro i giornalisti, perché sono contro l'articolo 21 della Costituzione». E, riferendosi al caso di Bruno Vespa, ha poi osservato: «Riteniamo non accettabile che un giornalista che conduce un programma informativo venga definito artista. Se è un programma di informazione deve essere un giornalista a condurlo. Nel documento che ha rivolto al Cda si evidenziano motivazioni singolari: e cioè che per un suo inquadramento come giornalista si rendeva necessario un contratto giornalistico anche a chi lavora con lui. Avremmo preferito che avesse accettato il tetto agli stipendi, a condizione che si fosse regolarizzata la situazione dei lavoratori che realizzano il programma».

In audizione in commissione di Vigilanza, riunita in vista del parere della bicamerale sul Contratto di servizio 2018-2022 in via di definizione, anche il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Verna. «L'attuale legge di governance della Rai, come del resto la precedente – ha osservato –, non garantisce l'indipendenza e l'imparzialità che vengono ribadite nel Contratto di servizio. Così come fu atto che vulnerò l'autonomia quello con cui nel 2014 furono sottratti 150 milioni all'improvviso al bilancio dell'azienda di servizio pubblico radiotelevisivo, che andrebbero restituiti. In queste condizioni i giornalisti stanno facendo il massimo possibile per garantire il pluralismo».

Il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti ha inoltre chiesto che si vigili, pure sotto il profilo della corretta applicazione contrattuale, «sulle funzioni giornalistiche, spesso affidate – ha detto – a non iscritti, e dunque non sottoposti a regole deontologiche, nei programmi di servizio, culturali e di intrattenimento delle reti, tanto da costituire un mondo da Far West su cui vanno accesi i riflettori degli organismi di vigilanza», ed ha assicurato che l'Ordine – che ha dovuto ratificare numerosi praticantati d'ufficio – è intenzionato a fare la sua parte di intesa con Fnsi e Usigrai.

Verna ha poi evidenziato come anche il presidente di Confindustria, Boccia, nel corso di una trasmissione televisiva abbia rilevato che «occorre rendere la Rai autonoma dalla politica nell'interesse del Paese» e, infine, ha fatto riferimento – sottoscrivendolo idealmente – al documento unitario che sul Contratto di servizio è stato predisposto oltre che dall'Usigrai, dai sindacati Adrai, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Snater e Libersind.

Documento letto nel corso dell'audizione e nel quale i sindacati lamentano l’assenza di risorse certe, «men che meno di medio lungo termine. Salvo un blando riferimento a garanzie per i 3 anni del piano industriale». Nonostante «l’ottima operazione di lotta all’evasione» rappresentata dal canone in bolletta elettrica, prosegue il documento dei sindacati, nel 2017 «la Rai incasserà una cifra inferiore a quella che ha incassato nel 2013. Siamo consapevoli che questo nodo non andava sciolto nel Contratto, ma allora perché non approvare prima la norma che deve assicurare risorse certe e di lungo periodo?», si legge.

Tra i punti toccati nel documento anche quello sulle scadenze previste per piano industriale e editoriale, in merito ai quali «restano per noi grandi incognite, rispetto a scelte che possono determinare il ridimensionamento o il rilancio della Rai servizio pubblico», concludono le sigle sindacali.

@fnsisocial

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